
L’Europa a un bivio: quale ruolo può ancora giocare nello scacchiere internazionale?
Tra crescita lenta, governance complessa e perdita di peso geopolitico, quali sfide attendono l'Unione Europea?
Nel dibattito attuale sulla geopolitica mondiale, una delle domande più urgenti riguarda la posizione dell’Europa: quale ruolo può occupare oggi in un contesto dominato da Stati Uniti e Cina? E quali prospettive ha l’Italia all’interno di questo scenario?
L’analisi parte da un dato ormai evidente: l’austerità adottata negli ultimi anni non ha rafforzato l’Unione, anzi ha contribuito a rallentare economie centrali come Italia, Germania e Francia. Una scelta che ha avuto conseguenze non solo economiche, ma anche politiche, alimentando tensioni interne e spingendo i governi verso logiche nazionali, spesso divergenti.
Un’Europa nata per garantire pace, oggi prigioniera della sua struttura
L’Unione Europea è stata concepita per creare integrazione economica e impedire nuovi conflitti. Un obiettivo raggiunto, ma con un limite strutturale che oggi pesa più che mai: la sovranità rimane quasi interamente agli Stati membri.
Questo crea un modello di governance complicato, lento e spesso paralizzato da veti incrociati. In un mondo che corre, l’Europa tende a muoversi con la velocità di un organismo del secolo scorso.
Dal vantaggio comparato alla perdita di centralità
A livello globale, il peso dell’Europa è diminuito non per eventi improvvisi, ma per un lento processo iniziato nel secondo dopoguerra. La forza economica degli Stati Uniti — accompagnata da capacità militari e influenza culturale — ha progressivamente definito la leadership occidentale.
L’Europa, pur mantenendo un’industria avanzata e un enorme mercato interno, non è riuscita a trasformare questa ricchezza in potere geopolitico. La crescita debole degli ultimi decenni ha accentuato il divario.
La Brexit ha indebolito ulteriormente l’Unione
L’uscita del Regno Unito non ha solo ridotto il peso politico dell’UE: ha anche eliminato Londra come una delle principali piazze finanziarie mondiali dal perimetro europeo. Un vuoto difficile da colmare e che riduce la capacità dell’Europa di imporsi sulle grandi dinamiche economiche globali.
Un’Europa “vaso di coccio” tra potenze di ferro
L’immagine evocata da Manzoni calza perfettamente: un vaso fragile tra vasi molto più robusti.
In un mondo in cui Washington e Pechino impongono ritmi e priorità, l’Europa rischia di restare spettatrice. L’unica alternativa possibile è quella che i federalisti europei immaginavano già decenni fa: un’Unione più integrata, più rapida nelle decisioni e dotata di una reale politica estera ed economica comune.
Un percorso tutt’altro che semplice, ma oggi inevitabile se l’Europa vuole tornare a contare.
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