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Report settimanale sui mercati finanziari

Restiamo in corsia, ma la degenza sarà ancora lunga. Una settimana cominciata nel peggiore dei modi, con una sorta di “De Profundis”, sul comparto bancario ma che poi si è conclusa nel migliore dei modi giovedi grazie al messaggio di speranza lanciato da Wells Fargo per la pubblicazione di un’ ottima trimestrale unito ai messaggi di fiducia fatti trapelare dal Tesoro USA per gli esiti positivi degli stress test (la prova di “carico” per stabilire lo stato di salute delle banche americane).
A livello europeo la piazza migliore è stata Francoforte con il DAX30 che ha fatto segnare una performance positiva del 2,42%, seguita dall’ indice francese, il Cac40 (+0,52%) ed infine dall’ indice inglese FTSE100, l’unica piazza europea che ha chiuso le contrattazioni con il segno negativo (-1,14%). In questa ottava dobbiamo segnalare ancora una volta il rimbalzo del settore automobilistico (+5,04%, trainato dalle buone performance della francese Renault e della tedesca Porsche), il settore bancario (+4.67% per le notizie confortanti provenienti da Oltreoceano per le trimestrali positive) ed infine il settore chimico (+4.56%) favorito dal rimbalzone di Infineon (+32,42%) mentre in lettera segnaliamo il settore dell’ energia (-4,34%), il settore della salute (-4,17%) ed infine quello delle utilities (-2,71%).

Piazza Affari chiude per la quinta settimana consecutiva in denaro con lo S&P/Mib (+3,01%), recuperando in un mese esatto il 37,93%. Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza Pirelli (+21,14% dove in tutte e quattro le sedute il prezzo di chiusura è stato superiore a quello di apertura e ci sono stati volumi consistenti), Autogrill (+13,12% favorita dalla partnership firmata in Francia con Mc Donald ma soprattutto da uno strong buy sancito da Citigroup che hanno fatto rimbalzare il titolo nella seduta di giovedi), Stm (+10,20% altro caso in cui il recupero avuto dai minimi è risultato davvero significativo. Il titolo è tornato in positivo anche nel computo da inizio anno, ora lo attendiamo a quota 5 euro dove potrebbe avere una fase di consolidamento. In rosso, invece: Ansaldo Sts (-6,58% dovuto a mio avviso al rally nelle settimane precedenti all’ entrata nel listino principale quando tutto il mercato crollava, ed ora lo stesso reputa eccessiva la quotazione e quindi c’è stato lo storno), Ubi (- 2,40% anche se io resto sempre positivo sul titolo e i numeri che saranno pubblicati a breve daranno fiducia a questo titolo) e Telecom (-2,29% attenzione ai volumi che sono aumentati nelle ultime sedute e questo sta a significare che sicuramente qualcosa “bolle in pentola”).
Ottava all’ insegna del bull anche per il mercato americano con l’indice S&P500  che ha chiuso con un rialzo del 1,67%, mentre il Nasdaq e il DJIA hanno fatto segnare rispettivamente un    +1,89% e +0,82%. In quest’ultima settimana abbiamo assistito all’ ennesima riscossa dei bancari, del settore automobilistico e del settore assicurativo. Negativo invece il settore del tabacco e delle utilities.
Settimana all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+2,45%) trainato al rialzo dal settore automobilistico (ottime performance di Nissan e Toyota) e dell’ hi-tech.
L’euforia delle borse ha finito per contagiare anche il mercato delle commodities. Da inizio anno il principale indice delle materie prime registra una flessione dello 0,72%. In questa settimana si sono messi in evidenza in positivo i metalli di base (rame, alluminio e petrolio) mentre hanno chiuso in territorio negativo i metalli preziosi, con l’oro ritornato sotto quota 900 dollari/oncia.

In questa settimana il mercato obbligazionario europeo si è mosso in modo comunque composto, arretrando leggermente il suo baricentro sulla parte a lungo-termine della curva ed avanzando invece leggermente sul segmento a breve-termine. Il bund, future sui decennali germanici, ha segnato un minimo intra-day a 121,61, ed un massimo a 122,28, per chiudere poi a 121,81. I tassi decennali si attestano a 3,23%. Tecnicamente i punti grafici salienti in termini di rendimento sono a 3,12% sul downside e a 3,41% sull’upside, con a seguire la media-mobile a 200-giorni scesa a 3,59%. Graficamente i tassi a 10-anni tedeschi sembrano usciti dal mini-range laterale calcato ripetutamente tra 3,20% e 2,90% circa. Tuttavia molto dipenderà dall’esito degli stress-tests che Geithner, il ministro del Tesoro USA, sta elaborando in queste ore, con i risultati finali dei tests che saranno resi noti più in là entro la fine di aprile. La data rilevante è quella del 26 aprile esattamente, ma vi potrebbero essere cambiamenti nell’agenda. Il mercato obbligazionario, nel caso in cui il piano-Geithner dovesse fallire, potrebbe essere ripreso in mano dagli investitori con decisione. Viceversa in caso di successo i bonds potrebbero estendere la propria caduta in chiave tattica. In chiave strategica i titoli di stato sono favoriti dallo scenario recessivo deflazionistico, peraltro già scontato in buona parte, e sfavoriti dal crescente incremento del debito pubblico a finanziamento della crisi. In chiave macro soltanto una depressione condita da deflazione di medio-lungo termine favorirebbe a questo punto la classe. In materia di titoli di stato americani ieri hanno prevalso le vendite sul segmento 10-30 anni, nonostante le recessive Minute della Federal Reserve.
Bernanke, il presidente della banca centrale americana, sta cercando di sostenere i bonds decennali soprattutto con acquisti da parte della stessa FED, che, così facendo, monetizza il debito ed espande la sua base monetaria. La FED sta cercando di deprimere sia i tassi a breve-termine, sposando la “zirp”, sia i tassi a lungo-termine. Una grossa quantità di titoli di stato sarà emessa in questo 2009. Secondo Goldman Sachs si stimano 2,5 trillioni di dollari in nuova uscita. Si tratta di un quantitativo tale da far preventivare un eccesso di offerta dei titoli di stato, che dovrebbe sfavorire la classe, salvo assistere ad una dura deflazione. Ieri la Bank of England ha lasciato invariati i tassi d’interesse a 0,50%, reiterando l’utilizzo degli strumenti non-convenzionali di politica monetaria.

In questa settimana sul mercato dei cambi giovedi c’è stata una piacevole sorpresa per l’economia americana ma non certo per l’economia globale. Nel mese di febbraio il trade-deficit ha dato segnali di forza per la rassegna macroeconomica. Le schermaglie verbali tra USA e Cina rivelano che tra queste due nazioni vi è una battaglia sul fronte dell’international-trade di una certa levatura. A consentire al deficit di risanarsi è stato il crollo del disavanzo nei confronti della Cina, mensilmente sceso da -28,2 Bln $ a -17,1 Bln $ in un sol colpo. La Cina continua a tenere alto il dollaro-yuan ma gli statunitensi per ritorsione o per via del credit-crunch globale stanno riducendo gli acquisti di beni cinesi. L’euro-dollaro ha reagito cadendo sul downside andando a violare la media -mobile a 100-giorni a 1,3172, ed avendo come punto di supporto l’area compresa tra 1,3000 e 1,3056. Il movimento delle borse non è stato stavolta accompagnato sul mercato valutario dall’acquisto dell’euro-yen, arretrato a 131,75. I numeri del trade-deficit americani lasciano intendere che nel panorama economico globale futuro a “fare il Giappone” potrebbero essere gli USA. In effetti il dollaro ha i tassi a zero tanto quanto quelli nipponici. Il dollaro potrebbe divenire la nuova divisa per fare carry di tasso a finanziamento di posizioni su asset class rischiose. Quest’idea è nuova e bisognerà valutarla nel tempo. Sull’euro-sterlina alla fine ha prevalso il pound, confermatosi per la prima volta dopo tanto tempo a 0,8960. Il cerchio si chiuderà soltanto il 7 maggio, allorquando la BCE si esprimerà in materia di misure non-covenzionali. Forti le divise periferiche percepite come pro-cicliche.
                             

                         MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea dobbiamo segnalare soltanto la giornata di Giovedi 16 per la pubblicazione del CPI a/a e della produzione industriale m/m.
Spostandoci Oltreoceano sarà una settimana ricca di dati macroeconomici dove dobbiamo segnalare Martedi 14 la pubblicazione dell’indice dei prezzi alla produzione m/m di Marzo, Mercoledì 15 quello dell’ indice dei prezzi al consumo m/m di Marzo, la produzione industriale e l’ indice del mercato immobiliare Nahb mentre Giovedì 16 sarà la volta dei nuovi cantieri residenziali del mese di Marzo e  le richieste di sussidi di disoccupazione settimanali ed infine Venerdi 17 il dato preliminare relativo all’ indice Michigan (indice che misura la fiducia delle famiglie USA).
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico sarà una settimana dove non segnaliamo nessun appuntamento degno di nota.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

 

13/04/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno