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Portafoglio, parola d’ordine: DECORRELARE

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 Alla luce di un contesto economico completamente rivoluzionato rispetto a qualche anno fa, caratterizzato da tassi d’interesse negativi e dal mondo del reddito fisso in forte difficoltà ad offrire rendimenti, quel che emerge sia dal lato dell’offerta finanziaria e assicurativa sia dal lato della richiesta stessa del mercato è la ricerca di nuove modalità per generare performance appetibili.

Sulla scia di questa riflessione si colloca la recente conferenza stampa organizzata da Societe Generale e Lutetia Capital  per la presentazione dell’accordo siglato da quest’ultima con AllFunds per la distribuzione del fondo flagship Lutetia Patrimoine, uno dei principali fondi UCITS specializzati in “pure” merger arbitrage, che rappresenta la strategia sottostante gli indici Merger Arbitrage di Societe Generale.
 
Abbiamo colto l’occasione per fare qualche riflessione su queste tematiche con Vincenzo Saccente, Managing Director, Co-Head Public Distribution di Societe Generale in Italia e Fabrice Seiman, managing Partner di Lutetia Capital e gestore AAA del fondo “Lutetia Patrimoine”.
 
Uno degli temi forti, parlando di gestione dei portafogli di investimento, è la crescente difficoltà di trovare asset e mercati decorrelati, elemento essenziale per una efficace gestione del rischio. In relazione a questo argomento, come si colloca la nuova strategia Merger Arbitrage, sviluppata in collaborazione con Lutetia Capital?
Vincenzo Saccente: La strategia di merger arbitrage offre ritorni decorrelati dai mercati con un beta di 0,08 rispetto all’ EuroStoxx50. Infatti, i ritorni di questa strategia sono dati dall’abilità del gestore di valutare i deal da un punto di vista statistico e fondamentale piuttosto che dell’andamento dei mercati. Il rischio in questa strategia non è un rischio di mercato, ma è legato ai deal: considerando che la strategia di merger arbitrage consiste nel catturare lo spread tra il prezzo dell’azione target a seguito dell’annuncio e il prezzo atteso al closing dell’operazione, i ritorni sono abbastanza prevedibili poiché il prezzo al closing dovrebbe essere uguale al prezzo di offerta. L’unico rischio è rappresentato dal possibile fallimento del deal, che Lutetia mitiga focalizzandosi solo su operazioni annunciate (escludendo transazioni ostili, la principale causa di fallimento di un deal) e investendo in un portafoglio diversificato di 50/70 posizioni. Questo è il motivo per cui il merger arbitrage non è correlato alle asset class tradizionali e, in situazioni di stress sui mercati, ha dimostrato di essere tra le strategie con le migliori performance. Per esempio, durante la crisi del 2008, quando l’S&P500 e l’Eurostoxx50 scesero di oltre il 50% raggiungendo i minimi (7 ottobre 2007/ 9 marzo 2009), la strategia di merger arbitrage generò ritorni positivi. Lo stesso si verificò nel 2015/2016: quando i mercati azionari persero 25-30% tra aprile 2015 e febbraio 2016, l’indice SGI Merger Arbitrage registrava una performance di +4%. 
 
Quali sono le caratteristiche di questa strategia che potrebbero renderla appetibile al pubblico dei consulenti finanziari? 


Fabrice Seiman: attualmente i clienti retail e i promotori finanziari possono investire nella strategia di merger arbitrage solo attraverso il fondo Lutetia Patrimoine ( gli indici Merger Arbitrage di Societe Generale al momento sono rivolti a investitori istituzionali). Nel contesto attuale, particolarmente difficile, la strategia di pure merger arbitrage di Lutetia è una delle poche asset class davvero attraenti, che offre un’efficiente diversificazione di portafoglio grazie a ritorni decorrelati. Inoltre, la strategia è altamente liquida e generalmente offre ritorni prevedibili con una durata stabilita (spread/return medio approssimativamente del 7% sui deal superiori ai 400 milioni di dollari in Nord America, senza leva)rappresentando una valida alternativa al mercato obbligazionario. Su un orizzonte di 25 anni, le strategie di merger arbitrage hanno avuto una performance quasi doppia rispetto a quella delle obbligazioni, con una volatilità del 30% più bassa e minore drawdown.
 

  

15/11/2016 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione