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Politica Monetaria Banche Centrali: siamo al termine?
Alcuni giorni fa il presidente della Federal Reserve di Atalanta, Dennis Lockhart, ha confermato l’impegno della Banca centrale sulla strada dello stimolo economico. Nel suo intervento tuttavia, Lockhart ha spiegato che "qualunque aggiustamento della politica monetaria della Fed non è un cambio di rotta". Nelle scorse settimane, i fondamentali tutti al positivo dell’economia americana avevano spinto molti trader a pensare che la Federal Reserve potesse ridimensionare o interrompere il suo programma di acquisto asset da 85 miliardi dollari al mese, piano che svalutando il dollaro
Ma come ha osservato al culmine della bolla dei subprime, il responsabile di Citigroup, Chuck Prince, ha notoriamente dichiarato: “Quando la musica si fermerà, la situazione sarà complicata in termini di liquidità. Ma finché l’orchestra suona, bisogna alzarsi e ballare. E noi stiamo ancora ballando”. Sei anni dopo, le banche centrali di tutto il mondo suonano un motivo diverso, in un contesto di politiche monetarie accomodanti e tassi d’interesse bassissimi. A loro volta, gli investitori obbligazionari, a caccia di rendimenti, sono impegnati in una danza più frenetica; ma cosa succederà quando la musica – com’è destino che sia – si fermerà? Non fatevi ingannare dall’attuale bassa volatilità, introdotta artificialmente; si tratta un elemento che cambia le regole del gioco del mercato obbligazionario. Oggi, i gestori sul reddito fisso consapevoli dei rischi devono essere flessibili e dotati di una gamma completa di strumenti per gestire i rischi legati alla maturity, al credito e all’inflazione. Gli investitori obbligazionari sprovvisti invece di questa capacità si espongono a possibili pericoli. L’obiettivo degli istituti centrali è mantenere una politica espansiva fintantoché la crescita resterà molto debole, e questo induce a credere che dovrà trascorrere ancora del tempo prima che sia interrotto il flusso di liquidità e che i tassi d’interesse risalgano a livelli normali.
Oggi, nel reddito fisso, la bilancia tra rischi e rendimenti pende dalla parte del rischio. Gli investitori dovrebbero quindi concentrarsi meno sulla possibile tempistica, ma più su quello che accadrà quando i tassi saliranno, sicuramente prima dell’inevitabile fuga dal mercato obbligazionario che si innescherà quando le autorità monetarie cominceranno a mutare il loro orientamento. L’asimmetria del profilo di rischio/rendimento, che deriva dalla possibilità di errori di politica monetaria in un quadro di bassa crescita e di indici sul debito elevati e in aumento nelle economie avanzate, sta a significare che il tradizionale approccio obbligazionario long-only esporrà gli investitori a forti perdite quando verranno meno le ingenti iniezioni di liquidità delle banche centrali.
Un approccio, quindi, studiato per essere svincolato dalla configurazione della curva e dalla tempistica del ciclo dei tassi d’interesse, ma in grado di generare rendimenti superiori alla liquidità grazie alla capacità di assumere posizioni corte, nonché di concentrarsi sulle opportunità di valore relativo derivanti dalle inefficienze e anomalie di prezzo dei mercati.