
Economia globale, cambio e inflazione: il difficile equilibrio tra USA, Europa e Cina
Nel panorama attuale, la geopolitica economica si conferma uno dei principali driver di mercato. Ne parliamo con Luigi Buttiglione
Gli effetti combinati di dazi commerciali, migrazioni dei capitali e politiche monetarie divergenti stanno modificando in profondità l’equilibrio tra Stati Uniti, Europa e Cina. In questo contesto, comprendere l’andamento dell’inflazione, dei cambi valutari e delle aspettative di crescita è essenziale per investitori, imprese e decisori politici.
Stati Uniti: inflazione in crescita e ripresa contenuta
L’economia statunitense mostra segnali contrastanti. Se da un lato la crescita rallenta per effetto dei dazi e delle tensioni commerciali, dall’altro si osserva un'accelerazione dell’inflazione, dovuta anche alle restrizioni sull’immigrazione e all’aumento dei costi di produzione. I dati più recenti indicano una contrazione temporanea del PIL, ma i segnali recessivi sono ancora contenuti.
In questo quadro, la politica della banca centrale statunitense sarà determinante: i prossimi mesi saranno caratterizzati da un delicato bilanciamento tra la necessità di contenere l’inflazione e il rischio di indebolire ulteriormente la crescita.
Europa: stagnazione, rischio deflazione e cambio forte
La situazione dell’Europa appare più fragile. L’apprezzamento dell’euro rispetto a dollaro e renminbi ha un impatto negativo sulle esportazioni e sulla competitività , in un continente storicamente votato all’export. A questo si aggiungono la debolezza della domanda interna, la pressione della concorrenza cinese e il calo dei prezzi energetici: tutti elementi che contribuiscono a una dinamica disinflazionistica, con il concreto rischio di deflazione entro i prossimi 12 mesi.
A differenza degli Stati Uniti, la crescita europea è pressoché stagnante e l’area euro risulta più vulnerabile agli shock esterni. La politica monetaria della BCE, con tassi in progressivo ribasso, non sembra sufficiente a invertire la rotta, soprattutto se non accompagnata da riforme strutturali e da una maggiore efficienza nell’uso dei capitali.
Capitale cinese, cambio euro e implicazioni strategiche
Uno dei pochi elementi potenzialmente positivi è rappresentato dall’arrivo di nuovi capitali internazionali, in particolare dall’Asia, in seguito a un riassetto globale dei portafogli. Tuttavia, l’effetto benefico di questi flussi dipenderà dalla capacità dell’Europa di assorbire e valorizzare gli investimenti produttivi. Finora, la dinamica della produttività europea è rimasta molto al di sotto di quella statunitense.
Inoltre, l’apprezzamento dell’euro – se non accompagnato da fondamentali economici solidi – rischia di peggiorare il quadro generale. Anche se può favorire un temporaneo risparmio sulle importazioni di materie prime, l’effetto netto è restrittivo per l’economia: un cambio forte non giustificato da una reale crescita interna agisce da freno sulla competitività e sulla domanda aggregata.
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