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Report settimanale sui mercati finanziari

Restiamo con i piedi per terra. Nell’ ultima ottava abbiamo assistito all’ ennesima chiusura positiva delle borse mondiali complice a mio avviso i dati del primo trimestre 2009 che hanno evidenziato profitti superiori alle attese per le principali corporate bancarie americane (Jp Morgan, Citigroup e Goldman Sachs) ma in parte dovuti all’ effetto “maquillage” che esse stesse hanno saputo costruire (vedi ad esempio Goldman Sachs che per far scomparire i dati distatrosi sia dal bilancio 2008 che dal primo trimestre 2009 ha variato l’ anno fiscale di riferimento) . A livello europeo la piazza migliore è stata Francoforte con il DAX30 che ha fatto segnare una performance positiva del 4,14%, seguita dall’ indice francese, il CAC40 (+3,96%) ed infine dall’ indice inglese il FTSE100 (+2,74%). A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore bancario (+9,98% trascinata al rialzo da Bnp Paribas, Barclays e Commerzbank ), seguito dal settore assicurativo (+8,80% trascinato dal denaro sui principali titoli quali Axa, Aviva e Llyods) ed infine da quello dei servizi finanziari (+8,38%) mentre in lettera non dobbiamo segnalare nessun settore segno che pure il risparmiatore sta cominciando ad avvertire l’inversione di tendenza.

Piazza Affari chiude la settimana con il sesto rialzo consecutivo con lo S&P/Mib (+6,33%) miglior indice fra i 14 più importanti del mondo, quindi ora non occupa più l’ultima posizione nella classifica dell’anno in corso, avendo scavalcato oltre al Footsie anche il Dow Jones e lo SMI di Zurigo. Il bilancio da inizio anno mostra ancora un ribasso, ma ora è decisamente più contenuto (-4,88%) e comunque neppure paragonabile a quello che si registrava circa 30 giorni fa (-33,75%).  Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza Unipol (+24,68% registrando dei rialzi consistenti nelle ultime due sedute, +10,45% e +5,19%, continuando ad affermare che nel breve il titolo ritornerà sicuramente sopra quota 1 euro), Fondiaria-Sai (+21,50% ottima settimana anche per la compagnia della famiglia Ligresti. La giornata di giovedì, poi, è stata davvero elettrizzante, lo strabiliante guadagno (+15,85%) è stato sorretto da volumi (3.321.000 pezzi) che non si vedevano dal 31 maggio 2006 e il giorno seguente abbiamo assistito a prese di beneficio) e di Mediolanum (+19,56% e vedere una società del risparmio gestito avere performance simile è davvero di buon auspicio  per il mercato). In rosso, invece, questa settimana, Finmeccanica (-2,48% dove pesano sciuramente le decisione prese dal governo statunitense e quindi non resta che attendere tempi migliori), Impregilo (-1,82% e su questa performance negativa “pesa” ancora la questione legata ai rifiuti di Napoli) e Snam Rete Gas (-0,99%).
Wall Street chiude ancora una volta l’ ottava in denaro spinta al rialzo dalle trimestrali delle corporate americane superiori alle attese pur se con qualche artificio contabile e dai positivi dati macro pubblicati nel corso della settimana (ultimo l’indice Michigan, che misura la fiducia dei consumatori Usa, superiore alle attese). Infatti, l’indice S&P500 ha chiuso con un rimbalzo del 1,52%, mentre il Nasdaq e il DJIA hanno fatto segnare rispettivamente un +1,24% e +0,59%. In quest’ ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo del settore bancario (+19%), dal settore dell’ healt care (+ 43%) e dei servizi finanziari (+5,30%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore della componentistica automobilistica (-5,95%), dell’ elettronica (- 5,21%) e del biotech (-3,95%).
Settimana all’ insegna della lettera per il Nikkei225 (-0,63%) peggior indice mondiale insieme al Kospi (-0,53%) di Seul. L’indice giapponese resta stabile sopra la soglia dei 8500 punti (8907,58) non riesce a violare la resistenza posta a 9000 punti per il rafforzamento dello yen. A livello settoriale rimbalzano il settore finanziario e bancario mentre arretrano i settori industriali e hi – tech.
Settimana positiva per il comparto delle commodities che prosegue sulla falsa riga di Wall Street. Forti rialzi  tra i metalli non ferrosi: il nichel ha registrato un rialzo del 17,46% mentre il rame del 6,86%. Tra i principali ribassi segnaliamo quello dell’ oro (-2,86%) e dell’ argento (-7,15%) complice il rafforzamento del dollaro mentre in controtendenza abbiamo il platino (+1,4%) dato che mette in evidenza che il settore industriale sta ricominciando a lavorare.

L’arresto dell’economia nell’ultimo periodo è stato accompagnato da una minore pressione sui prezzi, basta pensare al PPI di febbraio (-1,8% y/y) e al CPI di marzo (+0,6% y/y). Un tasso così basso di crescita del CPI non si era mai visto. L’ inflazione, secondo le stime della BCE, nel biennio 2009-2010 dovrebbe essere inferiore al target del 2%. Quest’anno probabilmente diverrà negativa in prossimità del mese di giugno, per poi tornare in terreno positivo nella seconda metà. Il numero uno della banca centrale di Cipro, Orphanides, ha dichiarato in settimana che la BCE potrebbe continuare a tagliare i tassi d’interesse nei prossimi mesi perché il rischio di deflazione è aumentato in qualche modo negli ultimi mesi. La BCE si riunirà il prossimo 7 maggio per discutere di politica monetaria. In quella data il costo del denaro potrebbe essere nuovamente ritoccato verso il basso tenuto conto che l’attuale livello (1,25%) non coincide con un’area di arrivo. Secondo Axel Weber un taglio dei tassi di interesse sotto la soglia dell’1% potrebbe portare alla paralisi del mercato interbancario in quanto le banche vedrebbero venir meno ogni incentivo a prestarsi denaro l’una con l’altra. Il tasso sui depositi ha raggiunto inoltre la soglia minima. Nel prossimo meeting la BCE deciderà in merito al ricorso di misure non convenzionali. Il contratto-future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 122,36 punti, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 121,64–123,14 per poi attestarsi nel finale a 121,80 punti, invariato rispetto alla precedente ottava. Graficamente parlando un’area di supporto dinamico dovrebbe essere quella dei 121,00 punti mentre la prima resistenza coinciderebbe con la media mobile a 100-giorni (123,6 4 punti). La curva dei rendimenti ha finito per registrare un impercettibile flattening. Il titolo a 2 -anni si è attestato in area 1,47% (+8 bp), il 5 -anni al 2,45% (+2 bp), il 10 -anni al 3,27% (+2 bp). Il rendimento del decennale ha superato seppur di poco un’importante linea di demarcazione attorno al 3,20-3,25% spalancando così le porte per un allungo fino al 3,5 6% (media mobile a 200-giorni). Sul downside invece una probabile area di test potrebbe coincidere con la media mobile a 100-giorni (3,10%). Il mercato obbligazionario ha trovato finora nella recessione mondiale e nel pericolo di “deflazione” un valido alleato nel suo percorso rialzista. Di contro i maggiori rischi sono rappresentati dall’attivismo delle banche centrali (allargamento della base monetaria) nel tentativo di combattere la crisi, dalle paure di un nuovo surriscaldamento dei prezzi nel medio – lungo termine e nel timore di un robusto appesantimento dei conti pubblici. Oltreoceano, invece, la curva dei rendimenti statunitensi nell’ ultima settimana ha finito per registrare un movimento di steepening: il 2-anni si è attestato allo 0,97% (+2 bp), il 5-anni all’ 1,90% (invariato ), il decennale al 2,95% (+2 bp), il 15-30 anni è salito di 5-7 basis point. L’esito degli stress-test delle 19 banche americane e il Piano Geithner continuano a tenere sulla corda sia il mercato azionario che quello obbligazionario. Una soluzione alla crisi del mercato del credito metterebbe pressione ai titoli governativi.

Sul mercato dei cambi, l’ euro-dollaro ha archiviato gli scambi a quota 1,3044, in calo di quasi una figura e mezzo rispetto alla chiusura della precedente ottava. Così facendo le quotazioni pur spingendosi in avvio di settimana fino ad un massimo di 1,3392 hanno finito per indietreggiare giorno dopo giorno al punto tale da violare verso il basso la media-mobile a 100-giorni posta in area 1,3201 che fino a quel momento rappresentava un supporto tecnico. Qualora dovesse proseguire il rafforzamento della divisa americana una prossima area di test potrebbe coincidere con la media mobile a 50-giorni a 1,3031 violata la quale si aprirebbero le porte per un ritracciamento verso il basso fino all’area di 1,2600. La moneta unica ha perso terreno anche contro lo yen attestandosi a 129,33, in calo di quasi tre figure. Il cambio violando verso il basso la soglia di 130,00 è così entrato in un’ampia area grafica laterale che arriva fino al minimo di 112,10. La divisa nipponica è riuscita a rafforzarsi anche contro dollaro, con il cambio passato da 100,24 a 99,16. Infine la sterlina che approfittando della totale assenza di dati macro nella sua area ha messo a segno un duplice allungo, contro euro e dollaro. L’euro-sterlina è scivolato di oltre una figura e mezzo in area 0,88216 avendo come prima resistenza la media mobile a 50-giorni a 0,9055 e come primo supporto la media mobile a 200-giorni a 0,8547. Il cable invece si è attestato a quota 1,4797 in rialzo di
oltre una figura. In questo momento un risanamento della crisi finanziaria grazie al Piano Geithner, fatta di restringimento degli spread di credito, potrebbe certamente migliorare le sorti dell’area inglese, che per la tipologia naturale della crisi è quella che soffre maggiormente. E’ logico che anche il biglietto verde guarda con particolare interesse l’evoluzione degli stress-tests delle 19 banche americane i cui risultati in parte saranno resi noti dalle autorità americane il prossimo 4 maggio, tre giorni prima del meeting della BCE in materia di politica monetaria. In quella data la BCE deciderà se tagliare o meno nuovamente il costo del denaro e discuterà di misure non-convenzionali. Qualora dovesse esserci una nuova limatura dei tassi, questa dovrebbe avere la portata di 25 punti base, con il costo del denaro portato all’ 1%. Sotto questa soglia si avrebbe difatti, secondo Weber, il collasso del mercato interbancario con le banche non più propense a prestarsi denaro in quanto non più profittevole come in passato.
In materia di divise mature bisogna distinguere tra quelle le cui banche centrali hanno prodotto espansione di base monetaria, ovverosia dollaro, sterlina e yen e quelle che non riflettono per ora utilizzo di “quantitative-easing”, ovverosia l’euro. Teoricamente le divise le cui banche centrali espandono la base monetaria dovrebbero essere reputate inaffidabili nel lungo-termine, sebbene più di qualcuno sostiene che chi utilizzerà le misure non-convenzionali riuscirà ad uscire prima dalla crisi.

 

                        MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea sarà una sette giorni dove dobbiamo segnalare solo due appuntamenti degni di nota. In primis Martedì 21 la pubblicazione dell’ indice Zew tedesco ed infine Venerdi 24 la pubblicazione dell’ indice Ifo relativo al mese di Aprile.
Spostandoci Oltreoceano dobbiamo segnalare Lunedi’ 20 il superindice di marzo mentre la Fed di Chicago fornira’ un aggiornamento sull’andamento delle attivita’ manifatturiere nel suo distretto; mercoledi’ sara’ il turno delle richieste di nuovi mutui, mentre giovedi’ il dipartimento del Lavoro pubblichera’ l’indice delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione. Sempre giovedi’ e’ in calendario l’indice delle vendite di case esistenti mentre venerdi’ sara’ il turno delle vendite di case nuove e degli ordinativi di beni durevoli.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico dobbiamo segnalare Lunedì 20 la pubblicazione dell’ indice anticipatore m/m (dato finale), Mercoledì 22 la pubblicazione della bilancia commerciale ed infine Venerdi 24 la pubblicazione dell’indice di attività composito m/m relativo al mese di febbraio.
Inoltre passata indenne la prima settimana di risultati trimestrali con conti migliori delle attese per Citigroup, Goldman Sachs e Jp Morgan, Wall Street si appresta a vivere una settimana  ancora piu’ intensa e decisiva per capire lo stato di salute della Corporate America. Nei prossimi giorni sono infatti attesi all’esame dei mercati molti dei pezzi da novanta  della finanza americana. Apriranno le danze lunedi’ Bank of  America, Ibm e Texas Instruments mentre martedi’ sara’ il  turno di Du Pont, Merck e Coca Cola. Sempre martedi’  arriveranno nuove indicazioni sullo stato di salute dei media americani, ormai in crisi profonda, con la trimestrale del New York Times. Mercoledi’ sono in programma i risultati di Apple, At&t, McDonald’s, Morgan Stanley e Wells Fargo mentre giovedi’ annunceranno utili e ricavi American Express, Microsoft e la regina dell’e-commerce, Amazon ed infine Venerdi’ gran  finale con due holding industriali, 3M e Honeywell.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

 

20/04/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno