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Pensioni, Fornero in esclusiva a PF: “Riforma per la sostenibilità, critiche a scopo elettorale”

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Intervista esclusiva a Elsa Fornero, che da ministro del governo Monti ha riformato il sistema pensionistico dell’Italia nel 2011

“La trasformazione di questa istituzione le ha dato basi più sostenibili, spesso però l’argomento diventa il luogo preferito delle scommesse elettorali”. Ad affermarlo è Elsa Fornero, in un’intervista concessa in esclusiva a ProfessioneFinanza. In effetti le pensioni sono spesso al centro del dibattito politico. L’attuale governo, per esempio, si è posto come obiettivo proprio il superamento della riforma Fornero. Chi meglio dell’ex ministro poteva raccontarci in maniera seria, approfondita e non banale qualcosa in più sul tema. Al di là di questa chiacchierata, l’economista sarà lo special guest del nostro PFEXPO (a cui ci può iscrivere e partecipare gratuitamente cliccando qui) il 20 settembre a Roma, dove interverrà in maniera ancor più dettagliata sul dibattito.

Innanzitutto cosa pensa in maniera generica delle pensioni?

“Il sistema previdenziale pubblico è stato, per decenni, il grande strumento di prevenzione della povertà nell’età anziana. Ha offerto sicurezza e garanzie per un periodo della vita caratterizzato da fragilità e insicurezza. Ha mitigato i costi economici e sociali delle imponenti trasformazioni produttive degli ultimi settant’anni; ha compensato (sia pure in maniera parziale e imperfetta) i limiti del mercato del lavoro, in particolare per quanto concerne le difficoltà occupazionali di donne e lavoratori anziani. In Italia, ha rappresentato la via preferenziale al welfare nel suo complesso, sulla quale si sono concentrati gli sforzi delle politiche redistributive a scapito di politiche sociali più largamente presenti in altri paesi (per l’infanzia, la famiglia, contro la mancanza di reddito da lavoro). Da un punto di vista socio-politico, il sistema pensionistico è stato però anche terreno di scontro non solo sociale ma anche, in maniera meno trasparente ma non meno importante, generazionale. Si è trattato, in particolare, del luogo preferito delle promesse elettorali e della “generosità” politica miope rispetto alle grandi trasformazioni demografiche ed economiche e agli interessi di medio-lungo periodo del Paese; dell’ambito di creazione di consenso politico, attraverso la segmentazione sociale e l’attribuzione di privilegi. E’ stato anche il luogo dello scarso coraggio politico, dimostrato dalla lunghezza esasperante del processo di riforma e dalle politiche di stop and go”.

In particolare lo scontro si concentra spesso sulla sua riforma: cosa ne pensa?

“La trasformazione di questa istituzione, in risposta ai cambiamenti strutturali della demografia e dell’economia, è avvenuta in tutta Europa, secondo linee comuni che, lungi dal rigettare l’idea forte di “protezione sociale” degli individui, hanno impostato su basi più sostenibili e più eque il “contratto tra generazioni” sul quale essa poggia. Il processo di riforma ha interessato anche l’Italia, in misura non inferiore a quella di altri Paesi europei, ma molto più lenta e con una forte propensione ad agire in emergenza. Le riforme non sono state indolori. E tuttavia sofferenze e risentimenti da esse provocati sono stati amplificati sia dalla sensazione (peraltro giustificata) di scarsa condivisione dei sacrifici da parte di gruppi privilegiati (soprattutto in ambito politico), sia da una loro distorta rappresentazione mediatica, che ha trattato le riforme in termini di mera “austerità”. La dimensione di “investimento sociale” delle riforme si è persa in un “racconto” che ha fatto leva soltanto sui “diritti negati”, sull’adeguamento a vincoli di bilancio mal compresi e ritenuti un’imposizione dell’estero, su luoghi comuni, come il lavoro degli anziani sottratto ai giovani. Comprensione e consapevolezza non avrebbero ridotto i sacrifici, ma li avrebbero resi meno gravosi e forse più facilmente tollerabili. Invece, l’insistenza sulla loro inefficacia (per il perdurare degli squilibri finanziari) o non necessità (perché la situazione non sarebbe comunque degenerata in crisi) ha ostacolato il realizzarsi di un raro momento di slancio in avanti del Paese”.

Entro questa cornice, l’analisi di Elsa Fornero, ripercorre le ragioni demografiche ed economiche che hanno indotto, pressoché ovunque in Europa e nel mondo, a riformare i sistemi di welfare. Dalla descrizione della pensione individuale, nella quale è centrale il concetto di rischio (grande assente nelle discussioni quotidiane in materia) l’analisi si snoda attraverso il sistema pubblico, toccando specificatamente i suoi metodi di finanziamento e le formule (retributiva e contributiva) che stanno alla base del calcolo della pensione e le loro implicazioni, per esempio in termini di incoraggiamento al pensionamento anticipato e di equità nei rapporti tra generi e generazioni. Si definiscono quindi le caratteristiche del “buon” sistema pensionistico, sottolineando l’inesistenza del sistema “ottimo”.

31/08/2018 | Categorie: Economia e Dintorni , EconoPolitik Firma: Luca Losito