NEWS

Emergenti, selezione in vista delle Banche centrali

Immagine di anteprima

Il debito dei Paesi emergenti si trova in una situazione decisamente diversa rispetto alla tempesta che lo ha travolto nel 2013

 

In uno scenario in cui le Banche centrali sembrano orientate a irrigidire la politica monetaria, quali ripercussioni potrebbero esserci sul debito dei Paesi emergenti e quali rischi potrebbe trovarsi ad affrontare un investitore? E ancora, quale strategia d’investimento dovrebbe adottare?
MyAdvice-ProfessioneFinanza lo ha chiesto a Salman Ahmed, chief investment strategist di Lombard Odier IM, e a Charles St-Arnaud, senior investment strategist di Lombard Odier IM.

 

Oggi che le principali Banche centrali sembrano intenzionate a irrigidire la politica monetaria, cosa devono aspettarsi gli investitori? Il debito dei Paesi emergenti rischia di essere colpito da una nuova tempesta, così com’è già accaduto nel 2013?

Secondo la nostra analisi, le condizioni sono profondamente cambiate da allora: i mercati emergenti sono più resilienti, meno dipendenti dal mondo sviluppato e guidati maggiormente dalle rispettive economie e politiche nazionali. Nel 2013, i toni forse troppo aggressivi della Federal Reserve statunitense puntarono i riflettori sulle sfide che alcuni mercati emergenti avrebbero dovuto affrontare nel tentativo di finanziare i deficit delle partite correnti, in un contesto caratterizzato da un dollaro forte.  Oggi il contesto monetario è analogamente aggressivo e lo conferma il fatto che la Federal Reserve, la Bank of England, la Bank of Canada e la Banca centrale europea segnalano che la politica monetaria accomodante degli ultimi anni potrà essere oggetto di irrigidimento Tuttavia, i mercati emergenti non hanno reagito con lo stesso panico di quattro anni fa, i rendimenti del debito dei mercati emergenti sono stati, infatti, toccati meno di quanto avrebbe suggerito la relazione passata e per ora sono stati evitati importanti sell-off.

 

A cosa è dovuto questo cambiamento?

In parte, questo è proprio il risultato dell’impatto del taper tantrum del 2013, che ha corretto i tassi di cambio. In parte, il merito è anche del miglioramento delle bilance commerciali, grazie ai minori prezzi del petrolio. Molte economie emergenti hanno anche attuato miglioramenti strutturali, diventando così meno dipendenti dalla crescita globale e dal ciclo delle commodity e maggiormente trainate dalla domanda interna. Inoltre, il cuscinetto rappresentato dallo spread tra rendimenti reali è molto più consistente di quattro anni fa. Di conseguenza, i rendimenti reali dei Paesi emergenti sono di circa 200 bp maggiori rispetto agli Stati Uniti, una differenza quattro volte più ampia rispetto al 2013. Questo li rende più interessanti, offrendo inoltre un certo grado di compensazione per la maggiore volatilità.

 

Quali sono i rischi che potrebbero scaturire da questo scenario?

Sebbene in termini generali le previsioni siano positive, il debito dei mercati emergenti presenta rischi nuovi e significativi che gli investitori prudenti devono tenere bene a mente. Crediamo che questi rischi siano gestibili, e in parte evitabili, con approcci di investimento altamente selettivi e basati sui fondamentali.

A nostro avviso il rischio maggiore proviene dal più grande attore del mercato: la Cina. Riteniamo tuttavia che il rischio reale di una crisi della bilancia dei pagamenti, dovuta all’enorme onere debitorio, possa essere mitigato dalla disponibilità cinese ad attuare controlli sul suo conto capitale chiuso. Il fatto che l’inclusione dei titoli cinesi negli indici azionari globali abbia generato forti afflussi di capitale straniero, rappresenta un’altra rete di sicurezza per la Cina. È possibile che tali afflussi facciano crescere tutti i prezzi, ma a medio termine gli investitori che conoscono bene il mercato cinese godranno del vantaggio di sapere dove si trova il valore reale, invece di procedere con acquisti indiscriminati.

 

E qual è la strategia d’investimento di Lombard Odier? 

È importante essere selettivi nella strategia di investimento e non limitarsi a seguire gli indici di benchmark. Una strategia basata sugli indici porterebbe, infatti, a concentrare il portafoglio nei Paesi più indebitati, invece di preferire i più solidi. Pensiamo che difficilmente i mercati emergenti possano offrire un’esperienza del tutto tranquilla agli investitori. Inoltre, nel nuovo paradigma del mondo obbligazionario è probabile che eventuali sell-off a breve termine siano amplificati dalla mancanza di liquidità. Da tempo evidenziamo il problema della liquidità compromessa nei mercati obbligazionari, un motivo in più per investire tenendo d’occhio i fondamentali. In un portafoglio di alta qualità e ridotto turnover è meno probabile trovare asset di scarsa qualità e impossibili da vendere, mentre è più probabile mantenere asset di alta qualità anche in momenti di grande volatilità del mercato.

 

31/08/2017 | Categorie: Economia e Dintorni , Investimenti Firma: Stefania Pescarmona