
Dietro l’accordo USA–Cina: alleanza, tregua o resa strategica?
Con Alan Friedman analizziamo il recente accordo fra Cina e USA e facciamo il punto sulla situazione geopolitica internazionale
In una recente intervista a Finance TV – Le voci dell’economia, il noto giornalista e scrittore Alan Friedman, autore de La fine dell’impero americano, ha offerto una lettura lucida e disincantata degli equilibri (o squilibri) che regolano il rapporto tra Washington e Pechino.
Accordo USA-Cina: chi vince davvero?
Secondo Friedman, l’accordo recentemente raggiunto tra Donald Trump e Xi Jinping non rappresenta affatto una vittoria americana, ma piuttosto l'ennesima mossa affrettata della Casa Bianca.
Trump ha rilanciato un ciclo aggressivo di dazi nei confronti della Cina, con l’obiettivo di forzare Pechino ad accettare le condizioni commerciali americane. Tuttavia, la risposta cinese non si è fatta attendere: blocco delle esportazioni di terre rare, ossia quei minerali strategici fondamentali per l’industria tecnologica e militare globale.
Il risultato? Gli Stati Uniti hanno dovuto fare un passo indietro, ottenendo soltanto che la Cina riprendesse a esportare queste risorse in cambio dell'acquisto di una ridotta quantità di soia americana e della cessione di controllo su TikTok a una figura legata a Trump.
Per Friedman, è stata una tregua utile ai mercati globali, sì, ma non una vittoria americana. Anzi: solo la Cina ha saputo giocare ad armi pari, dimostrando un peso economico e geopolitico crescente.
Il mito degli investimenti esteri negli USA: tra realtà e propaganda
Uno dei pilastri dello storytelling trumpiano riguarda i presunti “trilioni di dollari” di investimenti stranieri attratti negli Stati Uniti in pochi mesi. Ma, come sottolinea Friedman, si tratta di una narrazione infondata:
Gli investimenti diretti esteri medi annui negli USA sono intorno ai 150 miliardi di dollari.
L'effetto dei dazi, finora, ha portato appena 200-300 miliardi, in linea con le medie storiche.
Trump parla di 17.000 miliardi di dollari (trillions!), ma l'intero storico degli investimenti diretti negli Stati Uniti non raggiunge neppure i 5.000 miliardi.
Un’enorme discrepanza, che ci ricorda quanto sia importante distinguere tra propaganda politica e dati macroeconomici reali.
La vera posta in gioco: ordine mondiale e leadership globale
Per Friedman, l’errore di fondo dell’amministrazione Trump è l’abbandono del ruolo storico degli Stati Uniti come garanti dell’ordine internazionale. L’approccio unilaterale e aggressivo dei dazi ha messo a rischio le alleanze, danneggiato i mercati e minato la credibilità della leadership americana.
"I dazi sono un boomerang, puniscono non solo i rivali ma anche gli alleati. È un gioco a somma zero: tutti perdono." – A. Friedman
L’intervista si chiude con un invito alla lucidità: comprendere come le forze geopolitiche contemporanee stiano ridisegnando il mondo è essenziale per chi opera nell’economia e nella finanza.
Guarda l'intervista completa su FinanceTV o ascolta
il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell'Economia
Scopri tutti gli argomenti pensati per la tua attività






