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REPORT SETTIMANALE SUI MERCATI FINANZIARI

E dopo la battuta d’arresto la brusca frenata!!! Nell’ottava appena conclusa abbiamo assistito ad una doccia gelida per i mercati mondiali complice i dati preoccupanti provenienti dal fronte macro Usa che di riflesso hanno interessato il resto delle piazze. Il pessimo dato proviene dall’ occupazione americana dove in settembre sono andati persi 263 mila impieghi contro una previsione di 175 mila. Secondo il mio punto di vista questa frenata è pure legata alla prossima stagione delle trimestrali che non si rivelerà superiore alle attese degli analisti. A livello europeo la piazza peggiore è stata Parigi con il CAC40 che è arretrato del 2,39%, seguita dall’ indice tedesco, il DAX30 che ha registrato un ribasso del 2,03% cosi come l’ indice inglese, il FTSE100 in ribasso del 1,84%.

A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro solo il settore assicurativo, complice le promozioni provenienti dalle case d’ investimento  mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore delle risorse di base (-4,94%), seguito dal settore bancario (-3,20%), ed infine dal settore hi – tech (-3,17%). Fra i principali titoli protagonisti assoluti Aviva (+10,26%), Pirelli RE (+3,83%), Infinenon (+3,57%) ed  Axa (+2,92%) mentre in lettera segnaliamo Rbs (-10,12%), Commerzbank (-8,18%) e Peugeot (-6,45%).

Piazza Affari chiude la settimana con un ribasso dello Ftse/Mib (-1,95%), secondo consecutivo e tutto ciò non accadeva dallo scorso giugno; dopo il rally estivo è pur logico e fisiologico che si tiri un po il fiato.  Fra i titoli maggiori dobbiamo segnalare in denaro Finmeccanica (+3,59% volumi superiori alla media e rumors di entrate importanti nell’azionariato hanno portato il titolo sugli scudi), Exor (+3,51% grazie all’ entrata nel listino principale e complice il grande balzo di Fiat sua controllata hanno messo le ali, ma non escludo che nella settimana che verrà il titolo sia interessato ad uno storno consistente) e Fiat (+3,38% tutto dovuto alla promozione di Morgan Stanley che ha portato il tp della società da 8 a 16 euro. Io concordo con questa valutazione, anche se tuttò dipenderà da come si evolverà la situazione per il settore automobilistico) mentre in lettera, invece, troviamo Telecom (-6,99% intera settimana all’insegna del rosso ed importante sarà la tenuta del supporto ad 1,10 euro), Lottomatica (-5,14% l’ennesimo ribasso porta la società dei giochi ad essere il fanalino di coda tra i titoli del Ftse anche se nella settimana si è sentito parlare di riassetti importanti nel gruppo di controllo) e Bulgari (-4,68% dopo il rally partito nel mese di luglio uno storno è più che fisiologico).

L’equity-market americano ha finito per tirare il fiato dopo la lunga corsa che lo aveva caratterizzato. In gioco c’è tanto: le trimestrali del Q3 2009. Dopo il rally è apparsa una piccola ondata di profit-taking, al fine di tornare ad assumere un approccio mentale più attendistico per valutare lo spessore reddituale della corporate americana e le sue potenzialità di crescita. L’S&P500 ha arretrato da 1.068 a 1.025 punti, con la volatilità ritornata a salire. Tecnicamente La partita sull’equity-market si è negli ultimi tempi girata a favore dei “bulls”, grazie sicuramente ad un environment di tassi molto depressi. I titoli finanziari per i quali si era espressa una certa predilezione hanno di fatto chiuso il gap di performance che li vedeva indietro quantomeno per questo 2009 nei confronti dell’S&P500. Per ora su quest’arena quantomeno si è cancellata molta dell’underperformance che emergeva dai fatti. Tuttavia da qui in poi per alimentare il rally servono numeri concreti che non si esclude le trimestrali del Q3 2009 possano offrire. Non tutte le merchant-banks di grido a Wall Street potrebbero pubblicare bene, ma sono in diverse quelle da cui gli analisti si attendono una crescita di utili e fatturati anche consistente. La linea di trend dell’equity –market americana, finora rialzista, rischia dunque di lateralizzarsi. Saranno necessarie trimestrali all’altezza per consentire all’indice di consolidare i livelli grafici conquistati finora. Il valzer delle trimestrali inizierà con la consueta pubblicazione di Alcoa in agenda il 7 ottobre, per entrare nel vivo di fatto a metà mese.

Ennesima settimana all’ insegna della lettera per il Nikkei225 (-5,20%) che ha bucato  il doppio supporto posto rispettivamente prima a 10000 punti e poi a 9800 punti ed ora si avvia pericolosamente verso i 9500 (9731,87). A spingere al ribasso il listino giapponese è la corsa che non sembra arrestarsi della moneta giapponese che penalizza in modo particolare l’export.
Il miglioramento delle stime di crescita da parte del FMI del PIL mondiale nel 2010 a +3,1% rispetto al +2,5% previsto a luglio e alcuni dati macroeconomici legati soprattutto al mondo dell’industria rivelatisi migliori delle attese e al tempo stesso superiori a quelli del mese precedente hanno permesso al mercato delle materie prime di archiviare l’ottava in territorio positivo. I best-performers della settimana sono stati nell’ordine il gas naturale (+18,39%), lo zucchero (+7,46%), la benzina (+7,43%), il gasolio per riscaldamento (+7,14%) e il petrolio (+5,95%). Le vendite hanno interessato in modo particolare il rame, il cotone, il cacao, i bovini vivi e la soia. Per quanto riguarda il comparto dei metalli preziosi, il primo contratto future sull’oro al Comex ha archiviato la settimana poco sopra la soglia dei mille dollari, a 1.003,20 $ l’oncia troy, in rialzo dell’ 1,30%, pari a circa tredici dollari. Da inizio anno l’oro si è apprezzato di oltre il 13% avendo sfruttato al meglio la debolezza del biglietto verde. E’ assai probabile però che, proprio a causa di questo suo rally rialzista, le importazioni dell’India, il maggiore paese compratore di oro al mondo, abbiano registrato una frenata anche nel mese di settembre. Se così fosse, si tratterebbe del quinto calo consecutivo su base mensile. Nel mese di agosto le importazioni d’oro sono state pari a 21,8 tonnellate contro le 98,0 dello stesso mese del precedente anno.

Durante l’ottava se sul fronte del dollaro e della sterlina non sia poi alla fine accaduto molto, a muoversi è stato lo yen, che ha tentato il rafforzamento.  L’euro-dollaro , che aveva iniziato l’ottava ondeggiando attorno all’area di 1,4650, è si anti-ciclicamente scivolato verso il basso, ma poco, spingendosi intra-week fino a 1,4503. La poco importante media -mobile a 20-giorni a 1,4643 è stata confermata in rottura ed ora tecnicamente il punto da guardare è quello dinamico a 1,4409, dove passa la media -mobile a 50-giorni. A prescindere dall’analisi tecnica, Bernanke ha fatto capire che al momento nello short-term non ci sarebbero rischi nell’immediato per il dollaro. Il pericolo che il dollaro possa svalutarsi strutturalmente da questi livelli in poi dunque esiste ma per Bernanke al momento non vi sono particolari allarmismi.
Il rally dell’euro -dollaro è culminato con un nuovo top 2009 a 1,4844, ritornando poi indietro e consentendo all’RSI a 14-giorni di scaricarsi al 55%. Il trend resta all’insegna di una bias laterale – rialzista per l’euro-dollaro, sebbene lo stop del rally del prezzo dell’oro dia minor nervosismo ai dollaristi. In chiave strategica sarebbe prematuro attendersi un rafforzamento della divisa americana ma in chiave tattica qualcuno potrebbe più che sperarci. In materia di sterlina non è successo alla fine molto. L’euro-gbp ha chiuso l’ottava a 0,9160, arretrando dopo lo spike disegnato a 0,9301. Il minimo intra -week è stato disegnato a 0,9077 che diventa il primo punto di riferimento sul downside, superato il quale si guarderebbe alla media – mobile a 200-giorni a 0,8884. Sull’upside il superamento dell’area passante a 0,9180-0,9200 rappresenterebbe il primo alert per un ulteriore rialzo.

L’euro -yen è caduto da circa 134,00, fino a ridosso della media -mobile a 200-giorni passante a 129,59, per poi recuperare a 131,50. Una violazione di suddetta zona grafica confermata da una chiusura settimanale potrebbe innescare i presupposti tecnici per una discesa del cambio. Fino ad allora i graficisti potrebbero continuare a sposare una lateralità rialzista del cross.

Il contratto-future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 121,80, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 121,25 – 122,97 (livello massimo dell’ultimo mese) per poi archiviare l’ottava a 122,67 punti, in rialzo di oltre una figura. Dal punto di vista grafico le quotazioni hanno recuperato sia la media mobile a 50-giorni (121,65 punti) che quella a 200-giorni (122,28 punti). La settimana è stata caratterizzata dalla risalita del prezzo del petrolio in area 70 dollari al barile e dal recupero di oltre una figura del biglietto verde nei confronti dell’euro Lo spread BTP/BUND si è allargato di 24 punti base passando da 74 a 93 dopo che gli addetti ai lavori hanno preso atto della notevole differenza esistente nel ratio DEBITO/PIL tra le due aree per il 2010 (120,1% per l’Italia e 84,5% per la Germania). La settimana è scivolata via nel segno di un allargamento (+32 punti base) dello spread sul CROSSOVER europeo a 5-anni in area 609 punti base e dell’inversione del trend finora ribassista del tasso EURIBOR a 3-mesi, attestatosi in area 0,752%. E’ stata proprio la tendenza ribassista di quest’ultimo parametro monetario a dirottare negli ultimi mesi gli acquisti sul mercato obbligazionario più che la rassegna macroeconomica che, sviluppandosi ancora nel segno della recessione e della deflazione, ha continuato a rappresentare un più che valido alleato per il mercato dei bond.

Nuova operazione di finanziamento a un anno della BCE che ha prestato denaro alle banche per un totale di 75 Bln €, dopo i 440 Bln € di giugno scorso, al tasso fisso dell’1,0%. Così facendo, finanziandosi a tassi d’interesse così bassi, banche e investitori possono quindi acquistare qualunque titolo di Stato a media scadenza guadagnando automaticamente: si indebitano a tassi bassi e investono sui titoli che hanno tassi più elevati. Questo è il famoso “carry trade” che spiega il perché nonostante i rendimenti siano ai limiti dell’anoressia gli investitori continuano a strapparsi i titoli di mano.
Durante la settimana i titoli di stato americani hanno ben performato, rafforzandosi per via di alcuni dati macro al di sotto delle stime e soprattutto in virtù di un labor-market che negli USA stenta a dare segnali chiari quantomeno di stabilizzazione. I tassi d’interesse sono caduti su tutti i fronti, con la curva dei rendimenti in shifting verso il basso. La discesa dei tassi Libor a livelli molto depressi per via di una politica monetaria di tipo zero-interest condiziona i rendimenti a breve-termine della curva. Sulla parte a lungo-termine la Federal Reserve si accinge a terminare l’espansione di base-monetaria, con il mercato che tra non molto risulterà in fluttuazione libera e non più pilotata. Affinché la FED inizi ad alzare i tassi d’interesse ufficiali sarebbe necessaria una “re-flazione” dell’economia e dell’housing-market ed un ritorno alla crescita del mercato del lavoro. Si tratta di dinamiche possibili ma ancora un po’ anacronistiche. Secondo un’opinione media del mercato è pensabile che la FED inizi eventualmente ad alzare i tassi non prima del Q2 2010. Da questo punto di vista sarebbe logico immaginare che il fixed-income americano possa continuare a risultare nel complesso solido, fino a data da destinarsi e se le condizioni micro-macro lo consentiranno.

Per suggerimenti e chiarimenti potete scrivere a  [email protected]

 

05/10/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno