
Speciale PFEXPO: La sfida della crescita economica europea
Produttività , regolamentazione e prospettive future analizzate da Riccardo Puglisi, Prof. di Scienza delle Finanze all'Univ. di Pavia
Introduzione
Nel panorama internazionale, l’Europa continua a rivestire un ruolo storico e culturale di primo piano, ma il suo peso economico sta subendo una progressiva erosione. A fronte di economie emergenti e di giganti tecnologici statunitensi che crescono a ritmi vertiginosi, l’Europa sembra incapace di sviluppare un tasso di crescita sufficiente a garantirle competitività e benessere diffuso nel medio-lungo periodo.
La questione cruciale, spesso sottovalutata nel dibattito pubblico, riguarda la crescita della produttività , vero motore dello sviluppo economico e del miglioramento degli standard di vita. In questo contesto, la regolamentazione ambientale, pur importante, rischia di soffocare l’innovazione e l’investimento in settori strategici.
Crescita economica e produttività : un divario persistente
L’Europa, e in particolare l’Italia, evidenziano da oltre vent’anni tassi di crescita della produttività stagnanti. Il PIL reale pro capite, parametro essenziale per misurare la ricchezza media dei cittadini, cresce in modo insufficiente a causa di riforme incomplete, politiche fiscali poco lungimiranti e di un approccio troppo orientato alla redistribuzione rispetto allo sviluppo.
Come ricorda la cosiddetta regola del 70 (70 diviso il tasso di crescita per calcolare il tempo di raddoppio di un indicatore economico), la situazione europea risulta particolarmente problematica. Con un tasso di crescita medio del 2%, l’economia raddoppierebbe in 35 anni, mentre economie emergenti con tassi al 7% possono duplicare la propria dimensione in appena 10 anni.
Il confronto con Stati Uniti e Cina
A fotografare la debolezza europea vi è anche la dimensione delle grandi imprese nei settori tecnologici d’avanguardia. Colossi americani come Microsoft (3.500 miliardi di dollari di capitalizzazione), Apple (3.000 miliardi) o Amazon (2.300 miliardi) superano di un ordine di grandezza le migliori aziende europee.
In Europa, nomi come Spotify o SAP si attestano su capitalizzazioni decisamente inferiori, evidenziando un gap di scala e capacità innovativa che fatica a essere colmato. Anche i giganti cinesi del digitale, pur in un contesto di borsa meno brillante, mantengono dimensioni ragguardevoli (ad esempio Tencent a 600 miliardi di dollari).
Sostenibilità e regolamentazione: un rischio di autolimitazione
Uno degli errori strategici più evidenti nel modello europeo è l’eccessiva enfasi sulla regolamentazione ambientale e sulla sostenibilità , a scapito della crescita produttiva. L’Unione Europea, nel tentativo di porsi come leader morale nella lotta al cambiamento climatico, ha talvolta sacrificato la competitività dei propri settori industriali.
La sostenibilità , di per sé valore condivisibile, rischia di trasformarsi in un limite se non accompagnata da investimenti massicci in innovazione tecnologica, automazione e digitalizzazione. Occorre ripensare le priorità politiche, garantendo un equilibrio tra transizione verde e potenziamento della produttività .
La sfida della politica fiscale e della redistribuzione
Un’altra criticità riguarda la politica fiscale europea, troppo orientata alla redistribuzione e poco alla promozione della crescita. La conseguenza è evidente: standard di vita più bassi, salari reali distorti e disuguaglianze territoriali.
Un caso emblematico è rappresentato dall’Italia, dove la produttività di aree economicamente forti come Milano non si traduce in salari proporzionati, mentre zone a minore produttività beneficiano di livelli retributivi simili grazie a vincoli normativi. Questa distorsione frena l’attrazione di capitale umano qualificato e alimenta la fuga di giovani verso l’estero.
Come ricordano numerosi modelli economici (ad esempio quelli di Charles Jones, Stanford), politiche fiscali sbagliate oggi generano effetti negativi che si riverberano sui prossimi 20-30 anni. La sfida è dunque adottare riforme che stimolino la produttività e sostengano una crescita sostenibile di lungo periodo, evitando politiche di breve respiro o eccessivamente assistenziali.
Conclusioni e prospettive
L’Europa dispone di potenzialità straordinarie: capitale umano qualificato, valori democratici consolidati e una cultura scientifica di prim’ordine. Tuttavia, per affrontare le sfide globali servono coraggio politico e scelte strategiche radicalmente orientate alla crescita.
Occorre superare la mentalità esclusivamente redistributiva, razionalizzare la regolamentazione, incentivare la produttività e investire nei settori tecnologici avanzati. Solo così l’Europa potrà colmare il divario con Stati Uniti e Cina e garantire un futuro prospero alle prossime generazioni.
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