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REPORT SETTIMANALE SUI MERCATI FINANZIARI

E la festa non era ancora iniziata. E nell’ottava appena trascorsa abbiamo assistito al remake del 2008 ossia quello di una settimana di ribassi dove l’unica piazza che si è contraddistinta in positivo è stata quella nazionale. La peggiore piazza a livello europeo è risultata la Germania dove il Dax ha registrato un -3,80 % seguita dall’indice FTSE inglese con un – 2,48% e poi infine Parigi dove il CAC40 ha registrato un – 1,50%. A livello settoriale hanno ritracciato il comparto energetico per la crisi del gas risoltasi nel fine settimana e quello delle materie prime, quello piu’ esposto alle turbolenze del ciclo economico. Tra i settori in luce dobbiamo segnalare le performance positive del settore auto e di quello delle risorse di base.

Come dicevano in apertura di report, Piazza Affari ha archiviato l’ottava in denaro con l’S&P/Mib in rialzo  del 0,70%. Tra i principali titoli segnaliamo in denaro Pirelli&C. RE con una performance del 20,82% , dovuta alla cessione di Manutuncoop, seguito da Ifil (+19,23%) ed infine Banco Popolare (+18,20% per le voci di future alleanze con Ubi Banca ma anche per il buon piano industriale che dovrà essere presentato a breve dal nuovo ad Saviotti). Tra i maggiori ribassi segnaliamo Prsymian (-10,62% per il taglio del target da parte di Jp Morgan), Bulgari (-8,95% per la crisi che sta colpendo l’intero settore) ed infine Lottomatica (-5,95%).

All’insegna del bear anche Wall Street con l’ S&P 500 che ha perso il 4,45% ed il Dow Jones in flessione del 4,82% per il dato choc sull’ occupazione del settore privato dove si è evidenziato la perdita di 700.000 posti di lavoro nel mese di dicembre ed infine per i dati forniti venerdi dove si è registrato l’aumento del tasso di disoccupazione al 7,2% dove era previsto un aumento al 7%.

E’ riuscito  a chiudere quasi sulla parità anche il Giappone con il Nikkei che ha registrato una performance negativa dell’ 0,26% ritornando sotto quota 9.000 punti, spinto al ribasso dai titoli finanziari per il timore di un ulteriore peggioramento del quadro macroeconomico.

Nella prima settimana del nuovo anno, ravvivatasi in termini di scambi e di volumi solo nella seconda metà in seguito al rientro degli operatori dal lungo ponte festivo di fine anno, il mercato obbligazionario europeo ha finito per archiviare gli scambi sulla falsa riga del 2008, permettendo così alla curva dei rendimenti di registrare un nuovo movimento di steepening. Il contratto-future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 124,78 punti, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 122,54 – 124,93 per poi attestarsi nel finale a 124,72 punti, in calo di mezza figura. Il tasso a 2-anni si è attestato all’ 1,51% (-22 centesimi), il 5-anni al 2,26% (-2centesimi), il titolo decennale al 3,02% (+6 centesimi), il segmento 15-30 anni si è posizionato in area 3,70% – 3,88% (in rialzo di 17-24 basis point).

L’ andamento dicotomico tra la curva a breve e quella a medio-lungo termine trova una più che plausibile giustificazione nell’aspettativa del mercato per un prossimo allentamento della politica monetaria da parte della Banca centrale europea, a maggior ragione ora che l’ inflazione ha finito per ripiegare in misura robusta. I titoli di stato europei riflettono attualmente la recessione e non ancora un’eventuale depressione. I tassi d’inflazione stanno ripiegando in tutte le aree geografiche. Il CPI stimato a dicembre nella Zona Euro si è collocato a +1,6% y/y contro il +2,1% y/y di novembre e il PPI, in frenata dell’ 1,9% nel solo mese di novembre, è sceso a +3,3% y/y dal precedente +6,3% y/y. A livello numerico e reale è prematuro parlare di deflazione se non in alcuni settori discrezionali La scommessa su una nuova sforbiciata ai tassi d’interesse nella Zona Euro ha finito quindi per sostenere il price-action del titolo governativo a 2-anni. Le vendite, come dicevamo in apertura di commento, hanno invece interessato la parte restante della curva.

L’eccessivo stimolo delle economie mondiali tramite una creazione di liquidità senza precedenti si può benissimo tradurre in un prossimo futuro in uno scenario nuovamente inflazionistico. La possibile impennata dell’inflazione e l’ allargamento dei debiti pubblici rappresentano due variabili tenute in debita considerazione dagli investitori. Il recente interventismo dei vari governi e banche centrali ha permesso sul mercato interbancario al tasso EURIBOR a tre mesi di rientrare dagli eccessi “record” di ottobre (5,39%) scendendo drasticamente in area 2,69%. Il differenziale di rendimento tra il decennale italiano e quello tedesco è rimasto invariato a 132 punti base, confermando una propensione degli investitori per i bond dei paesi cosiddetti “leader” in un contesto di forte avversione al rischio.

L’FX-market mondiale è entrato in una fase di trading nevralgica, dove le fluttuazioni cominciano a diventare più veritiere, in quanto supportate da flussi corposi e non più erratici e sottili come nel durante delle vacanze natalizie. La parte iniziale dell’anno è stata prolifica per le divise emergenti che hanno recuperato però soltanto piccola parte del terreno perso nel quarto quarto 2008. Il credit-crunch resta ancora in auge e da questo punto di vista sarebbe più corretto perseguire un profilo volto alla minimizzazione dei rischi più che alla massimizzazione dei rendimenti.

Il finale d’anno ha evidenziato che anche grosse ed importanti divise di rango come la sterlina possono risultare epicentro di corpose svalutazioni, a dimostrazione di come i tratti somatici del mercato dei cambi possano cambiare radicalmente in un processo micro -macro caratterizzato da dinamiche sempre più veloci e mutevoli. Solitamente i cambi riflettono i rapporti di forza in campo delle diverse economie, rispecchiando i flussi di international-trade ed i poteri delle lobbies finanziarie. Il processo di globalizzazione è destinato a mutare il grado di importanza delle singole divise e con esso il grado di detenzione delle stesse nei portafogli degli investitori. In tal senso le valute occidentali dovranno lasciare parte del proprio spazio a valute come lo yuan cinese, che ad esempio appare più forte contro euro.

Contro dollaro lo yuan stenta ad apprezzarsi anche perché un suo apprezzamento genererebbe un grosso hard – landing delle già rallentate exports gialle. Lo yuan cinese col tempo è destinato comunque ad acquisire maggiore importanza valutaria, e ciò potrebbe avvenire a discapito di divise mature periferiche come ad esempio il pound inglese che oggi quota a 9,95 contro yuan, rispetto ai 15 yuan quotati ad inizio 2008.

Concentrandosi sull’euro -dollaro, i fondamentali non sembrano molto favorevoli alla divisa americana, anche perché i Twin-Deficits rischiano di deteriorarsi in modo importante se il budget-deficit USA dovesse attestarsi a quasi 1,5 trillioni di dollari con l’approvazione del piano di rilancio economico disegnato da Obama. Il tradedeficit stenta a ridursi anche con il crude-oil in forte discesa. A ciò si aggiunga il credit-crunch particolarmente funesto negli USA. Non che in Europa esso non sia di eguali dimensioni. Ma la natura finanziaria della macroeconomia americana è più evoluta di quella europea. In tal senso il dollaro resta inaffidabile o comunque deve essere visto come un porto non più univocamente sicuro in cui entrare in presenza di situazioni tempestose. In tal senso i metalli preziosi sarebbero gli assets che andrebbero detenuti in caso di accelerazione della volatilità. Da un punto di vista tecnico l’’euro-dollaro ora in area 1,3420 si colloca in un’area grafica poco significativa, con il primo supporto a 1,3372, dove passa la media – mobile a 200-settimane e la resistenza posta a 1,3550, dove ora passa la media-mobile a 100-giorni.

I movimenti intra-currency del pound cominciano a risultare per ora poco indicativi. Il cable sembra stagnare attorno alla soglia di 1,5000, ritenuta di equilibrio dall’International Monetary Fund sotto il profilo della purchasing-power-parity. L’euro -sterlina, dal canto suo, dopo il rally sul massimo storico a 0,9803, ha prodotto un significativo retracement tecnico attestandosi in basso fino a 0,8839, a ridosso della media – mobile a 50-giorni, posta a 0,8832, il supporto da battere . Il taglio drastico dei tassi inglesi testimonia che il pound possa continuare a risultare vulnerabile contro euro, attendendosi un’ulteriore ondata di svalutazione.
Un rally dell’euro -sterlina eventualmente sosterrebbe l’euro -dollaro, qualora il cable dovesse rimanere fermo.

Nella settimana entrante molto chiave risulterà il dato legato al trade-balance americano, per capire se esso abbia spazi di risanamento ampi alla luce del crollo del prezzo del petrolio. Sul fronte dello yen il mercato continua ad essere rialzista in un contesto recessivo, con gli acquisti di divisa nipponica dettati più da motivazioni di carattere tecnico che fondamentali. L’euro -yen in settimana ha ripreso a cadere, lasciando sul campo ben 6 big -figures, per una discesa circa 126,50 a 120,50. Il minimo relativo da battere è lontano a 113,64. Le resistenze si annidano nel medio -termine a 130,00-131,00.

Infine per quanto riguarda il mercato delle commodities, in ribasso il greggio Wti in prossimità dei 40$ sulla scia dei pessimi dati relativi all’occupazione USA. Tra i metalli industriali segnaliamo il forte rialzo del piombo (+9,68%) seguito dal caffè (+5,41%) ed infine dal rame (+5,11%). Tra i preziosi segnaliamo in lieve calo l’oro (-0,9%) ed in rialzo l’argento (+2%). Infine tra gli agricoli segnaliamo  il rialzo della soia (+4,8%), del caffè (+3,8%) e grano (+2,15%).

                                 I MARKET MOVER DELLA SETTIMANA

Per quanto riguarda la settimana macroeconomica sarà una sette giorni ricca di pubblicazioni sia a livello europeo che americano. A livello europeo si comincerà Mercoledì 14 con i dati finali relativi alla produzione industriale di Novembre per poi proseguire Giovedì 15 con la pubblicazione dei dati finali del CPI e l’evento piu’ importante ossia l’annuncio del ribasso dei tassi della BCE (gli operatori si aspettano un ribasso di 50 basis point) e relativa conferenza stampa di Trichet per poi terminare Venerdi 16 con la pubblicazione dei dati relativi a novembre della bilancia commerciale.
Oltreoceano si comincerà Martedì 13 con il discorso di Bernanke sulla crisi economica e la bilancia commerciale relativa al mese di Novembre, poi Mercoledì 14 verranno resi noti i dati sulle vendite al dettaglio relative al mese di dicembre e il Beige Book per poi concludere Venerdi 16  con la produzione industriale relativa al mese di dicembre e la fiducia Università Michigan.
Infine, la settimana nipponica non presenta nessun dato degno di cronaca.

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a

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12/01/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno