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Perchè le famiglie italiane investono poco in azioni ?

L’obiettivo di questo articolo e di quelli successivi è quello di dare una ragionevole spiegazione al basso tasso di partecipazione delle famiglie nei mercati azionari. La bassa quota investita in titoli azionari è un fenomeno che accomuna più paesi ed a cui la teoria tradizionale non riesce a dare una valida spiegazione. Infatti seguendo tale teoria basta che vi sia un eccesso di rendimento positivo dei titoli azionari rispetto ai titoli privi di rischi, affinché anche individui avversi al rischio investano una sostanziosa quota della loro ricchezza in titoli rischiosi.
L’evidenza empirica non supporta tale risultato. Molti studi mostrano che  pur essendo l’eccesso di rendimento osservato mediamente fra il 4 e il 6 per cento, la quota di titoli azionari acquistata è molto modesta. Questa può essere giustificata soltanto considerando un’avversione al rischio estremamente elevata (intorno a 35). Un’avversione al rischio così elevata è però del tutto irragionevole perché comporterebbe ad esempio che un individuo sia disposto a pagare un premio al rischio di 27 euro pur di non partecipare ad una lotteria in cui può vincere o perdere 30 euro con uguale probabilità.

Molto più realisticamente l’avversione  al rischio si colloca tra 1 e 4. È evidente che ciò fa sorgere un paradosso (puzzle) da risolvere. Possibili cause del fenomeno sono state ricercate negli alti costi di transazione, nella mancanza di conoscenza in materia finanziaria degli individui e nella mancanza di fiducia degli stessi nelle istituzioni.

Tali cause però non hanno valenza generale in quanto ogni paese ha delle caratteristiche che lo differenzia da altri.
Una spiegazione che ha un fondamento matematico ed una valenza maggiore è fornita dalla finanza comportamentale. La finanza comportamentale e l’economia comportamentale sono campi di studio strettamente legati, che applicano la ricerca scientifica nell’ambito della psicologia cognitiva alla comprensione delle decisioni economiche e come queste si riflettano nei prezzi di mercato e nell’allocazione delle risorse.

 Entrambe si interessano della razionalità, o meglio della sua assenza negli agenti economici. I modelli studiati in questi campi tipicamente integrano risultati della psicologia cognitiva con l’economia neoclassica. Questo però potete trovarlo scritto ovunque ciò che non trovate è che la finanza comportamentale è anche una teoria basata su assiomi e regole ben precise proprio come la teoria tradizionale e che in presenza di condizioni specifiche contempla l’utilità attesa come caso specifico.
L’obiettivo è sicuramente arduo ma non preoccupatevi il nostro sarà un percorso graduale, partiremo dalle più importanti critiche alla teoria tradizionale che hanno spinto alcuni economisti ad indirizzare le loro ricerche in ambiti non tradizionali per poi passare alla teoria dei prospetti (1979) di Kahnemann e Tversky teoria, che può essere considerata la vera e propria fondatrice della behavioral finance e la teoria dell’avversione al disappunto di Gul, che costituisce a nostro avviso una  evoluzione su base assiomatica della teoria dei prospetti.

Quindi solo dopo aver acquisito queste maggiori conoscenze ci accingeremo ad affrontare temi più specifici come quello dell’avversione al rischio di un soggetto e la scelta di portafoglio, sia per la finanza tradizionale che per la finanza comportamentale. Una volta comprese bene le due teorie siamo pronti ad affrontare il tema del paradosso del premio azionario, l’intento è quello di mostrare come mentre la teoria tradizionale  fallisce nella sua spiegazione, la finanza comportamentale ne fornisce una spiegazione esauriente. In ultimo verrà fornita un’applicazione pratica in cui si mostrerà come effettivamente varia la quota investita seguendo la teoria tradizionale e quella dell’avversione al disappunto. Naturalmente è richiesta la vostra collaborazione, se vorrete darmi dei suggerimenti o avrete necessità di approfondire temi su cui io non mi sarò soffermata non avete che da contattarmi.

 Galli Rossella
  

07/05/2008 | Categorie: Finanza personale Firma: Rossella Galli