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Recessione, alle porte per 1/3
degli investitori istituzionali

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Lo rileva un sondaggio di Bank of America

Le ombre di una recessione si fanno sempre più minacciose. Al punto che oltre un terzo degli investitori istituzionali teme che possa materializzarsi nei prossimi 12 mesi, la percentuale più alta degli ultimi otto anni. Ma procediamo con ordine. Mercoledì 14 agosto si sono intrecciate ben tre situazioni critiche: considerate singolarmente avrebbero potuto agitare gli investitori ma, in contemporanea, hanno determinato una vera e propria miscela esplosiva.  Come emerge da un approfondimento proposto da Financialounge.

In Germania, il Pil nel secondo trimestre 2019 ha accusato un calo dello 0,1% sul trimestre precedente, registrando un rialzo di appena lo 0,4% su base annua e alimentando i timori per la crescita dell’intera zona euro. Negli Stati Uniti, invece, ha preso forma l’inversione della curva dei tassi di interesse, con il rendimento dei Treasury a 10 anni inferiore a quello di governativi a due anni: un segnale che, negli ultimi 40 anni, ha preannunciato quasi sempre una recessione nei successivi 12 mesi. Infine, in Cina, in mattinata si era appreso che nel mese di luglio la produzione industriale aveva registrato il ritmo di crescita più contenuto degli ultimi 17 anni. Il risultato di questa combinazione di dati macro preoccupanti è stato un’accelerazione dell’avversione al rischio (risk off) da parte degli investitori, con i principali indici di Borsa in calo tra i due e tre punti percentuali, i rendimenti dei Treasury e dei Bund in ritirata e il prezzo dell’oro alle stelle.

La sensazione avvertita dagli investitori è che la tanto temuta recessione possa davvero essere alle porte. Un altro indizio in questa direzione lo hanno offerto le risposte del sondaggio che Bank of America Merrill Lynch (BofA) ha condotto coinvolgendo 224 investitori istituzionali – fondi pensione, casse di previdenza, fondi sovrani, desk assicurativi, private banker – per un totale di 553 miliardi di dollari di risorse in gestione. Ebbene il 34% ritiene probabile una recessione nei prossimi 12 mesi, la percentuale più alta degli ultimi otto anni.

L’aumento dei timori di recessione coincide con la preoccupazione degli investitori per le valutazioni tra le diverse classi di attività. Gli istituzionali sono rialzisti sui prezzi delle obbligazioni, in quanto il 43% degli intervistati prevede che rendimenti a breve termine saranno più bassi nei prossimi 12 mesi, mentre solo il 9% ipotizza tassi più elevati a lungo termine: va ricordato che se i rendimenti scendono i prezzi delle obbligazioni aumentano perché le due variabili si muovono in modo inverso.

Al contrario le azioni statunitensi vengono considerate dal 78% degli investitori intervistati come “sopravvalutate“: l’unica altra volta nella quale tali valutazioni sono state così estreme contemporaneamente (positive sui bond e negative sulle azioni) è stato nell’agosto del 2018, poco prima di una grave correzione dell’S&P 500.

Detto questo, se è vero che, sempre in base al sondaggio di BofA, l’ampia maggioranza degli istituzionali (66%) reputa improbabile una recessione a breve termine, è altrettanto vero che il sondaggio è stato condotto tra il 3 e l’8 agosto: nel frattempo si sono addensati nuovi minacciosi nuvoloni nel cielo dell’economia globale. Inoltre la guerra commerciale i cui impatti sull’economia reale risultano sempre più evidenti, non fa intravedere nessuno spiraglio a breve termine per un accordo tra Washington e Pechino, mentre alcuni focolai di crisi si stanno moltiplicando anche nelle aree emergenti dall’Argentina a Hong Kong.

22/08/2019 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione