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Obbligazioni, tassi in rialzo: una minaccia da sventare

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I tassi in rialzo riducono il valore dei bond, una grana da risolvere per chi investe

Con i rialzi dei tassi riapparsi minacciosi sui mercati, il guadagno di chi investe in obbligazioni è a rischio. Negli Usa la Fed, come vi avevamo raccontato, ha già aumentato i suoi fra l’1,75% e il 2%. In Europa, la fine del QE attesa per gennaio di cui vi avevamo parlato, potrebbe avvenire la stessa cosa. E considerando che il prezzo di un’obbligazione scende all’aumentare del rendimento, si capisce subito che la minaccia è concreta. Se l’investitore vende il titolo prima della scadenza, un aumento dei rendimenti si trasforma in una perdita di capitale.

Tutte le obbligazioni rispondono ai cambiamenti del rendimento di base a cui si rapportano. Lo strumento più noto per quantificare questo rischio è la duration, che misura la sensitività del valore di un bond alla variazione del tasso di interesse. Eppure, il mercato obbligazionario presenta possibili soluzioni al problema. Una di queste sarebbe investire in obbligazioni a tassi variabili.

“Sono titoli di debito caratterizzati da un coupon variabile – dice al Sole 24 Ore Vincenzo Sagone, Responsabile ETF & Indexing Business Unit Amundi sgr – composto da due elementi: da una parte il tasso di interesse di riferimento (Euribor o Libor a tre mesi e così via), e dall’altra uno spread fisso, determinato al momento dell’emissione in funzione del rating dell’emittente”. Aumentando o diminuendo il tasso di riferimento, il coupon varia di conseguenza.

L’opportunità degli Etf

Considerando lo scenario attuale, gli Etf che replicano indici sulle obbligazioni a tasso variabile (floater) diventano molto interessanti per gli investitori. Il prezzo di questi strumenti infatti non diminuisce quando i tassi aumentano, poiché hanno una bassa duration (quindi una sensibilità limitata alle variazioni dei tassi). E soprattutto perché la cedola si muove in tandem con i tassi delle banche centrali.

Tra gli Etf presenti in Europa sono disponibili diverse soluzioni, che si tratti di obbligazioni corporate denominate in dollari o in euro, con o senza copertura del rischio cambio. Ad esempio, gli Etf “currency hedged” sui floater americani consentono agli investitori europei di beneficiare di tassi di interesse più elevati pur limitando l’impatto della volatilità della valuta.

“È curioso notare che in Italia siamo abituati a questo tipo di esposizioni – sottolinea Sagone – in quanto il nostro mercato obbligazionario include una vasta diffusione di titoli di Stato a tasso variabile (come i CCT). Tuttavia questo tipo di titoli non è altrettanto diffuso nel resto d’Europa. Gli Etf Floater sulle obbligazioni corporate a tasso variabile, quindi, risultano una valida soluzione. Sono in grado di apportare diversificazione, tutelare il portafoglio dal rialzo dei tassi e fornire un potenziale rendimento interessante”.

Attualmente a Piazza Affari sono quotati circa sei Etf obbligazionari a tasso variabile, che si differenziano per valute e composizione. Un mercato da valutare ed esplorare sempre più attentamente. Perché ormai il rialzo dei tassi da parte di Bankitalia nel 2019, senza il sostegno del QE e di un Mario Draghi in scadenza di mandato, non lo si può proprio escludere.

02/07/2018 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione