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Pir, il mercato secondario ha catturato tutta la raccolta

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Pochi gli effetti dei Pir in Borsa: nel 2017 sul listino principale si sono registrate 8 Ipo, mentre sull’Aim Italia 23 in totale

“Mi aspetto un anno molto buono per i Pir. Soprattutto per quella che è la grande sfida: fare dei Pir un investimento costante nel tempo, mese dopo mese, in maniera tale che il mercato possa godere di questa stabilità di ingressi”. A parlare è il presidente di Mediolanum, Ennio Doris, a margine della presentazione dello studio “I Piani individuali di risparmio (Pir): gli effetti su domanda e offerta di capitale nel mercato borsistico italiano” realizzato da Intermonte in collaborazione con il Politecnico di Milano. Doris ha poi aggiunto che  “ci sono le condizioni per portare 500 aziende italiane a Piazza Affari nel giro di pochi anni, per poi arrivare a 1000 nel medio termine” e che il Pir “è un investimento di lungo termine, e quindi non conta la performance del singolo anno. E questo è lo scopo anche della legge, che guarda a 5 anni”.

Le stime sulle Ipo sono numeri impressionanti, se si considera che negli ultimi 20 anni il listino milanese ha sempre viaggiato tra 300 e 350 quotate. Ma i Pir hanno rilanciato il settore, offrendo nuove opportunità per i risparmiatori e le società di gestione del risparmio, ma anche spingendo gli imprenditori a guardare con maggiore fiducia che in passato al mercato dei capitali.

Secondo lo studio di Intermonte e del Politecnico di Milan, però, nel primo anno,  è stato il mercato secondario a beneficiare quasi del tutto della raccolta Pir (circa 10,9 miliardi, secondo i dati di Assogestioni),  mentre il mercato primario non sembra per ora esserne stato influenzato.

“Osservando l’aumento del numero di imprese iscritte al programma Elite di Borsa Italiana (437 a fine anno contro le 290 di inizio anno) e il capitale raccolto ‘sulla fiducia’ dalle Spac, siamo fiduciosi sul fatto che i frutti si osserveranno nel medio termine”, si legge nella survey, dalla quale risulta che il credito d’imposta concesso sui costi di quotazione delle Pmi è inoltre un buon incentivo a sostegno dei Pir e di un possibile nuovo flusso di titoli che andrà a incrementare l’offerta disponibile.

Venendo ai dati: sul listino principale si sono registrate 8 Ipo in tutto il 2017, mentre sull’Aim Italia c’è stato un timido aumento del numero di nuove quotazioni (23 in totale, di cui 16 nell’ultimo semestre) il che ha generato un buon incremento del controvalore collocato in Borsa (soprattutto grazie alle Spac: ben 7 sull’Aim Italia e 1 sul listino principale negli ultimi 12 mesi, per una raccolta totale di  1.433 milioni).

 

20/03/2018 | Categorie: Imprese e Pir Firma: Redazione