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Report settimanale sui mercati finanziari

La crisi c’è ma oggi fa meno paura. Nell’ottava appena trascorsa abbiamo assistito ad una settimana di rialzi, nonostante i negativi dati macroeconomici, che hanno interessato l’ intero globo finanziario cominciando dall’ Europa passando per l’ America ed atterrando in Giappone. La migliore piazza a livello europeo è risultata la Germania dove il Dax30 ha registrato un +7,06 % seguita dall’indice CAC40 francese con un +5,01% e poi infine Londra dove il FTSE100 ha registrato un +3,43%. A livello settoriale, hanno evidenziato un deciso rimbalzo, il settore delle risorse di base (+16,69%), seguito dall’ auto (+9,34%) ed infine le costruzioni (+9,26%) . Tra i settori in negativo, invece, dobbiamo segnalare ancora una volta il settore bancario (-2,40%) seguito dal settore alimentare (-1,77%) ed infine dal settore del real estate(-0,59%).
Piazza Affari ha archiviato l’ottava in denaro con l’S&P/Mib in rialzo  del 2,79%. Tra i principali titoli in denaro segnaliamo le buone performance di Fiat (+20,21% per l’approvazione da parte del governo degli incentivi ma anche per la consapevolezza che l’operazione Chrysler potrà portare solo benifici), Telecom (+13,23% per il ritorno di fiamma delle ipotesi di scorporo dell’ intera rete) e Tenaris (+12,73% per l’annuncio del governo argentino di aiuti al settore siderurgico e molteplici buy incassati da diverse case di investimento). Tra i principali  ribassi segnaliamo Baca MPS (-7,83% 18 ribassi su 26 sedute e l’annuncio da parte di Mussari della revisione del piano triennale), Unipol (- 6,24%) ed infine Fastweb (- 5,30% per il taglio di rating da parte di Ubs che ha portato il titolo da Sell a Neutral e Deutsche Bank da buy ad Hold).
All’insegna del bull anche Wall Street con l’ S&P 500 che ha guadagnato un +5,17% ed il Nasdaq in rialzo del 7,81% per una settimana comunque caratterizzata da dati negativi che ancora una volta hanno evidenziato lo stato di crisi dell’ economia (dati dell’ occupazione peggiori delle attese da 16 anni). Anche per quanto riguarda il mercato americano i settori in denaro sono stati quelli dell’ investment banking e brokeraggio (+15,28%), macchine agricole (+14,33%) mentre tra i settori in lettera dobbiamo segnalare quello dei produttori di carta (-11,18%) e gli industriali (-6,12%).
Positivo anche il Giappone con il Nikkei che ha registrato una performance positiva dell’ 1,03% ritornando sopra quota 8.000 punti, spinto al rialzo dai titoli finanziari e industriali.

Nel meeting di politica monetaria tenutosi lo scorso giovedì 5 febbraio la Banca Centrale Europea si è concessa una pausa lasciando i tassi d’interesse fermi al 2%. Una decisione largamente prevista dagli economisti. Nel mese di marzo la BCE tornerà probabilmente a tagliare, e con decisione,quando la situazione dell’economia sarà più chiara alla luce anche delle nuove previsioni economiche che saranno rilasciate tra un mese. Durante la consueta conferenza stampa post-meeting alla precisa domanda rivolta dai giornalisti circa l’entità del prossimo intervento di politica monetaria espansiva il numero uno della BCE, Jean-Claude Trichet, ha risposto dicendo che al momento non è stata presa alcuna decisione in tal senso e di avere la sensazione che tra un taglio di 0,25% o di 0,50% il mercato sia più vicino alla prima delle due ipotesi. Le ultime statistiche macroeconomiche, ha asserito la BCE, hanno indicato una fase di debolezza “prolungata” e “significativa”. In merito al capitolo “crescita”, sempre secondo la BCE, il quarto trimestre si preannuncia molto negativo per il PIL della Zona Euro, a fronte di un netto calo dell’export, di una fiducia dei consumatori e imprese molto bassa e di una stretta al credito da parte delle banche. Relativamente invece all’andamento dei prezzi, le pressioni sia interne che esterne sono diminuite e l’evoluzione dei prezzi petroliferi spingerà al ribasso l’inflazione, che però tornerà ad accelerare nel secondo semestre del 2009. A marzo secondo gli economisti è in arrivo un nuovo taglio da mezzo punto, che porterebbe i tassi al minimo record dell’ 1,50%, fino a raggiungere l’ 1,00% entro giugno per restarci fino all’anno 2010 inoltrato. La BCE in più occasioni ha ribadito il concetto che la politica dei tassi d’interesse vicini allo zero al momento non sembra appropriata. Nell’ultima settimana il contratto-future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 122,36 punti, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 121,56 – 123,21 per poi attestarsi nel finale a 122,02 punti, in leggero calo rispetto al livello di riferimento della precedente ottava. La curva dei rendimenti ha ripreso a irripidirsi in virtù di una robusta corrente in acquisto del segmento 0-7 anni e in vendita dei restanti segmenti. Il titolo a 2 -anni si è attestato in area 1,39%, in calo di 14 centesimi, il 5-anni è ritornato al 2,41% (-9 centesimi), il decennale ha archiviato la settimana al 3,37% (+8 centesimi) mentre il segmento a 15-30 anni si è posizionato in area 3,92% – 4,15%, in rialzo di 4-5 basis point. I differenziali di rendimento tra i titoli di stato tedeschi e quelli dei paesi europei periferici nel corso dell’ ottava si sono ristretti sulla scia delle ultime revisioni al ribasso della crescita del PIL mondiale e dei singoli Paesi da parte del Fondo Monetario Internazionale. Limitandosi solo ad analizzare il quadro macroeconomico, condito da recessione e pressioni deflattive, i titoli di stato europei dovrebbero rappresentare una profittevole asset-class per gli investitori. Tuttavia prossimamente sul mercato ci saranno robuste emissioni di titoli da parte dei governi che dovranno finanziare i piani anti-crisi. I titoli di stato risultano ora come ora meno affidabili sotto il profilo del credit-risk.

Durante l’ottava il mercato dei cambi ha confermato lo spostamento del focus dal pound all’euro. Sulla divisa inglese infatti è riapparso un po’ di colore, complice la decisione della BoE di abbassare il costo del denaro al 1% mentre su quella europea sono continuate le vendite. La valuta della Euro -Zone è apparsa debole contro tutte le principali divise o quasi, perdendo terreno anche contro alcune divise emergenti. I market movers stanno forse dubitando della solidità della Euro-Zone. Lo stesso dibattito a distanza tra Trichet, il governatore centrale della BCE, e Tremonti, il ministro dell’economia italiana, circa la questione legata alla possibilità di emettere non più titoli dei singoli stati ma i cosiddetti Union Bonds , ovverosia titoli obbligazionari dell’Unione, è sintomo di maggiore vulnerabilità dell’immagine della divisa europea sui mercati finanziari. L’euro-dollaro dal canto suo ha provato a rompere il supporto poco nitido caratterizzato da una trendline poco inclinata verso l’alto a 1,2800-1,2820, discendendo fino a 1,2748, per poi rimbalzare. Le resistenze vere passano tra 1,3300 e 1,3400 grossomodo.
Sarà cruciale seguire con attenzione l’operato di Timothy Geithner, il nuovo ministro del Tesoro americano, che ha sostituito Henry Paulson. Geithner crede nel dollaro forte e farà di tutto per far deprezzare la divisa americana soltanto contro yuan cinese. Il nuovo ministro del Tesoro sta cercando di negoziare politicamente, attraverso un rafforzamento del valore del dollaro sui mercati finanziari internazionali, la tenuta dei treasuries, che saranno emessi in grosse quantità per risollevare gli Stati Uniti, facendoli uscire dalla crisi. Per questo motivo il dollaro potrebbe essere più attrattivo relativamente. Ovviamente sulla parte alta del grafico bisognerà fare attenzione alla tenuta delle resistenze usando rigore grafico in una fase in cui il mercato dei cambi ci ha abituato a movimenti maestosi ed improvvisi a causa del rialzo febbrile dei country-risks. Geithner ci sta provando a far rafforzare il dollaro, sebbene per qualsiasi singolo uomo non sia facile adempiere ad un compito di simile portata, quando sono attesi in nuove emissioni titoli di stato USA per ben 2,5 trillioni di dollari. In materia di pound inglese, come rilevato in precedenza, la violazione della trendline di medio-termine a 0,9110 e la rottura al ribasso a 0,9125, hanno costituito un ottimo segnale per andare ad individuare la fase di scarico dell’euro contro la sterlina. Ora il supporto si pone a 0,8591. La sterlina concettualmente resta una delle divise più vulnerabili in circolazione. L’euro-yen ha chiuso l’ottava a 116,50, con una fluttuazione più erratica e meno direzionale. Il minimo da battere è posto a 112,10, la resistenza si colloca al livello psicologico di 120,00 e a 121,08, la cui violazione potrebbe determinare un trend non più favorevole allo yen. La debolezza dell’euro sui mercati si è vista anche contro le divise emergenti.
Infine settimana positiva per il principale indice delle materie prime il CRB Index in progresso dell’ 1,81%. Tra i principali rialzi dobbiamo segnalare il rame (+10,98%), l’alluminio (+8,74%) e l’argento (+4,74%) mentre tra i principali ribassi ci sono il gasolio, il succo d’arancio e il gas per riscaldamento.  Infine l’ oro, in questa settimana, ha registrato una performance positiva dello 0,13% attestandosi sui 908 dollari l’oncia.

                                      I MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea sarà una sette giorni scarna di appuntamenti dove dobbiamo segnalare solo un appuntamento degno di nota ossia quello della pubblicazione dei PIL europei del quarto trimestre relativi ad Italia, Francia, Germania ed Europa (Venerdi 13), mentre la sola Spagna li svelerà Giovedì 12 Febbraio . Oltreoceano si comincerà Lunedì con l’ intervento di Geithner circa il piano di salvataggio delle banche e l’ audizione di Bernanke al Congresso entrambi degni di influenzare i mercati, poi mercoledì 11 sarà la volta della pubblicazione dei dati relativi alla bilancia commerciale ed infine Venerdi 13 l’indice Michigan relativo alla fiducia delle famiglie. Infine per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico non si segnalano pubblicazioni degne di nota. Inoltre voglio segnalare che nell’ after hour saranno pubblicati i dati societari tra i quali spiccano Aegon , Ubs, Credit Suisse, France Telecom,Danone, Peugeot, Citroen, Edison, Saipem, Eni, Air France- Klm, Michelin, PepsiCO e ThyssenKrupp.

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09/02/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno