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Report settimanale sui mercati finanziari

La festa è ricominciata ma presto potrebbe interrompersi per un po’ ?. I mercati finanziari internazionali hanno ripreso a “pedalare” dopo la battuta d’arresto della scorsa settimana, complice l’ eccesso di ottimismo sulla ripresa economica, l’ ennesima chiusura positiva mensile per le borse mondiali ed infine per i dati macroeconomici confortanti provenienti dagli USA che mettono oramai in chiaro definitivamente che il peggio è alle spalle. Passando al quadro analitico, posso segnalare, questa settimana a livello europeo la piazza migliore è stata Parigi con il CAC40 che ha fatto segnare una performance positiva del 1.54%, seguita dall’ indice inglese, il FTSE100 (+1.21%) ed infine dall’ indice tedesco il DAX30,  che ha terminato le contrattazione con un +0.45%. In questa ottava dobbiamo segnalare in denaro il settore delle risorse di base (+4.88% dopo aver ritracciato la scorsa settimana), il settore energetico (+2.35%) e il settore tecnologico (+2.34%) mentre in lettera segnaliamo il settore delle costruzioni (-2.66%), il settore alimentare (-2.13%) ed infine quello industriale (-1.46%). Tra i singoli titoli segnaliamo le ottime performance dell’ inglese  Anglo American (+9.35%), della casa automobilistica francese Peugeot (+8.35%) ed infine la tedesca Munich RE (+5.49%) mentre in lettera segnaliamo le deludenti prestazioni dell’ inglese Wolseley (-14.86%) della compagnia elettrica francese Suez (-11.86% per una riduzione di target price) e di Danone (-10.22% per i problemi legati all’aumento di capitale a sconto).

 

L’indice S&PMIB saluta e se ne va, al suo posto il gemello FTSE MIB. Dopo la fusione/acquisizione di Borsa Italiana da parte del London Stock Exchange, era consequenziale anche questo passaggio.  L’indice principale prenderà il nome di FTSE MIB, sarà composto sempre da 40 titoli e calcolato con le stesse caratteristiche dell’attuale S&PMIB, insomma un clone (per ulteriori dettagli ti rimando all’ articolo pubblicato su www.professionefinanza.com). L’altra vicenda che ha polarizzato l’attenzione nella settimana appena trascorsa è stata la “telenovela brasiliana” Opel. Diciamo subito che la vicenda ha coperto di ridicolo l’intero gruppo dirigente tedesco, incapace di gestire la situazione. Abbiamo avuto occasione più volte di criticare anche aspramente la Merkel (se fosse dotate di ruote la Signora sarebbe il migliore spot per la Fiat Multipla)  qualcuno ci ha anche rimproverato una eccessiva severità nei confronti della prima donna ad assumere la carica di Cancelliere in Germania, ma noi valutiamo i fatti, ed i fatti dicono che ogniqualvolta è stata chiamata a decidere dapprima si è sempre dimostrata insicura e titubante, poi ha optato puntualmente per la decisione sbagliata. Insomma: una inetta!
Arriviamo così al nostro indice principale, uno dei pochi ad aver avuto un bilancio settimanale negativo (-0.61%), interamente dovuto ad un’ultima giornata di contrattazione decisamente in ribasso. A pesare soprattutto i cali di Enel, penalizzato per le modalità dell’aumento di capitale (13 nuove azioni ogni 25 possedute al prezzo di 2,48 euro) che non sono piaciute al mercato, e di Fiat per gli sviluppi dell’affare Opel.
Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza Bulgari (+4.75% peccato per le ultime due giornate, la settimana era partita a razzo, poi giovedì un – 0,5% e soprattutto venerdì – 2,59% hanno ridimensionato il guadagno. Vogliamo però rimarcare che, pur avendo segnato un ribasso negli ultimi due giorni di contrattazione, in entrambe le sedute il titolo ha superato nel durante la quota di 4 euro che, a nostro avviso, è di estrema importanza. Da segnalare infine che l’ultima giornata di contrattazione ha visto volumi assolutamente anomali, qualcosa sta quindi avvenendo sul titolo, vedremo in quale direzione lo porterà), Stm (+4.20% è l’ultima giornata di contrattazione a determinare quasi per intero il rialzo settimanale. Apparentemente senza una motivazione plausibile, se non una rinnovata fiducia sul comparto tecnologico che saltuariamente pervade le sale operative, il titolo è attualmente vicino ai massimi dell’anno e potrebbe continuare a far bene), Tenaris (+3.84% l’azienda della famiglia Rocca continua il suo costante rialzo che, iniziato nei primi giorni di marzo ha visto solo un brevissima pausa nella seconda settimana del mese in corso. Ora però, sulla scia del prezzo del petrolio in costante crescita, ha ripreso a salire. Occorre però sottolineare come per ben tre volte le quotazioni abbiano superato in intraday quota 11 euro, ma non sia mai stato superato questo livello in chiusura. Le quotazioni stratosferiche raggiunte all’inizio dello scorso luglio (oltre 23 euro) quanto il petrolio è arrivato vicino ai 150 dollari il barile naturalmente sembrano una chimera, ma io nel breve vedo ancora segnali positivi, perlomeno fino a quota 12/13 euro). In rosso, invece: Mps (-8.17% pessima settimana per l’Istituto senese, cinque ribassi in cinque sedute, sembra tornato ai vecchi tempi. Si parla insistentemente di un mese di giugno che potrebbe far tornare gli spettri del passato per i titoli bancari, Mps vuol quindi portarsi avanti. Battute a parte l’analisi che ho fatto potrebbe contenere una parte di verità, nel senso che l’11 maggio il titolo ha toccato il massimo in chiusura a 1,359 euro, non è certo una valutazione stratosferica, ma se la confrontiamo con il minimo del 9 marzo (0,79 euro) ci accorgiamo che è un +72% e quindi qualcuno può aver pensato ad incamerare parte del guadagno avuto nelle ultime settimane), Buzzi Unicem (-6.49% una trimestrale un po’ peggio di brutta ha condizionato in senso negativo la seconda parte del mese in corso. Tuttavia quando pensavamo che il titolo stesse consolidando un livello (10,5 euro) che potesse servire da base per ripartire è arrivato quest’ultima giornata di contrattazione che, con la chiusura sotto quota 10 euro, ha aperto nuovi scenari ribassisti) ed Unipol (-5.31% altra delusione della settimana, dopo aver superato il valore di 1 euro nella prima metà del mese, pensavamo che tenesse quota 0,95 per poi cercare di ripartire, invece no, l’ultima seduta è stata particolarmente negativa ed ora siamo arrivati a 0,9175).
Ottava all’ insegna del bull anche per il mercato americano. Wall Street ha chiuso in positivo anche un mese di maggio che ha visto giungere dal fronte macroeconomico importanti segnali di una possibile attenuazione della crisi in atto. L’ultimo e’ arrivato vnerdi con la revisione al rialzo del dato sul pil del primo trimestre, calato del 5,7% anziche’ del 6,1% come riportato in precedenza e in miglioramento rispetto al -6,3% dell’ultimo trimestre 2008. Proprio il periodo ottobre-dicembre sembra dunque aver rappresentato il momento peggiore della recessione iniziata negli Stati Uniti nel dicembre 2007 ma che a settembre, dopo il crollo di Lehman Brothers e l’ondata di panico che vi ha fatto seguito, ha drasticamente aggravato la propria presa sull’economia. Numerosi indicatori pubblicati nell’ultima settimana sembrano tuttavia testimoniare di un principio di miglioramento. E’ cambiata soprattutto la psicologia: dall’attesa di ulteriori catastrofi si e’ passati ora a una timida fiducia in una ripresa nel medio-lungo termine, sia pure con la coscienza che la ripresa avverra’ a ritmi modesti e che occorreranno diversi anni prima di tornare a un’espansione al livello del potenziale. Questa settimana  l’indice S&P500  ha terminato le contrattazioni con un rialzo del 3.62%, mentre il Nasdaq e il DJIA hanno fatto segnare rispettivamente un +4.87% e +2.69%. In quest’ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo del settore energetico (+11.85%), dei macchinari farmaceutici (+10%) e dell’  oil & gas equipment&services (+9.60%). Negativo invece il settore del merchandise (-4.67%) e dei broker assicurativi (-0.72%).
Settimana all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+3.22%) che è ritornato sopra quota 9500 punti (per la precisione 9522.50) trainato al rialzo dal settore automobilistico, industriale e dell’ hi-tech.

Il rilancio della domanda legato alle attese di ripresa  dell’ economia, ha trovato anche questa settimana nella debolezza del dollaro l’ elemento capace di amplificare i rialzi delle quotazioni. In questa settimana solo poche materie prime si sono sottratte al generale rincaro. Si sono messi in evidenza in positivo il nichel (+15.07%), il gas naturale (+9.99%) e l’olio da riscaldamento (+9.77%) mentre hanno chiuso in territorio negativo i suini da macello (-3.15%), i bovini vivi (-1.45%) e  l’alluminio (-0.77%). Rialzi superlativi anche per i metalli preziosi dove segnaliamo il record trimestrale per l’oro che a NY si è riavvicinato a 980 dollari per oncia e che ha trascinato al rimbalzo anche gli altri metalli preziosi (argento,+8%, platino,+4.8%).

Sul mercato obbligazionario europeo, questa settimana, il contratto-future sul decennale ha archiviato la settimana a quota 119,53 punti, in calo di circa una figura. Il declino delle quotazioni è stato dettato dal minore grado di avversione al rischio da parte degli investitori che si è tradotto in un puntuale restringimento degli spread sul mercato dei CDS e in una nuova chiusura settimanale in territorio positivo dell’azionario europeo. Graficamente parlando, qualora l’attuale trend dovesse invertirsi la prima area da riconquistare dovrebbe essere la media mobile a 200- giorni, posta a 120,46 punti. Sul downside invece le quotazioni sono in prossimità di un’ importante linea di demarcazione di medio periodo. Il rendimento del BUND si è attestato al 3,60% con potenzialità di allungo fino all’area del 3,75%. Bisognerebbe tener conto però della formazione nella prima seduta della settimana di un gap al rialzo, ampio 14 centesimi (da 3,46% a 3,60%), che potrebbe anche essere chiuso nelle prossime sedute. Il mercato obbligazionario ha trovato finora nella recessione mondiale e nel pericolo di “deflazione” un valido alleato nel suo percorso rialzista e nell’ allargamento della base monetaria delle banche centrali con il conseguente timore di un ritorno all’inflazione nel medio – lungo termine e di un robusto appesantimento dei conti pubblici i principali elementi di disturbo.
Oltreoceano, un’altra ottava molto difficile è stata vissuta dai titoli di stato americani, che stanno vivendo sedute roventi, in preda ad un sell-flow che finora è apparso strutturale, in quanto causato da long-term players. I tassi a 2-anni hanno provato a dirigersi verso la resistenza che si colloca a 1,00% di rendimento, la cui violazione, potrebbe innescare la discesa anche dei titoli di stato biennali, con obiettivo 1,17%, dove passa la media-mobile a 200-giorni. Tuttavia, affinché si assista ad una discesa dei biennali USA c’è bisogno di una stringa di dati macro all’insegna di un’effettiva ripresa, oppure di uno spike delle commodities, soprattutto del crude-oil, sulla parte alta del grafico. Lo steepening espresso dallo spread di tasso 2-10 anni è a livelli di record, girando attorno a 270 basis points. Una caduta dei biennali potrebbe farlo cominciare a restringere, ma in tal senso sarebbe necessario un rialzo dei tassi a breve-termine. I titoli di stato decennali hanno subito un accelerato deprezzamento. I tassi a 10-anni in settimana sono passati da un minimo di 3,39%, fino ad un massimo di 3,74%, per poi chiudere a 3,46%, con l’RSI a 14- giorni al di sopra del 70%. I temi decennali restano il fulcro del mercato. Un primo livello di arrivo potrebbe essere l’area di 3,80% nel breve termine tanto chiacchierata. Nel lungo-termine in caso di violazione dei suddetti livelli di resistenza, il target potrebbe diventare la media-mobile a 200-setitmane posta ora a 4,20%. Sul downside non vi sono supporti vicini. La media-mobile a 20-giorni passa a 3,30%, il primo livello utile di guardia sulla parte bassa. I titoli trentennali sono rimasti laterali con il rendimento attestatosi al 4,34%. In chiave strategica i bonds americani restano vulnerabili.

Il mercato dei cambi ha trascorso un’ottava molto nervosa, nell’ambito della quale gli FX-traders hanno dovuto convivere con movimenti sui tassi d’interesse governativi molto marcati sulle parti a lungo- termine delle curve. Il bond-market e l’FX market sono direttamente correlati per natura, sebbene i links più robusti riguardino i tassi fino alla scadenza dei 2-anni.
L’euro-dollaro in settimana ha aggiornato i massimi relativi a 1,4169.
Suddetto cross ha come resistenza i tops disegnati durante lo scandalo – Madoff, esattamente a 1,4362 prima e a 1,4719 e come supporto più vicino, ma poco significativo il minimo della settimana a 1,3793. L’ascesa dell’euro-dollaro durante l’ottava è stata accompagnata dalla forza del cable, lo sterlina- dollaro, che ha continuato ad avanzare nonostante il suo valore ipercomprato.
L’euro-sterlina, invece, è l’unico cambio che in settimana ha giocato attorno ad un livello grafico cruciale e di primaria importanza: la media-mobile a 200- giorni passante a 0,8692. L’euro- sterlina ha comunque archiviato gli scambi al di là di questo livello tecnico, dando un segnale di voler provare a risalire la china. Di fatto il taglio dell’outlook del sovereign- rating da “neutrale” a “negativo”, ha riguardato proprio lo UK. Non che l’ Eurozona sia stata avulsa dal credit- crunch avendo Standard & Poor’s downgradato il rating di alcuni paesi componenti l’ Eurozona. Tuttavia l’eurosterlina si trova grafici di svolta. Una violazione al ribasso della media-mobile a 200-giorni, confermata da una chiusura settimanale, avrebbe decretato a detta dei graficisti la fine dell’ampio rally dell’euro- sterlina, giocando contro l’eurodollaro. Una tenuta del supporto, invece, potrebbe essere supportiva, cable permettendo.
Il cambio che invece appare pimpante al rialzo è l’euro- yen, che in settimana si è mosso con decisione al rialzo, confermando il segnale tecnico di posizione al di sopra della media-mobile a 200- giorni, messo in dubbio per diverse ottave. Il primo punto che l’euro-yen doveva battere sulla parte alta a 134,83 è stato violato ma lentamente, per poi guardare all’altro top in area 137,41. Sul downside la media-mobile a 20-giorni costituisce il primo livello di guardia a 131,85, peraltro abbastanza lontano.

                        
                       
                                 MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea dobbiamo segnalare Lunedi 1 Giugno la pubblicazione dell’ indice PMI manifatturiero (dato finale di maggio), mercoledi 3  la pubblicazione dell’ indice PMI servizi e composito (dati finali) e i dati preliminari sul Pil a/a e t/t. Poi Giovedi 4 sarà la volta delle vendite al dettaglio m/m ed infine sempre Giovedi dobbiamo segnalare la riunione della Bce per la decisione sui tassi che non dovrebbe rilevare nessun cambiamento.
Spostandoci Oltreoceano sarà una settimana ricca di dati macroeconomici dove si iniziera’ lunedi’ con i dati di aprile sulle spese per i consumi e i redditi personali seguiti dall’indice delle spese per le costruzioni  sempre relativo ad aprile e dall’Ism manifatturiero di maggio. Martedi’ sara’ il turno del dato sulle compravendite di abitazioni in fase di definizione mentre mercoledi’ la Mortgage Bankers Association pubblichera’ il consueto dato settimanale sulle richieste di nuovi mutui. Sempre mercoledi’ la societa’ di collocamento Challenger Gray & Christmas pubblichera’ l’indice dei licenziamenti annunciati in maggio mentre la societa’ di ricerche del New Jersey, Adp, fornira’ la sua stima sui posti di lavoro persi in maggio. Sempre nella stessa giornata e’ previsto il dato di maggio dell’Ism servizi. Giovedi’ appuntamento consueto con le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione e con l’indice della produttivita’ relativo al primo trimestre. Venerdi’ infine gran finale con il dato ufficiale sul tasso di disoccupazione e con il numero di impieghi persi in maggio. Un dato che sara’ seguito con la massima attenzione considerando che dall’inizio della recessione ad oggi, l’economia americana ha perso 5,7 milioni di posti di lavoro e ben 2,7 milioni nei soli ultimi quattro mesi.
Sul fronte societario riflettori puntati sulla Gm che gia’ nella giornata di lunedi’ dovrebbe annunciare il ricorso all’amministrazione controllata. Uno sviluppo che ormai e’ stato ampiamente preparato e non giunge come una sorpresa: resta tuttavia da vedere se vi saranno ricadute sui mercati anche in termini di semplice psicologia.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico sarà una settimana dove non segnaliamo nessun appuntamento degno di nota.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

 

01/06/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno