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Speciale PFEXPO: Investire nei mercati in un secolo di incertezze

Lezioni storiche e prospettive future per la gestione attiva a cura di Andrea Baron, managing director di MFS


In un contesto globale segnato da crisi, guerre, pandemie e cambiamenti geopolitici, la storia degli ultimi 101 anni dimostra che rimanere investiti nei mercati finanziari è stata la strategia più premiante nel lungo termine. Analizzando la storia dei mercati dal 1924 ad oggi, emerge chiaramente l’importanza di mantenere un approccio disciplinato e orientato al lungo periodo, valorizzando la gestione attiva come strumento per affrontare la crescente concentrazione settoriale e i cambi di paradigma economico.


Introduzione

Il Massachusetts Investors Trust, nato nel 1924 come primo fondo comune di investimento statunitense, rappresenta una pietra miliare nella storia della finanza moderna. Dal suo avvio, il mondo ha attraversato momenti di straordinaria turbolenza: la Grande Depressione, la Seconda Guerra Mondiale, l’elevata inflazione degli anni Settanta, la bolla tecnologica di inizio millennio, la crisi finanziaria del 2008, fino alla recente pandemia di Covid-19. Eppure, nonostante un secolo di eventi destabilizzanti, i mercati hanno continuato a crescere, premiando la perseveranza degli investitori di lungo termine.


La resilienza storica dei mercati

Analizzando un investimento iniziale di 10.000 dollari nel 1924 nel MIT, oggi il valore sarebbe superiore a 70 milioni di dollari. Un risultato che, in prospettiva storica, conferma la capacità dei mercati di creare valore nonostante shock economici, politici e sociali.

La lezione è chiara: i motivi per disinvestire, nell’immediato, sembrano sempre molti — guerre, tensioni politiche, crisi sanitarie — ma nel lungo periodo l’economia globale, e in particolare quella americana, si è dimostrata capace di adattarsi e continuare a produrre ricchezza.


Gli ultimi cinque anni: paradigmi in cambiamento

Nel periodo 2019–2024 si sono succeduti eventi dirompenti: la pandemia, politiche monetarie altamente espansive seguite da rapide strette creditizie, conflitti regionali, elezioni politiche con conseguenze incerte. Tuttavia, come evidenziato dall’andamento dell’indice MSCI World, la performance è stata trainata in larga parte dai cosiddetti “Magnifici 7” (le big tech statunitensi).


Questa forte concentrazione, se da un lato ha sostenuto l’indice globale, dall’altro aumenta il rischio per i portafogli poco diversificati. Negli ultimi mesi, infatti, è emerso come più della metà dei titoli dell’S&P 500 abbia sovraperformato l’indice stesso, mentre i Magnifici 7 hanno iniziato a sottoperformare. Ciò rafforza la tesi a favore della gestione attiva: selezionare titoli con solidi fondamentali, evitando valutazioni eccessive, rappresenta un vantaggio competitivo cruciale.


Le prospettive della gestione attiva

I cambiamenti strutturali — politici, tecnologici, geopolitici — stanno modificando profondamente la composizione del mercato globale. Dal dominio manifatturiero degli anni ’30, l’economia americana si è evoluta verso i servizi e, oggi, è sempre più orientata alla tecnologia.


Tuttavia, la volatilità resta un elemento costante. Studi statistici dimostrano che i ribassi medi del mercato azionario durano circa un anno, con perdite intorno al 30%, mentre i cicli rialzisti si protraggono più a lungo, generando ritorni significativi per gli investitori pazienti. Allungare l’orizzonte temporale riduce la probabilità di perdite e aumenta la probabilità di realizzare rendimenti positivi, anche in un contesto turbolento.


La sfida per i consulenti finanziari

Il ruolo del consulente finanziario evolve oggi verso una figura di educatore finanziario: aiutare i clienti a gestire le proprie emozioni, evitare scelte impulsive e abbracciare la disciplina dell’investimento di lungo periodo. Negli anni 2004–2013, bastava un portafoglio semplice (obbligazioni USA per tre quarti e large cap USA per un quarto) per ottenere un rendimento medio annuo del 5,5% con basso rischio. Oggi, per ottenere rendimenti simili, è necessario un portafoglio più complesso e una propensione al rischio più alta.

Questo scenario sottolinea il valore aggiunto della consulenza professionale, soprattutto in un contesto caratterizzato da alta volatilità, nuove minacce geopolitiche e innovazioni disruptive.


Conclusioni

L’esperienza dei mercati negli ultimi 101 anni dimostra che la crescita economica globale, nonostante le crisi, resta una potente forza di lungo periodo. La gestione attiva, oggi più che mai, può aiutare a navigare la complessità selezionando società solide e sostenibili, evitando la concentrazione eccessiva su pochi titoli dominanti.


Investire con disciplina, visione e competenza rimane la strategia vincente — nonostante i tweet di un presidente, una pandemia globale o un conflitto internazionale. Come la storia insegna, la macchina economica americana (e globale) continuerà a correre, producendo valore per chi saprà resistere alle emozioni di breve termine.

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