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Pir e imprese: al via la nuova indagine di PF e PwC

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Al via la nuova indagine “Clienti e dinamiche comportamentali: la lezione dei Pir per proporre nuove soluzioni di investimento” di ProfessioneFinanza e PwC

Si apre oggi la nuova indagine “Clienti e dinamiche comportamentali: la lezione  dei Pir per proporre nuove soluzioni di investimento” rivolta a consulenti, indipendenti e non, private banker ed esperti del settore. L’indagine, che è realizzata da ProfessioneFinanza in collaborazione con PwC, vuole fare il punto sulla conoscenza di questo nuovo strumento di investimento da parte della clientela italiana e del grado di utilizzo che ne viene fatto all’interno dei portafogli.

Il sondaggio servirà, infatti, per capire se c’è una preferenza verso questi strumenti da parte di una particolare fascia di clientela (es, Millennial, oppure over 60) oppure se i Pir sono utilizzati indifferentemente dall’età dei risparmiatori. E ancora, fatta 100 la disponibilità del portafoglio, quale percentuale viene destinata ai piani individuali di risparmio e quali sono le motivazioni che vengono indicate dai consulenti per indirizzare gli italiani sui Pir. Nello stesso tempo, si cercherà di capire quali sono, invece, i motivi alla base di questo tipo di investimento da parte dei clienti stessi. Per esempio, si capirà se è predominante la caratteristica di investire in aziende italiane, oppure se è la diversificazione il primo fattore che spinge gli italiani verso i Pir; o ancora, se alla fine è tutto un tema di fiscalità agevolata sul capital gain o di vantaggi fiscali legati al passaggio generazionale.

L’introduzione dei Pir ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nell’ordinamento tributario italiano, che si è allineato così a quanto avviene già da tempo in altri Paesi, tra cui Usa, Francia e Gran Bretagna. Introdotti con la Legge di Bilancio 2017, i piani individuali di risparmio si pongono l’obiettivo di offrire, da un lato, un vantaggio fiscale (per gli investimenti detenuti almeno 5 anni) per i molti risparmiatori dotati di abbondante liquidità in un’epoca di tassi di interesse relativamente bassi; dall’altro, di sostenere le piccole medie imprese italiane, costituendo una fonte alternativa di finanziamento per le stesse aziende. Il fine ultimo di questi nuovi strumenti è, infatti, quello di stimolare gli investimenti a medio lungo termine nel capitale di rischio delle imprese e rendere la fiscalità italiana più competitiva.

Le ultime novità in tema di Pir sono arrivate pochi giorni fa. Dopo le linee guida sul regime di non imponibilità introdotto dalla legge di bilancio 2017 pubblicate nel mese di ottobre scorso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con la circolare n. 3/E del 26 febbraio 2018, l’Agenzia delle Entrate ha fornito alcuni chiarimenti interpretativi sui Pir, fornendo alcune risposte ad alcune criticità emerse nel confronto tra il Ministero dell’economia, l’Agenzia delle Entrate e le principali associazioni di categoria (Abi, Ania e Assogestioni).

In particolare, è emerso che è possibile effettuare investimenti in strumenti finanziari derivati solo attraverso Oicr Pir compliant, che è possibile utilizzare il criterio del costo medio ponderato complessivo in caso di dismissione degli investimenti in alternativa al costo medio annuo previsto dalla normativa specifica, che è possibile il cumulo con i benefici per le startup innovative e che è possibile l’intestazione dei Pir ai minori, ma solo se i genitori non hanno altri piani.

Per partecipare all’indagine clicca qui https://it.research.net/r/Indagine_Pir.

 

 

 

02/03/2018 | Categorie: Imprese e Pir , Investimenti Firma: Redazione