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Report settimanale sui mercati finanziari

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Stand by in attesa delle trimestrali ma il timore sembra tornare. Nell’ottava appena conclusa i mercati mondiali hanno continuato a percorrere la strada del ribasso, complice il dato negativo sulla disoccupazione pubblicato giovedi dal mercato Usa. Non vi sono dubbi che i mercati hanno perso in slancio e che e’ tornato a serpeggiare il nervosismo. Se fino a poche settimane fa sembrava infatti plausibile sperare in una timida ripresa gia’ nella seconda meta’ di quest’anno, ora l’orizzonte temporale sembra essersi spostato ulteriormente in la’. Lo ha ammesso giovedi il governatore della Bce, Jean Claude Trichet, che ha parlato di ripresa nel 2010 mentre fino al mese scorso parlava del secondo semestre 2009 e lo ha dimostrato in maniera ancora piu’ schiacciante il nuovo balzo della disoccupazione negli Stati Uniti. La perdita di 467.000 impieghi annunciata ieri dal governo americano, 100.000 in piu’ delle attese, e il balzo del tasso di disoccupazione al 9,5%, il massimo dal 1983, lasciano infatti poche speranze di una rapida inversione di tendenza. La stessa Casa Bianca ha ammesso ieri che la disoccupazione e’ destinata a salire ancora e a superare la soglia psicologica del 10% nel corso dei prossimi due-tre mesi e che la ripresa sara’ lenta e graduale. Non solo: dall’inizio ufficiale della recessione nel dicembre 2007 sono gia’ stati persi 6,5 milioni di posti di lavoro ma l’emorragia e’ destinata a proseguire oltre con un impatto facilmente prevedibile sulle spese per i consumi. Ora non ci resta che sperare in una positiva stagione delle trimestrali che come al solito sarà inaugurata in settimana da Alcoa. Ritornando nel nostro continente, a livello europeo la piazza peggiore è stata Francoforte con il DAX30 che è arretrato del 1,43%, seguita dall’ indice francese, il CAC40 che ha accusato un calo del 0,33% cosi come l’ indice inglese il FTSE100 in calo di un frazionale 0,11%. A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore bancario (+1,19% quasi tutto il rimbalzo è dovuto all’ approvazione da parte della Bundestag tedesca di una bad bank dove far confluire gli asset tossici ), seguito dal settore alimentare (+1,07%) ed infine il settore energetico (+0,45%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore  delle risorse di base (-4,55% per il ritorno del timore legato ad una celere ripresa economica) seguito dal settore automobilistico (-2,91%) ed infine da quello delle utilities (-2,04%). Fra i principali titoli protagonisti assoluti Commerzbank (+13,09% per la creazione della bad bank da parte del governo tedesco dove far confluire gli asset tossici),  Barclays (+10,59%) e Sanofi Aventis (+4,81% dopo il crollo della scorsa settimana il titolo ha recuperato terreno) mentre in lettera segnaliamo il titolo inglese Yell (-22,22%), Alcatel Lucent (-8,13%) e Man Group (-7,24%).
Piazza Affari chiude la settimana con un rialzo frazionale dello Ftse/Mib (+0,59%), dove possiamo dire che la settimana era cominciata con i botti mentre si è conclusa con un nulla di fatto complice il timore legato al comparto bancario. Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza Banco Popolare (+7,20% complice la notizia di allungare i tempi (dal 9 al 15 Luglio) per quanto riguarda l’ Opa su Italease. In un primo momento la notizia era stata interpretata in maniera negativa dal mercato ma poi il giorno successivo il popolo finanziario si è ricreduto ed il titolo ha guadagnato il doppio di quello che aveva lasciato sul parterre il giorno precedente), Prysmian (+6,84% complice la notizia di inizio settimana dell’apertura di negoziati con l’olandese Draka per un’offerta carta contro carta) ed infine Cir (+4,89% trascinata al rialzo da un report positivo da parte di Equita Sim ma soprattutto dal fatto di essere presente nel listino principale). In rosso, invece, questa settimana, Lottomatica (-7,00% rovinata dalla notizia riguardante il Gratta&Vinci in quanto il nostro governo è orientato ad aprire una gara per tale concessione e quindi non disposto ad offrire alla stessa una proroga automatica), Tenaris (-3,71% con la discesa del petrolio verso i 65$ al barile anche il titolo sembra ritornare verso i 9 euro) ed Ubi Banca (-2,86% il titolo continua a perdere valore e tale cedimento ora comincia ad essere preoccupante).
Chiusura settimanale di borsa anticipata di un giorno per la Borsa americana per la festività nazionale dell’ Indipendence Day. Il Dow Jones ha archiviato gli scambi a quota 8.280,74 punti, in calo dell’ 1,9%, l’indice Nasdaq100 ha accusato una flessione del 2,3% fermandosi in area 1.446,28 punti mentre l’ S&P’500 ha finito per lasciare sul campo il 2,4% archiviando l’ottava sotto la soglia dei 900 punti, a quota 896 punti. Il ripiegamento dei corsi azionari è stato accompagnato da una risalita della volatilità con il VIX riportatosi in area 28,0 punti, sui livelli di quindici giorni addietro. A fare peggio dell’indice S&P’500 sono stati il comparto petrolifero sulla scia del ripiegamento del prezzo del dollaro sotto i 67 dollari al barile, i finanziari, gli industriali, i materiali di base e i consumer discretionals. Il settore dei consumer staples, in calo dello 0,28%, ha mostrato una certa tenuta rivelandosi il best-performer della settimana. Il peggioramento del mercato del lavoro con il tasso di disoccupazione salito nel mese di giugno al 9,5%, sui massimi degli ultimi ventisei anni, ha portato nuove nubi all’orizzonte circa la possibilità di una rapida ripresa dell’economia globale.
Settimana all’ insegna della lettera per il Nikkei225 (-0,62%) che staziona sotto la soglia dei 10000punti (9816,07) e sembra di non volerne sapere di rompere di nuova la resistenza posto in prossimità dei 10000 punti (precisamente 10050). A spingere al ribasso il listino giapponese la forza del yen e il ritorno dei timori legati all’economia.
La correlazione diretta con il mercato azionario (85%) e inversa con il biglietto verde (95%) è ritornata a farsi sentire sul mercato delle materie prime. Il CRB INDEX ha difatti replicato la debolezza delle Borse e il contestuale rafforzamento seppur contenuto del DOLLAR INDEX sul mercato valutario registrando un calo del 2,17% per una quotazione finale di 245,86 punti, poco sotto la media mobile a 50-giorni (246,05 punti) e poco sopra a quella a 200- giorni (243,15 punti). I protagonisti in assoluto della settimana sono stati in ordine di performance lo zucchero, il cotone, i suini da macello, il nickel e il succo d’arancio. In calo metalli preziosi, materie prime agricole, petrolio e suoi derivati. Il contratto-future sul petrolio WTI con consegna agosto 2009 al Nymex di NY si è mosso nell’intervallo di prezzo 66,26 $ – 73,38 $ (livello massimo dal lontano 21 ottobre 2008) per poi registrare una chiusura a 66,73 dollari al barile, in calo di circa 2,5 dollari. Da inizio anno il petrolio si è apprezzato del 46% avendo avuto una media prezzo superiore ai 50 $ al barile. Anno su anno la flessione è pari al 55%. Dal livello massimo storico (147,27 $) il prezzo è distante il 126%, dal minimo delle ultime 52 settimane (32,40 $) il 50%. Per quanto concerne il comparto dei metalli preziosi, il primo contratto-future sull’oro al Comex ha registrato una chiusura in area 931,00 $ l’oncia, in calo dell’ 1,03% su base settimanale, cosi come gli altri che hanno accusato perdite tra il 5% (argento) e il 2% (platino).

Durante l’ottava  si pensava che il mercato valutario potesse essere condizionato in gran parte dai numerosi dati macroeconomici in agenda nelle diverse aree geografiche, con gli appuntamenti chiave concentrati nella seduta di giovedì, vedi il dato dei non-farm payrolls negli Stati Uniti del mese di giugno e la riunione di politica monetaria della BCE. Ma verso la metà della settimana è piombata sui mercati finanziari la notizia dell’ approvazione da parte del board del Fondo Monetario Internazionale della prima emissione obbligazionaria della sua storia. L’euro-dollaro dopo aver avviato le contrattazioni in area 1,4053 ha finito per oscillare nell’intervallo di 1,3929 – 1,4201 per poi registrare una chiusura a 1,3980 (poco sotto la media mobile a 20-giorni), in flessione di circa una figura. Dal punto di vista grafico il cambio continua a essere incanalato in un’ ampia trading-range area delimitata nella parte alta dalla soglia di 1,4400 e nella parte bassa dall’area di 1,3500. Sull’ upside una prima area di test potrebbe essere il massimo dell’ ultimo mese a 1,4338 registrato in data 3 giugno mentre sul downside il primo supporto s’identifica nella media mobile a 50-giorni (1,3820). Quanto invece all’euro -yen la chiusura settimanale è stata in area 134,26, in rialzo di mezza figura. Anche in questo caso il cambio si trova in un canale rialzista formatosi nel corso del 2009 delimitato nella parte alta dall’area 140,00-141,00 e nella parte bassa dalla soglia 133,00-134,00 ma ancor prima dalla media mobile a 50-giorni (133,52). A indebolire lo yen è stata la deludente rassegna macro del Paese del Sol Levante con il tasso di disoccupazione salito ai massimi degli ultimi cinque anni e con il TANKAN delle grandi imprese manifatturiere nipponiche che pur segnando nel Q2 ‘09 un miglioramento rispetto al Q1 ’09 per la prima volta su base sequenziale dopo due anni e mezzo (da -58,0 punti a -48,0 punti vs estimate -43,0 punti) continua a viaggiare in territorio negativo. Settimana rialzista anche per l’euro – sterlina (0,85599) anche se le medie mobili più rappresentative sono ancora lontane dall’essere testate. Sulla divisa anglosassone ha finito per pesare la revisione finale in peggio del PIL del Q1 ’09 e il fatto che sembrerebbero assai probabili operazioni di cessione da parte delle banche RBS e Lloyds, già supportate dal governo britannico con 1.260 miliardi di sterline. La ristrutturazione di questi due istituti deve seguire difatti l’aiuto, non possono contare su un sostegno perenne del governo anche perché somme di denaro a disposizione per un secondo salvataggio non risultano esserci .

Nella riunione di politica monetaria tenutasi lo scorso giovedì 2 luglio la BCE ha lasciato invariato il costo del denaro all’ 1%. Considerando le ultime previsioni di crescita del PIL 2009-10 formulate anche dal FMI e dalla World Bank la sensazione è che i tassi anche se non nell’immediato possano ulteriormente scivolare verso il basso. Diversi economisti sono dell’idea che i tassi d’interesse resteranno ancorati alla soglia dell’1% per ancora altro tempo, fino semmai alla seconda metà del 2010, quando dovrebbe riaffacciarsi finalmente la ripresa. Questo attualmente renderebbe non eccessivamente pericolosa la detenzione di carta a 2-anni. Il contratto -future sul BUND ha archiviato la settimana a quota 121,57 punti, in rialzo di oltre mezza figura, dopo essersi spinto intra -week fino a un massimo di 121,74 punti, una cosa che non accadeva dal 15 maggio scorso, in un contesto in cui l’avversione al rischio ha finito per risalire la china. La curva dei rendimenti sia in Germania che in Italia ha finito per registrare un movimento di shifting verso il basso. Il rendimento del decennale tedesco si è attestato al 3,34% (- 3 bps), quello italiano al 4,39% (-4 bps). Così facendo il differenziale si è attestato a quota 105 punti base. Il mercato obbligazionario ha trovato finora nella recessione mondiale e nella deflazione un valido alleato nel suo percorso rialzista e negli aiuti dei Governi, nell’ allargamento della base monetaria da parte delle banche centrali (con il conseguente timore di un ritorno all’inflazione nel medio – lungo termine) e nel robusto appesantimento dei conti pubblici i principali elementi di disturbo.
Negli Stati Uniti la curva dei rendimenti ha finito per proseguire nel suo movimento di steepening in essere in misura robusta da inizio anno. Il rendimento del 2-anni è sceso nuovamente sotto la soglia dell’1% a 0,99% (-11 bps), il 5-anni si è attestato al 2,43% (-10 bps), il 10-anni al 3,50% (+2 bps), il trentennale al 4,32% (+3 bps). Un’inclinazione quella della curva statunitense che è lo specchio riflesso dell’attuale stato di crisi economico-finanziaria e di tutti i vari tentativi effettuati dal Governo e dalla Fed nel cercare di ridare slancio al processo economico e della politica monetaria espansiva. I tassi reali sulla parte a lungo della curva sono ricchi relativamente, come mai accaduto nel recente passato, superando anche il valore del 5%. Tuttavia le sorti del mercato dei tassi negli USA sono legate peraltro all’evoluzione del prezzo del petrolio al Nymex in salita da inizio anno del 46% che disturba non poco i detentori di questa carta. E’ vero anche però che le tendenze inflazionistiche per ora negli USA sembrano controllabili, stando alle parole spese dalla Fed. Il quadro resta più attrattivo sui temi a lungo termine, ma non si possono fare stime su eventuali annunci improvvisi da parte delle case di rating che remerebbero contro i titoli di stato americani. Trattasi comunque di un mercato in cui gli investitori appaiono ancora molto disorientati in mancanza di segnali chiari sull’evoluzione della crisi economica mondiale.

                         MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea sarà una sette giorni scarna di dati dove dobbiamo segnalare solo Martedì 7 la pubblicazione in Germania degli ordini all’ industria m/m, poi Mercoledì 8 sempre in Germania la pubblicazione della produzione industriale m/m ed infine Giovedì 9 la pubblicazione dell’ IPCA m/m (dato finale).
Spostandoci Oltreoceano si iniziera’ lunedi’ con l’Ism del settore servizi relativo a giugno mentre martedi’ sara’ il turno dei flussi finanziari sempre relativo a giugno. Si tratta di un dato che ha assunto un’importanza cruciale per valutare quale sia a tutt’oggi l’appetito mondiale per gli asset denominati in dollari. Mercoledi’ la Mortgage Bankers Association rendera’ noto il consueto dato sulle richieste di mutui e questa statistica sara’ seguita con estremo interesse dopo che questa settimana i rifinanziamenti sono crollati del 30%. Sempre mercoledi’ sara’ reso noto il credito al consumo di maggio mentre giovedi’ sara’ il turno delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione e del commercio all’ingrosso, relativo a maggio. Venerdi’ infine verranno resi noti i dati relativi ai prezzi alle importazioni e alla fiducia dei consumatori di giugno e il deficit della bilancia commerciale di maggio. Sul fronte corporate, Alcoa come tradizione sara’ la prima blue chip a riportare mercoledi’ i risultati del secondo trimestre: gli analisti prevedono il terzo passivo consecutivo di bilancio e un calo drastico, fino a quasi il 50%, del fatturato.
Saranno sotto i riflettori anche i dati di vendita delle grandi catene di vendita al dettaglio: si prevede un calo in giugno del 4,5% su base annua contro un aumento un anno fa dell’1,9%. Va tuttavia tenuto in considerazione che il dato apparira’ peggiore su base annuale anche perche’ all’indice non partecipa piu’ Wal-Mart che ha cessato di fornire aggiornamenti su base mensile. Wall Street e le altre piazze mondiali seguiranno infine i lavori del G8 dell’Aquila. Non sono attesi grandi annunci sul fronte macroeconomico ma si spera in un messaggio di ottimismo e in una dimostrazione di coesione fra i leader delle principali economie del mondo in un momento in cui la crisi appare ancora ben lontana dall’essere giunta al capolinea.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico non dobbiamo segnalare appuntamenti degni di nota.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

 

06/07/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno