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Private banking, crescono i clienti e l’esigenza digitale

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Il settore private deve contrastare il calo di rendimento constatato nei prodotti liquidi proponendo soluzioni tecnologiche

L’industria del private banking si sta sviluppando a “macchia di leopardo” in Italia, un Paese in cui la percentuale di famiglie che dispongono di un patrimonio superiore a un milione di euro è in crescita, in linea con il resto del mondo. Diventa quindi fondamentale per i big player organizzarsi con strutture dedicate e più vicine alla realtà altamente tecnologica in cui viviamo.

Il ricambio generazionale, l’innovazione tecnologica e la normativa MiFID II stanno contribuendo ad accelerare il processo di rinnovamento del settore private che necessita di nuove soluzioni, concepite attraverso metodi e approcci innovativi utili a contrastare la perdita di redditività di buona parte dei prodotti liquidi affrontando serenamente le sfide dei mercati futuri.

Studi di settore dimostrano come nei prossimi 36 mesi il modello tradizionale di private banking sia destinato a mutare più di quanto non lo abbia fatto negli ultimi dieci anni. Dall’attuale 10% degli operatori private che dispone di un’offerta digitale significativa, differente dalla semplice operatività transazionale e reportistica di base, si passerà al 40-50% nei prossimi due anni.

Cambio di scenario notevole per un comparto che detiene un quarto della ricchezza totale gestita dall’industria del risparmio in Italia (le masse private sono attualmente intorno agli 800 miliardi di euro). Anche perché il private banking non si limita più solamente alla gestione finanziaria ma, col passare del tempo, sta acquisendo una forma sempre più evidente di wealth advisory.

08/08/2018 | Categorie: Economia e Dintorni , Investimenti Firma: Redazione