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Report settimanale sui mercati finanziari

Fuori dalla rianimazione, si ritorna in corsia. Nell’ ultima ottava abbiamo assistito all’ ennesima chiusura positiva delle borse mondiali complice la convalescenza del comparto bancario e la chiarezza del piano Geithner. A livello europeo la piazza migliore è stata Francoforte con il DAX30 che ha fatto segnare una performance positiva del 3,31%, seguita dall’ indice francese, il CAC40 (+1,77%) ed infine dall’ indice inglese il FTSE100 (+1,46%). A livello settoriale dobbiamo segnalare ancora una volta  in denaro il settore bancario (+6,93% dove spiccano i rialzi dell’ inglese Barclays, +65,52%, che ha superato la prova dello stress test mettendo in evidenza l’ adeguatezza patrimoniale e della tedesca Commerzbank, +63,27%, per la costituzione di un’unità di ristrutturazione per i cosiddetti titoli tossici), seguita dal settore auto (+6,88% trascinato al rialzo da  Renault) ed infine da quello della distribuzione alimentare (+5,60%) dopo aver subito un brusco calo nelle ultime due settimane mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore del turismo (-1,67%), della chimica (-1,12%) ed infine il settore dei media (-0,83%).
Piazza Affari chiude la settimana con l’ennesimo rimbalzo con lo S&P/Mib (+9,33%) migliore performance a livello europeo. Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza ancora una volta Banco Popolare (+42,74%, è stata la prima banca a fare ricorso ai Tremonti bond e sta beneficiando della pulizia messa in atto dall’ ad Saviotti, vedi l’ Opa lanciata su Italease), Stm (+17,71% dove il settore dei chip, che sono un’ indicatore della futura ripresa, hanno realizzato un consistente rimbalzo) e di Ubi  (+17,25% spinta al rialzo oltre che per il recupero del comparto anche per le continue voci di futura fusione con il Banco Popolare). In rosso, invece, questa settimana solo un titolo, ed è Terna (-0,31% ribadendo che l’azienda è in ottima salute e resta uno dei pochi titoli in positivo dall’inizio dell’anno).
Wall Street chiude ancora una volta chiude l’ ottava in denaro spinta al rialzo dal settore finanziario e per l’ efficacia del piano Geithner. Infatti, l’indice S&P500 ha chiuso con un rimbalzo del 6,17%, mentre il Nasdaq e il DJIA hanno fatto segnare rispettivamente un +6,03% e +6,84%. In quest’ ultima settimana abbiamo assistito al rimbalzo del settore delle comunicazioni (+23,30%), seguito dal settore assicurativo (+20,31% nonostante la performance negativa di AIG) e dell’ alluminio (+19,26%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore del tabacco (-1,48%) e del gas (-1,07%).
Settimana all’ insegna del denaro per il Nikkei225 (+8,57%) ritornato sopra la soglia dei 8500 punti (8626,27) superando la resistenza a 8000 punti. Il rimbalzo è avvenuto ancora una volta grazie ai titoli tecnologici e finanziari.

A pochi giorni dalla riunione di politica monetaria, in agenda il 2 aprile, il numero uno della BCE, Jean ClaudeTrichet, ha dichiarato che i tassi d’interesse in Eurolandia possono essere tagliati ulteriormente in quanto non sono al loro livello minimo.  I tassi d’interesse ufficiali sono stati tagliati in modo quasi del tutto definitivo nelle nazioni occidentalizzate. Negli USA come in Giappone vige la cosiddetta “zero -interest-rate – policy”, mentre nel Regno Unito ormai la politica monetaria classica ha perso di significato con il costo del denaro portato allo 0,50%. Chi ha strada ancora da fare in termini di politica monetaria espansiva è proprio la BCE. Sul mercato obbligazionario, il contratto -future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 124,55 punti, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 122,53–124,64 per poi attestarsi nel finale a 123,59 punti, in calo di una figura. Dal punto di vista grafico il price -action si trova a scambiare in un range delimitato nella parte alta dalla media mobile a 50-giorni (123,97) e nella parte bassa dalla media mobile a 100-giorni (123,07). Il titolo a 2-anni si è attestato in area 1,31% in calo di un centesimo, il 5-anni è salito di 13 centesimi (2,34%), il decennale ha archiviato la settimana al 3,09% (+11 centesimi) sotto la media mobile a 50-giorni (3,12%) mentre il segmento di curva 15-30 anni si è attestato tra il 3,82% e il 4,05%, in rialzo di 1-6 basis point. Il bond-market finora è stato sostenuto dalla recessione mondiale e dal pericolo di “deflazione”. Di contro l’attivismo delle banche centrali (allargamento della base monetaria) nel tentativo di combattere la crisi, le paure di un nuovo surriscaldamento dei prezzi non nell’immediato ma nel medio-lungo termine e il timore di un robusto allargamento del debito pubblico rendono i titoli di stato molto rischiosi.
Il mercato dei titoli di stato ha dovuto convivere con il rally dell’equity-market durante l’ottava ancora molto spinto grazie all’azione esogena delle autorità americane, che stanno mettendo in gioco diversi trillioni di dollari per cercare di risolvere la crisi. I titoli governativi gioco-forza hanno dovuto in parte arretrare seppure in modo piuttosto composto, nonostante l’annuncio della settimana precedente da parte della Federal Reserve, intenzionata a comprare circa 300 Bln $ di treasuries a 10-anni grossomodo, un quantitativo questo pari al 5% dei treasuries in circolazione più o meno. I titoli di stato USA per ora continuano a solcare territori grafici molto alti, dando la sensazione che nel medio-lungo termine a salvarli potrebbe essere soltanto la deflazione e nel breve-termine l’azione in acquisto della FED.

Il mercato valutario nel complesso conferma il suo sentiment per ora anti-dollarista, in un momento che si appresta ad essere molto complesso, allorquando in data 2-aprile vi sarà non soltanto il meeting di politica monetaria della BCE ma anche il cruciale rendez-vous del G20 che appare un evento-svolta agli occhi dei mercati finanziari. Il quadro è intricato, anche perché tra le autorità cinesi e le autorità americane è in corso una battaglia verbale molto delicata.
Dopo la rottura del punto di Fibonacci di 61,8% a 1,3056, le parole di Geithner in materia dell’ FX market hanno perso di credibilità alla stessa stregua di quelle che Paulson e Snow, i suoi predecessori, proferivano sbandierando la politica del dollaro-forte. Gli americani hanno di recente svalutato la propria divisa di fatto, espandendo la base-monetaria, cercando tra l’altro di mettere sotto pressione il dollaro-yuan. Il quadro diventa delicato e soltanto in data 2-aprile sapremo se anche la BCE adotterà lo strumento di espansione della base-monetaria, evento che dovrebbe a quel punto pesare sull’euro a vasto raggio riequilibrando i movimenti valutari. Finora ad espandere la base monetaria e ad acquistare titoli di stato propri sono state la Bank of England, la Federal Reserve, la Swiss National Bank e la Bank of Japan. All’appello mancherebbe soltanto la BCE che sulla carta potrebbe tagliare, forse per l’ultima volta i tassi d’interesse portandoli magari da 1,50% a 1,00%. Cruciale però sarà capire se la BCE procederà ad espandere la base monetaria, sebbene ci siano non pochi problemi burocratici relativi al Trattato di Maastricht. Se la BCE dovesse seguire le orme delle altre banche centrali sul mercato dei cambi a quel punto in linea di massima non ci sarebbero né vincitori e né vinti. L’euro potrebbe ritornare infatti a soffrire. Viceversa una mancata espansione della base-monetaria renderebbe quantomeno formalmente l’euro più virtuoso, sebbene l’idea di Papademos, vice-presidente della BCE, di allungare i prestiti alle banche della Euro-Zone da 3 mesi ad un periodo di 12-24 mesi implichi un punto a sfavore dell’euro e l’anticamera per l’espansione della base monetaria.
L’euro-sterlina, dopo un inizio di settimana debole si è rigirato nel finale per chiudere grossomodo invariato attorno alla soglia di 0,9320. In materia di euro-yen, suddetto cross si appresta a vivere una settimana molto calda, essendo un cambio molto volatile. Lo yen nelle ultime settimane ha vissuto un processo di ampio deprezzamento, fino ad arrivare a bucare l’area di resistenza che passava tra 130,00-130,81, disegnando un top a 134,51, da cui poi è partito il profit-taking. La violazione della resistenza che avrebbe fatto impostare l’euro-yen in ottica rialzista si è rivelata poi effimera ed il cambio si è riportato nell’area di range-trading di medio-termine molto ampia compresa tra 130,00/130,80-112,10. Sul franco svizzero si resta perplessi alla luce della possibilità che con il G-20 si possa cercare politicamente di togliere il segreto-bancario alla nazione elvetica. La divisa elvetica potrebbe anche essere perseguibile ma peraltro l’interventismo della Swiss National Bank in vendita di franchi rende il cambio più volatile del solito.

Settimana negativa per il comparto delle commodities complice il buon recupero del biglietto verde. I maggiori rialzi della settimana hanno interessato zinco (+6,97%) e rame (+2,30) mentre in lettera troviamo il gas naturale (-12,97%), il grano (-7,33%), lo zucchero (-6,80%) e il piombo (-5,02%). Questa settimana dobbiamo segnalare la lettera dei metalli preziosi dove sia l’ oro (-2,9%) che l’ argento (-4,01%) hanno rintracciato ed infine segno negativo per tutti i prodotti agricoli dove l’unica eccezione è stata il cacao a Londra (+2,1%).
                             

                        
                    MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
 
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea sarà una sette giorni fondamentale dove l’ evento catalizzatore è previsto  Giovedì 2 Aprile con la decisione dei tassi da parte della BCE (dove prevedo il taglio di 50 b.p per giungere all’ 1%) e il discorso del presidente Trichet. Durante la settimana dobbiamo segnalare Lunedì 30 la pubblicazione dell’ indice di fiducia dell’economia; Martedì 31 la pubblicazione del Cpi a/a ; Mercoledì 1 Aprile sarà la volta del tasso di disoccupazione e del PMI manifatturiero ed infine Venerdi 3 la pubblicazione del dato finale del PMI composito e dei servizi.
Spostandoci Oltreoceano sarà una settimana ricca di dati macroeconomici dove si inizierà Martedì 31 con l’indice Case/Shiller, indice dei prezzi delle case di Gennaio, la fiducia dei consumatori (Chicago board) e il PMI; Mercoledi sara’ il turno dell’indice Ism manifatturiero relativo al mese di marzo e dei nuovi occupati, stima ADP; giovedi’ verrà reso noto il dato sulle richieste di sussidi di disoccupazione settimanale ed infine Venerdi 3 ci sarà la pubblicazione dell’ indice Ism non manifatturiero e dei nuovi lavoratori dipendenti non agricoli.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico dobbiamo segnalare pochi appuntamenti ma degni nota tra i quali spiccano Lunedì 30 la pubblicazione della produzione industriale m/m (dato preliminare) e Martedi 31 la pubblicazione dei consumi delle famiglie ed infine Mercoledì 1 Aprile sarà la volta del Tankan, indice relativo all’ andamento delle grandi imprese sia manifatturiero che non.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

 

30/03/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno