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Paul Krugman

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Krugman è nato e cresciuto a Long Island e si è specializzato in economia (sebbene, inizialmente, fosse maggiormente interessato alla storia) come undergraduate (vedi Sistema scolastico statunitense) all’Università Yale. Ha ottenuto un dottorato (Ph.D.) al MIT nel 1977 e ha insegnato alla Yale, al MIT, all’Università di Berkeley, alla London School of Economics e all’Università di Stanford, prima di giungere all’Università di Princeton nel 2000. Ha lavorato per un anno (tra il 1982 e il 1983) nel Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca, sotto l’amministrazione Reagan. È inoltre membro del Gruppo dei Trenta, un importante gruppo di economisti di livello internazionale.

Quando Bill Clinton entrò in carica, nel 1992, Krugman era in prima fila per ottenere una posizione importante nella sua amministrazione. Fu invece scavalcato da Laura Tyson, in primo luogo per via dell’iniziale interesse dell’amministrazione per la politica industriale e questo fatto gli ha permesso di intraprendere la strada del giornalismo per il grande pubblico, prima per Fortune e Slate, poi per la Harvard Business Review, per Foreign Policy, per l’ Economist, per Harper’s Magazine e per Washington Monthly. Nei primi anni novanta ha portato al pubblico le tesi, tra gli altri, degli economisti Laurence Lau e Alwyn Young, secondo i quali la crescita delle economie dell’Asia dell’est sono da ricondurre non all’adozione di modelli economici nuovi ed originali, accompagnati dalla crescita della total-factor productivity (ovvero la produttività della tecnologia di produzione adottata), ma piuttosto all’aumento dell’impiego dei fattori capitale e lavoro.

 La sua previsione è, quindi, che la crescita dell’Asia dell’est è destinata a diminuire non appena diverrà più difficile generare crescita economica dall’aumento della dotazione di fattori produttivi.
Con parole sue, egli si è dedicato a un "nuovo tipo di opere, saggi per non-economisti che siano chiari, efficaci e interessanti". Krugman era considerato tra i più quotati per essere scelto in un ruolo chiave della politica economica se John Kerry fosse stato eletto Presidente degli Stati Uniti d’America nelle elezioni del 2004.
Krugman ha lavorato in seno al comitato consultivo della Enron per gran parte del 1999, ottenendo un compenso di 37.500 dollari per aver partecipato a due riunioni del consiglio di amministrazione, prima che le regole del New York Times gli imponessero di dimettersi per incompatibilità con il ruolo di editorialista. Queste vicende sono divenute fonte di problemi per Krugman con lo scoppio dello scandalo Enron. I critici lo hanno infatti accusato di conflitto di interessi e di aver accettato il lavoro al New York Times come "corruzione" per avere il controllo dei media. Ovviamente, Krugman ha negato con forza la validità delle accuse, sottolineando che il suo rapporto con la società Enron era stato reso pubblico nei suoi articoli riguardanti la compagnia, sia prima sia dopo lo scandalo.

Dal gennaio 2000 contribuisce alla pagina degli editoriali d’opinione del New York Times. Ciò lo ha reso, secondo il Washington Monthly, "il più importante editorialista in America… è il solo, quasi, ad analizzare la storia più importante della politica degli ultimi anni, la fusione di interessi industriali, lobbistici e politici, nella quale eccelle l’amministrazione Bush."
Nel settembre 2003, Krugman ha pubblicato una raccolta dei suoi articoli intitolata The Great Unraveling (uscito in Italia col titolo "La deriva americana"), nel quale sferra un attacco deciso alla politica economica e alla politica estera di Bush. La sua tesi principale consiste nella critica ai grossi disavanzi provocati dalla politica di taglio delle tasse, dal mantenimento della spesa pubblica e dalle spese per la guerra in Iraq. Questi deficit, a suo avviso, sarebbero insostenibile nel lungo periodo e potrebbero provocare una grave crisi economica. Il libro ha avuto un notevole successo.

Negli anni novanta, Krugman si è dedicato soprattutto ad un’analisi delle politiche economiche, negli articoli del New York Times e in Peddling Prosperity. Egli ha attaccato quelli che ha chiamato "gli imprenditori della politica", fermi su particolari politiche considerate come il deus ex machina per risolvere qualsiasi problema di politica economica.
Vincitore del Premio Nobel 2008 per l’economia con la seguente motivazione: "Premiato per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica"

  

14/10/2013 | Categorie: Nozioni e personaggi Firma: Redazione