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New normal, Ruocco: “Misure
globali per risolvere tutto”

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Nuovo approfondimento per la rubrica PF

“Il coronavirus ha gettato i mercati in un circolo vizioso, comprensibilmente. Metà della soluzione è comprendere il problema, quindi bisogna essere rassicurati dalle risposte politiche universali e unificate a livello globale” esordisce così l’esperto di finanza Alessandro Ruocco, nell’approfondimento per la nuova rubrica “New normal – Voci dall’emergenza”. Un commento, il suo, che ripercorre gli shock economici più importanti degli ultimi decenni, dimostrando come delle misure globali abbiano ogni volta risollevato l’economia mondiale. Uno scenario che potrebbe riguardarci da vicino già a partire dalla seconda metà dell’anno. Ma leggiamo subito l’interessante analisi dell’esperto.

Precedenti e similitudini

La politica globale può porre fine alle crisi e alle cause o sostenere il bull market. Ricordo tre di questi periodi di determinazione politica globale negli ultimi 30-35 anni, ognuno dei quali ha lanciato o sostenuto importanti mercati azionari: l’accordo del Plaza nel 1985, il problema Y2K per l’anno 2000 a metà della fine degli anni ’90, e la crisi finanziaria globale nel 2008-09. Ogni risposta era in previsione o nel bel mezzo di gravi battute d’arresto economiche e, sebbene alcuni dei bull market si siano conclusi con eccessi che hanno richiesto una correzione, gli investitori hanno goduto dell’apprezzamento delle azioni per un minimo di due anni.

L’impennata del dollaro

Dopo un aumento del 50% del dollaro dal 1980 al 1985, ad esempio, i ministri delle finanze di tutto il mondo si sono riuniti al Plaza Hotel di New York, hanno riconosciuto il rischio di una deflazione diffusa in un mondo affamato di dollari, e hanno coordinato le politiche di normalizzazione del dollaro. In risposta, l’S&P 500 è quasi raddoppiato nei due anni successivi.

Prima del nuovo millennio

Sulla scia di un articolo di Computerworld, “Doomsday 2000”, nel 1993, fu coniato l’acronimo Y2K (Year 2000) a metà del 1995. Mentre i governi di tutto il mondo puntavano sia sulle politiche fiscali che su quelle monetarie a contrastare il crollo economico legato alla tecnologia all’alba del nuovo millennio (il ben noto problema della data dei computer tra il 1999 ed il 2000, poi brillantemente risolto) l’S&P 500 è quasi quadruplicato nei quattro anni dalla metà del 1995 alla fine del 1999.

La grande crisi dopo i subprime

Infine, durante e dopo il crollo dei mutui subprime e il fallimento di Lehman Brothers durante la crisi finanziaria globale, i responsabili delle politiche fiscali e monetarie di tutto il mondo si sono uniti nei loro sforzi per evitare il collasso economico, come ha sottolineato il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi nel 2012, che ebbe a dichiarare: “…la BCE è pronta a fare tutto il necessario per preservare l’euro… E, credetemi, sarà sufficiente”. Dal suo punto più basso nel marzo 2009, l’S&P 500 è quasi quadruplicato.

Le conseguenze possibili

Quindi, eccoci di nuovo qui, questa volta di fronte alle conseguenze economiche globali di un virus chiamato “SARS-CoV-2” e della malattia che provoca, “coronavirus disease 2019”, abbreviato in “COVID-19”. I governi di tutto il mondo stanno rispondendo ancora una volta con determinazione, sia dal punto di vista fiscale che monetario.

Il rischio è la paura diffusa

Discutendo con clienti e colleghi, una cosa appare chiara: ho iniziato a credere che le paure dei social media siano diventate più virali di quanto lo sarà il COVID-19, causando più isteria – e stimoli – di quanto sarebbe potuto essere e sarà altrimenti. In effetti, questo coronavirus non sembra colpire i giovani, un’osservazione che i social media sembrano aver tralasciato. Nel corso del confronto tra il COVID-19 e la comune influenza, la maggior parte di noi ha acquisito una prospettiva significativa sulle statistiche: tanto per dirne una, solo negli Stati Uniti, l’influenza invernale colpisce tipicamente circa 35 milioni di persone, quasi il 10% della popolazione, e uccide quasi 35.000 persone, in modo sproporzionato gli anziani e i giovani.

L’avanzata di COVID-19

Al contrario, mentre l’inverno volge al termine, il COVID-19 ha colpito finora poco più di 127.000 persone a livello globale, uccidendo circa 4700 persone. Il totale dei guariti è invece di poco superiore ai 68.000, ossia più del 50% dei contagiati. Detto questo, le probabilità che i titoli negativi persistano ancora per diversi mesi è altissima, poiché i media, per un bias inerente alla curiosità umana, sono più inclini a fornire notizie negative, che attirano maggiore attenzione, che quelle positive.

Meno casi dell’influenza

Mentre il tasso di mortalità sembra più alto di quello della tipica influenza invernale, il numero totale di casi è e sarà probabilmente molto più basso, non solo quest’anno con l’avvicinarsi della primavera nell’emisfero nord, ma anche in futuro, ora che i vaccini sono sulla buona strada per l’approvazione in tempi record. Anche se questa volta potrebbe essere diverso, i virus tendono a non sopravvivere nelle stagioni calde, quindi le probabilità di una prolungata costrizione umana ed economica stanno diminuendo.  Inoltre, le precauzioni più che straordinarie che i governi, i consumatori e le imprese (di conseguenza, volenti o nolenti) hanno preso per evitare il COVID-19 potrebbero e dovrebbero limitare il numero di casi e di decessi tipicamente associati alla più tradizionale influenza invernale.

Ripresa globale a V in vista

Date le misure politiche estreme in vigore in Cina e altrove, le probabilità di una ripresa economica globale a V da questo shock a breve termine sono quindi aumentate. La forte reazione dei governi e delle banche centrali sosterrà senza dubbio le economie e, anche se i danni saranno estesi, le probabilità che gli stimoli monetari e fiscali, questa volta accoppiati, possano produrre effetti positivi, nel medio-lungo termine, è chiaramente elevata, non fosse altro che come reazione al prossimo “scampato pericolo”.

Il miglioramento a fine anno

C’è da far notare una cosa, a livello economico, e lo facciamo prendendo in considerazione le due economie più importanti del mondo, USA e Cina. Le scorte e gli investimenti sono rimasti ben al di sotto dell’ottimismo associato all’aumento dei consumi per un periodo di tempo prolungato, tipicamente la ricetta per una ripresa a forma di V. A nostro avviso, mentre il PIL reale potrebbe essere colpito fino a metà anno da voli e conferenze cancellati e altre interruzioni dell’attività commerciale che causano un altro ciclo di tagli alle scorte e alle spese in conto capitale, l’elastico associato a un rimbalzo globale si sta allungando da più di un anno. Di conseguenza, una ripresa a forma di V potrebbe sorprendere in modo significativo sul lato alto delle aspettative nella seconda metà di quest’anno fino almeno al 2021.

La spinta all’innovazione

Durante la peggiore crisi finanziaria della nostra vita, quella del 2008-2009, l’innovazione ha acquisito più forza di quanto la maggior parte degli investitori si aspettasse. Le aziende che offrono prodotti e servizi più veloci, meno costosi, più economici e creativi hanno guadagnato una quota significativa. Il software-come-servizio (Salesforce, Microsoft, Oracle, per esempio) e la vendita al dettaglio online (Amazon, Ebay, Zalando) sono stati i principali beneficiari durante la Grande Recessione. Crediamo che la turbolenza causata dal coronavirus stia dando all’innovazione un’altra opportunità per rompere l’ordine tradizionale del mondo. Grazie a progressi nel sequenziamento del DNA e nell’intelligenza artificiale, i ricercatori hanno sequenziato il virus COVID-19 in soli due giorni, rispetto ai cinque mesi del coronavirus della SARS del 2003.

Vaccino in anticipo

Di conseguenza, è probabile che le varie agenzie governative statali approvino il primo vaccino tra pochi mesi, invece che tra 12-18 mesi, ben prima della prossima stagione influenzale. In risposta alle interruzioni, è probabile che la stampa 3D, la robotica, la tecnologia autonoma e la tecnologia a catena di blocchi (blockchain) acquisiscano una maggiore trazione man mano che le aziende snelliscono le catene di fornitura, non solo spingendo la produzione verso i consumatori finali, ma anche accelerando il time to market, e facilitando le transazioni in modo molto più efficiente di quanto i processi aziendali possano fare oggi.

Il peso dei social

In conclusione, Il COVID-19 è diventato virale, con i social media che instillano ed hanno instillato paura – se non isteria – e che esacerbano la dicotomia tra comportamento dei consumatori e comportamento delle imprese, che è in atto da più di un anno. Mentre le scorte e le spese in conto capitale sono destinate a diminuire nei prossimi mesi, i governi di tutto il mondo sono uniti nella loro risposta, e sono decisi a far risorgere la domanda, una dinamica che è stata storicamente associata a mercati azionari sostenuti. Di conseguenza, le probabilità di una ripresa globale a forma di V sono in aumento.

Le opportunità del futuro

Come è tipico nei periodi di turbolenza, i consumatori e le imprese sono disposti a pensare in modo diverso e a cambiare il loro comportamento. Poiché entrambi cercano modi più economici, più produttivi o più creativi per soddisfare le loro esigenze, crediamo che l’innovazione dirompente metterà radici e conquisterà una quota di mercato significativa. Tenete le antenne sintonizzate per captare le opportunità che i recenti ribassi, e la prossima, sicura ripresa, forniranno a coloro che sapranno coglierle.

16/03/2020 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione