
Dollaro, debito pubblico e tassi d’interesse: gli Stati Uniti tra equilibrio politico e fragilità sistemica
Dollaro, debito pubblico e tassi d’interesse: gli Stati Uniti tra equilibrio politico e fragilità sistemica. Ne parliamo con Andrew Spannaus
Negli Stati Uniti, la questione del debito pubblico è da anni al centro delle preoccupazioni economiche e finanziarie globali. Con un ammontare pari a circa un terzo del PIL mondiale, il debito sovrano americano è non solo uno strumento interno di politica fiscale, ma anche un barometro della fiducia internazionale nell’economia statunitense.
La recente sospensione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump nei confronti della Cina ha calmato, almeno temporaneamente, le turbolenze sui mercati, ma rimangono aperte molte domande sul futuro della politica monetaria, sulla solidità del dollaro e sull’equilibrio tra crescita e controllo della spesa pubblica.
Debito pubblico USA: una questione di fiducia più che di liquidità
Contrariamente alla narrazione comune, gli Stati Uniti non sono dipendenti dai capitali esteri per sostenere il proprio debito. La Federal Reserve ha dimostrato più volte di poter intervenire massicciamente, ad esempio durante la crisi del 2008 e il biennio pandemico, creando migliaia di miliardi di dollari in liquidità.
Il punto cruciale, tuttavia, non è la capacità tecnica di finanziare il debito, ma la fiducia globale nella sua gestione: se gli investitori internazionali cominciano a dubitare della razionalità della politica fiscale e monetaria americana, la solidità del dollaro e l’attrattività dei Treasury Bond ne risentono.
I dazi come leva negoziale e rischio per i mercati
Le tensioni tra USA e Cina, culminate in dazi fino al 30% su alcune categorie di importazioni, hanno avuto un impatto diretto sulla volatilità del mercato obbligazionario statunitense. La successiva sospensione di 90 giorni ha contribuito a calmare gli investitori, ma l’incertezza permane.
Le continue oscillazioni nelle politiche commerciali danneggiano la pianificazione economica e possono innescare vendite sul mercato secondario dei titoli pubblici USA, come avvenuto in passato. Paesi come la Cina, grandi detentori di debito americano, potrebbero usare la leva finanziaria come strumento geopolitico, anche solo per testare la reattività del sistema.
Federal Reserve e tassi: tra indipendenza e pressioni politiche
La Federal Reserve ha mantenuto finora un approccio cauto, consapevole dell’effetto che le tensioni internazionali e l’inflazione residua possono avere sull’economia. Con un tasso di inflazione al 2,3%, vicino all’obiettivo del 2%, la Fed non ha ancora margini per abbassare i tassi, nonostante le pressioni politiche.
Trump ha recentemente sostenuto di poter rimuovere il presidente Jerome Powell — affermazione priva di fondamento giuridico — suscitando allarme tra gli operatori di mercato. La stessa Fed ha ribadito la propria indipendenza e l’intenzione di non agire come “salvagente” delle scelte politiche.
Apprezzamento dell’euro e svalutazione del dollaro: strategia o conseguenza?
L’euro si è recentemente apprezzato nei confronti del dollaro, nonostante i tagli ai tassi da parte della BCE. Il dollaro, al contrario, ha subito una svalutazione legata in parte all’instabilità politica americana e in parte a strategie implicite di sostegno all’export.
Un dollaro più debole, sommato a dazi elevati, crea un effetto combinato che rende i prodotti esteri meno competitivi e quelli americani più appetibili. Sebbene questa dinamica possa essere utile nel breve periodo, essa espone il mercato valutario a un’instabilità potenzialmente pericolosa nel lungo termine.
Conclusione: tra volatilità tattica e visione strategica
Gli Stati Uniti restano al centro dell’equilibrio finanziario globale, ma la gestione del debito pubblico, dei tassi e della valuta richiede coerenza e fiducia. Le scelte impulsive, seppur efficaci per trattative a breve termine, rischiano di minare la credibilità delle istituzioni e di amplificare la volatilità dei mercati.
Sarà essenziale nei prossimi mesi mantenere una linea chiara su politica fiscale, monetaria e industriale, affinché il sistema economico americano non perda la sua storica funzione di riferimento per la stabilità globale.
Guarda l'intervista completa su FinanceTV.it o ascolta
il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell'Economia
Scopri tutti gli argomenti pensati per la tua attività





