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Report settimanale sui mercati finanziari

Tanto tuonò che arrivò la tempesta. Nell’ottava appena trascorsa abbiamo assistito ad una settimana di ribassi complice i forti timori legati nuovamente alla recessione globale. La peggiore piazza a livello europeo è risultata la Germania dove il Dax ha registrato un -8,73 % seguita dall’indice CAC40 francese con un – 8,57% e poi infine Londra dove il FTSE100 ha registrato un – 6,78%. A livello settoriale, hanno evidenziato una decisa debacle per i nuovi timori legati alla recessione ed anche per le pessime notizie comunicate dall’ istituto centrale che anche il 2009 sarà all’ insegna della crescita zero, il settore auto che è stato il peggiore (-13,08%) seguito dal real estate (-12,60%) ed infine il bancario (-12%) . Tra i settori in luce dobbiamo segnalare la sola performance positive del settore healtcare.
Piazza Affari ha archiviato l’ottava in lettera con l’S&P/Mib in ribasso  del 6,92%. Tra i principali titoli in denaro segnaliamo le buone performance di Edison (7,87% che si e’ aggiudicata la concessione ventennale off shore di Abu Qir in Egitto con relativi diritti di esplorazione, produzione e sviluppo ), Terna (2,69%), Snam (+1,79%) ed Erg (0,44%).Tra i maggiori ribassi segnaliamo Banco Popolare (-18,06%), Tiscali (-17,14% per le indiscrezioni parlano di un arenamento delle trattative sulla cessione della divisione inglese dell’Isp sardo a BskyB, a causa del prezzo troppo elevato che la compagnia telefonica richiederebbe per la cessione) ed infine Fiat (-16,56% dopo le dimissione del capo operativo dell’ Alfa Romeo Luca De Meo e dopo che Moody’s ha messo sotto osservazione il rating per un possibile declassamento).
All’insegna del bear anche Wall Street con l’ S&P 500 che ha perso il 4,52% ed il Nasdaq in flessione del 2,69% che in questa settimana ha risentito ancora del dato choc sull’occupazione pubblicato sul finire della scorsa settimana.
Bear anche il Giappone con il Nikkei che ha registrato una performance negativa dell’ 6,56% ritornando poco sotto quota 8.000 punti, spinto al ribasso dai titoli finanziari, bancari ed automobilistici.

Alla riunione di politica monetaria della BCE di giovedì 15 gennaio il mercato è arrivato scommettendo su un taglio di mezzo punto percentuale. La Banca Centrale Europea per il quarto mese consecutivo si è adoperata a tagliare i tassi d’interesse portando il costo del denaro al 2%, raggiungendo così i minimi storici segnati nel 2003. A distanza di un mese dalle ultime proiezioni d’inizio dicembre gli economisti dell’Eurotower hanno dovuto fare i conti con un quadro economico
peggiorato decisamente tanto da giustificare il “voltafaccia” della BCE rispetto alle dichiarazioni di Jean-Claude Trichet rilasciate prima della fine del 2008. Il numero uno della BCE aveva invitato alla cautela, facendo pensare ad una pausa a gennaio, dopo tre tagli consecutivi che, fra ottobre e dicembre, avevano ridotto il tasso principale di Eurolandia di un punto e tre quarti. Oggi però Trichet ha dovuto prendere atto che la crisi probabilmente proseguirà nell’anno in corso, essendo
divenuta globale dopo essersi estesa anche ai paesi emergenti su cui l’ Eurotower qualche speranza l’aveva riposta, e che la ripresa quindi si vedrà solo nel 2010. Più che le pressioni esterne sono stati i semplici dati macro ad aver cambiato le carte in tavola. In Germania la disoccupazione è salita per la prima volta negli ultimi tre anni, la fiducia dei consumatori
nell’area euro è ai minimi storici, l’inflazione nel mese di dicembre è indietreggiata a +1,6% y/y. Esisterebbero tutte le premesse per una recessione che promette di durare parecchio. Non solo: diversi economisti si aspettano che i tassi della BCE, nei prossimi mesi, dovranno scendere ben oltre il 2%, segnando nuovi minimi storici e avvicinandosi, se non addirittura sfondando al ribasso, la soglia dell’1%. Le previsioni sono per un’inflazione in picchiata, che rischia concretamente di diventare negativa a giugno-luglio. Il contratto-future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 124,65 punti, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 124,41 – 126 ,53 (nuovo massimo storico) per poi attestarsi nel finale a 125,59 punti, in rialzo di quasi una figura. La curva dei rendimenti ha messo a segno un ulteriore movimento di steepening. Il tasso a 2-anni si è attestato all’ 1,48% (-3 centesimi), il 5-anni al 2,20% (-6 centesimi), il titolo decennale al 2,9 3% (-9 centesimi), il segmento 15-30 anni si è posizionato in area 3,7 4% – 3,93% (in rialzo di 3-7 basis point). L’eccessivo stimolo delle economie mondiali tramite una creazione di liquidità senza precedenti si può benissimo tradurre in un prossimo futuro in uno scenario nuovamente inflazionistico. La possibile impennata dell’inflazione e l’ allargamento dei debiti pubblici rappresentano due variabili tenute in debita considerazione dagli investitori. Il recente interventismo dei vari governi e banche centrali ha permesso sul mercato interbancario al tasso EURIBOR a tre mesi di rientrare dagli eccessi “record” di ottobre (5,39%) scendendo drasticamente in area 2,45%, attraverso 67 chiusure di ribasso consecutive. La settimana è scivolata via nel segno di un generalizzato allargamento del differenziale di rendimento tra il decennale tedesco e quello delle aree geografiche periferiche evidenziando così una maggiore
propensione degli investitori per i bond dei paesi cosiddetti “leader” in un contesto comunque di forte avversione al rischio.

Il mercato dei cambi ha vissuto una settimana molto convulsa ed erratica, sebbene si possa ritenere che a questo punto dell’anno il mercato dei cambi sia rientrato a lavorare a pieni giri cioè con flussi importanti.
L’euro-dollaro ha rotto la media -mobile a 200-settimane posta a 1,3372, per la seconda volta, creando un ambiente tecnico -grafico più benevolo per il biglietto verde almeno per ora, in un frangente che appare torbido per la valuta a stelle e strisce . La divisa americana è riuscita a spingersi verso il basso fino a 1,3026,punto da cui è poi ripartita un’altra ondata di vendite. Graficamente i supporti si annidano dunque a 1,3000-1,3030 e le resistenze si identificano a 1,3372. La rivalutazione intra -week del dollaro ha tratto la sua ragion d’essere da tre motivazioni principali: le attese di taglio dei tassi europei al 2,00% da parte della BCE, l’ampio risanamento del trade-deficit USA contrattosi di quasi il 30% grazie al crollo del prezzo del petrolio ed il
newsflow poco confortante relativo ai possibili downgrade dei rating di alcuni paesi europei da parte di Standard & Poor’s. Il processo di allargamento degli spreads tra governativi tedeschi e governativi nontedeschi implica un equilibrio instabile e comunque poco cementato della Euro-Zone che finisce con l’essere riflesso anche dal mercato dei cambi dall’euro . La divisa americana, per quanto entrata in una fase grafica più dollarista, resta inaffidabile contro euro sotto il profilo dei fondamentali e della capacità reale ed effettiva degli Stati Uniti di attrarre flussi netti internazionali in dollari a livello mondiale. Il budget-deficit in espansione portentosa peraltro accompagnato da tassi nominali quasi pari a zero costituiscono due dinamiche
tendenti a destabilizzare il valore del dollaro sui mercati internazionali su cui pesa la spada di Damocle del credit-crunch finanziario. Soltanto l’ipotesi di una deflazione globale e la purchasing-power-parity avvalora l’ipotesi che il dollaro sia un po’ sottovalutato rispetto all’euro. In settimana gli acquisti netti di assets in dollari hanno confermato la vulnerabilità della divisa a stelle e strisce che resta esposta ad eventuali svalutazioni in quanto meno solida agli occhi degli investitori. L’erraticità dell’euro-dollaro in questa fase trae la sua ragion d’essere in ottica intra-currency dalla lateralizzazione del cable che, pur tentando qualche sortita al di sotto della zona di 1,5000, ritenuta dall’International Monetary Fund di equilibrio sotto il profilo della parità dei poteri d’acquisto, comunque si sta muovendo lateralmente. D’altro canto la volatilità dell’euro -sterlina, prima al rialzo e poi al ribasso ha prodotto ampie fluttuazioni che però negli ultimi tempi si
sono neutralizzate a vicenda. Sul fronte dell’euro -sterlina, in settimana il cross è caduto, violando al ribasso la media -mobile a 50-giorni posta a 0,8926 ma solo momentaneamente . Il pound resta sotto schiaffo in quanto la crisi dei servizi finanziari e dell’housing-market pesa maggiormente sul GDP inglese e non su quello europeo. Il rally dell’euro-sterlina ha spinto il cross ha sfiorare la parità, precisamente culminato in un massimo storico a 0,9803. Da suddetto livello il cambio ha stornato di circa 10 big-figures, con la possibilità dei market-movers di rientrare sulla divisa europea nuovamente a qualche punto. Forse quando l’RSI a 14- giorni giungerà nell’area posta al di sotto del 30% gli acquisti di euro-gbp potrebbero ripartire. In materia di divisa nipponica, essa ha continuato ad apprezzarsi fino alla notizia di un altro aiuto importante di natura
keynesiana fornito al sistema finanziario americano. L’euro -yen partito da 121,50 è caduto fino a 116,24, riuscendo poi a rimbalzare a 120,50. Ci si auspica un calo della volatilità per ritornare a considerare in modo costruttivo tutte le divise

Infine per quanto riguarda il mercato delle commodities, in deciso rialzo il Brent in prossimità dei 46$ (+7,5%) sulla scia dei pessimi dati relativi all’occupazione USA. Si registra un amento dei metalli e dei prodotti agricoli, guidati dal rialzo dell’argento (+7,4%), oro (+2%) e del mais (+7%).

                                      I MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica sarà una sette giorni degna poco di nota. A livello europeo dobbiamo solo segnalare Martedì la pubblicazione dell’indice ZEW tedesco relativo al sentiment del mese di Gennaio e sempre in Germania nella stessa giornata gli indici della produzione relativi all’intero anno trascorso.
Oltreoceano fino a metà settimana ci sarà una calma piatta mentre poi a partire da Mercoledì ci saranno molti dati degni di nota. Si comincerà Mercoledì 21 con l’indice del mercato immobiliare NaHB relativo al mese di Gennaio per poi proseguire Giovedì 22 con la pubblicazione delle licenze edilizie di Dicembre, il dato dei nuovi cantieri residenzialie il dato settimanale relativo ai sussidi di disoccupazioni.
 Infine, la settimana nipponica presenta  un solo dato degno di nota ossia quello di  Giovedì 22 relativo alla bilancia commerciale del mese di Dicembre.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a [email protected]

19/01/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno