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Repor Settimanale

E l’atleta si ritrova a Dubai e rischierà il contagio? Nell’ottava appena conclusa abbiamo assistito ad una frenata dei listini in Europa ad eccezione di Francoforte e  dei listini americani che sono rimasti pressoché invariati causa pure la ridotta operatività in coincidenza della festività del Thanksgiving. Questa settimana è stata caratterizzata dall’ annuncio nella giornata di giovedì del presunto crack da parte di Dubai World, che ha fatto tremare soprattutto i listini europei in quanto gli stessi hanno un ‘esposizione preponderante rispetto al resto del mondo. Per questo la reazione giovedì, dei mercati finanziari è sembrata eccessiva; e di fatto venerdi i listini hanno alquanto ridotto le perdite. Infatti, secondo il mio parere è assai improbabile che si scateni una crisi sistemica e la stessa situazione non ha nulla a che vedere con le crisi che avevamo visto in Asia o in Russia nel lontano 1998. Nonostante tutto qualche investitore è corso subito al riparo chiudendo le posizioni di carry trade e ricomprando dollari. Dunque, tanto rumore per nulla? Non proprio. A segnalarlo è ancora una volta il Vix che negli ultimi giorni è balzato di quattro punti dimostrando che è ritornato a regnare tra gli operatori una certa dose di incertezza. A livello europeo la piazza migliore è stata Francoforte con il DAX30 che è progredito  dello 0,40%, mentre hanno chiuso in territorio negativo l’ indice inglese, il FTSE100 che ha registrato un ribasso dello 0,30% cosi come l’ indice francese, il CAC40 in ribasso del 0,21%. A livello settoriale dobbiamo segnalare in denaro il settore del health care (+1,66%), seguito da quello delle tlc (+1,23%) ed infine quello chimico (+0,90%) mentre in lettera dobbiamo segnalare il settore bancario (-2,17% spaventato dalle esposizioni delle banche europee nel fondo di Dubai World) seguito da quello dei servizi finanziari (-1,83%) ed infine da quello automobilistico (-1,65%). Fra i principali titoli protagonisti assoluti Carrefour (+4,82%), Deutsche Telecom (+3,68%) ed Arcelor Mittal (+2,77%) mentre in lettera segnaliamo Volkswagen (-8,34% per il report negativo da parte di Goldman Sachs), Ing (-7,71% per l’imminente aumento di capitale per rimborsare gli aiuti di Stato) ed Axa (-2,24%).
Piazza Affari chiude la settimana con il secondo ribasso consecutivo dello Ftse/Mib (-1,36%), chiudendo la settimana a 22205 punti risultando ancora una volta la peggiore piazza a livello europeo. Il nostro indice ha rotto al ribasso il supporto a 22000 punti aprendo la strada al famoso canale ribassista. La situazione del nostro indice resta volatile e nel breve termine negativa e il solo raggiungimento dei 23300 punti decreterebbe l’inversione del trend in atto. Di contro, il ritorno sotto i 21900 puntì riporterebbe l’indice a testare dapprima il supporto a 21600 e poi il pericoloso supporto dinamico dei 21000 punti. Fra i titoli maggiori dobbiamo segnalare in denaro Mediaset (+5,38% le promozioni a go go provenienti dalle case d’investimento e il trend futuro positivo rinvenienti dagli investimenti pubblicitari hanno messo le ali al titolo della scuderia Berlusconi), Bulgari (+3,11% titolo spinto al rialzo dal buy di Goldman Sachs), e Pirelli (+2,11% titolo spinto al rialzo dalle voci di possibile scorporo dell’ intera divisione Pirelli) mentre in lettera, invece, troviamo Ubi Banca (-4,41% peggior titolo bancario dell’ anno dopo Mps toccando quotazioni che ci fanno risalire alla scorsa estate), Impresilo (-4,26% affossato dalle vicende giudiziarie che quasi sicuramente la vedranno uscire sconfitta) e Finmeccanica (-3,96%).
Durante la settimana le notizie provenienti da Dubai hanno fatto arretrare Wall Street, che pur era partita ben intonata in un frangente in cui le autorità di politica-economica restano a supporto del ciclo micro-macro. A condizionare il price-action è stata l’ondata improvvisa di risk-adversion che ha colpito Dubai, coinvolgendo tutto il Golfo Persico. L’S&P500, dopo aver disegnato un massimo di settimana a 1.112 punti, ha arretrato in velocità discendendo fino a 1.077 punti per poi chiudere lateralmente a 1.091 punti. Le resistenze passano a 1.112-1.114
punti, mentre i primi supporti sono rappresentati dai 1.074 punti, seguita poi dalla trendline rialzista iniziata da marzo 2009 e dalla media-mobile a 100-giorni a 1.034 punti. Il mercato che si stava focalizzando sul newsflow relativo alle vendite natalizie, ha dovuto dunque reagire a questi eventi. A farne le spese e dunque ad underperformare è stato il settore finanziario. Il quadro equity statunitense, già cicatrizzato per via del credit crunch, si trova ora a dover convivere con gli eventi del Middle-East, sperando che gli allarmi si spengano presto grazie all’intervento dell’emirato di Abu Dhabi. Terminata la stagione delle trimestrali gli indici di borsa americani dovranno provare a mantenersi al di sopra delle trendline rialziste di medio -termine. Finora queste linee di trend sono rimaste intatte. Fino ad una loro tenuta il quadro grafico resta rialzista. Una loro violazione costituirebbe un segnale di inversione o comunque di attenuazione della costruttività del price-action. Risulterà fondamentale valutare l’entità del dato occupazionale dei nuovi occupati/disoccupati di novembre negli USA, previsto in agenda venerdì 4 dicembre.
Questa settimana è stata ancora all’ insegna della lettera per il Nikkei225 (-4,40%) che rompe il supporto posto a 9200 punti (9081,52) e si avvicina prepotentemente al supporto dinamico dei 9000 punti rotto il quale si scenderà senza sosta agli 8500. La settimana in corso è stata caratterizzata dalla vicenda Dubai ed ancora una volta dal forte apprezzamento della moneta.
L’evoluzione del mercato valutario e il preoccupante newsflow legato agli Emirati Arabi hanno finito per condizionare la settimana delle materie prime. I protagonisti in assoluto della settimana sono stati il gas naturale (+17,36%), il succo d’arancia (+4,66%), il caffè (+2,49%), i suini da macello (+2,47%) e l’oro (+2,39%). Le vendite hanno invece interessato in particolar modo il petrolio e la benzina, l’alluminio e il nickel. Il contratto-future sul petrolio al Nymex con scadenza gennaio ‘10 si è mosso ieri nell’intervallo di prezzo 72,39 $ – 79,92 $ per poi attestarsi nel finale a quota 76,05 dollari al barile, in calo di 67 centesimi di dollaro. Nell’ultima settimana il mercato del metallo prezioso per eccellenza, l’oro, ha più volte aggiornato il proprio record. Il primo contratto future ha archiviato gli scambi a quota 1.174,20 dollari l’oncia, in rialzo di oltre ventisette dollari, dopo essersi spinto fino a quota 1.195,00 $ (nuovo massimo storico).

Nell’arco dell’ultima settimana il contratto-future sul decennale si è mosso nell’intervallo di prezzo 122,27 – 124,06 (un livello così alto non veniva registrato dal mese di aprile) per poi archiviare l’ottava a 123,48 punti, in rialzo di circa una figura. Le quotazioni, superando con decisione una trendline orizzontale passante in prossimità dei 122,85 punti, avrebbero tutte le carte in regola per spingersi verso i livelli di massimo dell’anno (126,53 punti), soprattutto se il flight-to-quality dovesse proseguire. Il mercato interbancario ha visto il tasso EURIBOR a 3-mesi salire da quota 0,714% a 0,718%. La curva dei rendimenti in Germania ha finito per registrare un movimento di steepening: il 2-anni (1,2 5%) ha perso 7bps, il 5-anni (2,25%) 11bps e il 10-anni (3,1 7%) 9bps mentre il 30-anni (3,93%) è rimasto invariato. Lo spread di tasso decennale ITA/GER si è allargato a 87 punti base così.
Oltreoceano i tassi d’interesse, già di per sé a ridosso dello zero nel segmento compreso tra i 3-mesi e l’anno, hanno subito un’ulteriore compressione verso il basso con il Libor 3-mesi $ a 25 basis points. I tassi a 2-anni hanno chiuso l’ottava a 0,67%, mentre quelli a 5-anni a 2,03%. I temi decennali dal canto loro si sono apprezzati, determinando una discesa dei rendimenti a 3,20%. I tassi a breve-termine fino ai 2-anni, a prescindere dalle loro fluttuazioni di mercato, sono talmente bassi da aver perso molto del loro significato nominale. La curva dei rendimenti non riesce ad appiattirsi più di tanto essendo lo spread di tasso 2-10 anni ancora al di sopra di 250 basis points. Detenere i titoli di stato a breve-termine avrebbe poco senso se non in termini di parcheggio della liquidità e se non in termini di tassi d’interesse reali qualora gli indici dei prezzi risultassero in deflazione prolungata. I rendimenti appaiono invece dare un minimo di remuneratività sulle parti a lungo-termine. I titoli trentennali rendono il 4,20%.

La settimana è stata molto intensa per il mercato valutario. A parte la violazione rialzista delle resistenze registratasi sull’euro-dollaro che tutto sommato sembrava prossima e la caduta del Dollar Index su nuovi minimi, a condizionare il price-action è stata l’ondata improvvisa di avversione al rischio che ha colpito Dubai, coinvolgendo tutto il Golfo Persico. Questo newsflow ha però creato sul mercato dinamiche anti-cicliche. Ad essere comprati sono stati il franco svizzero, lo yen ed infine il dollaro. Si tratta delle tre divise che si muovono in maniera rafforzativa quando le asset-class di rischio si indeboliscono. Il primo segnale che l’aria sull’FX -market era cambiata era stato lanciato dall’euro-yen.
L’euro-dollaro in settimana è riuscito ad oscillare in ambo le direzioni. Nella prima parte dell’ottava questo cambio ha rotto le resistenze a 1,5050-1,5063, per disegnare un nuovo massimo relativo a 1,5145, con questo livello che diventa la prima resistenza di riferimento sulla parte alta. Con gli eventi della Dubai World l’euro -dollaro è ricaduto in velocità fino a 1,4827, esattamente al livello della mediamobile a 50-giorni, per poi tentare il rimbalzo, riuscendoci fino a 1,5060 . Il trend rialzista dell’euro-dollaro è rimasto intatto.
In materia di pound, il quadro è rimasto nel complesso poco mosso con l’euro-sterlina intento a fluttuare a 0,9100, con i supporti a 0,9079 e le prime resistenze lontane a 0,9346.

 

 

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30/11/2009 | Categorie: Investimenti Firma: Vincenzo Polimeno