
Dazi USA e apertura cinese: la nuova geografia della politica economica mondiale
Siamo nel pieno di un’epoca definita da molti esperti come “New Global Disorder”, un nuovo disordine globale che ha stravolto gli equilibri su cui per decenni si era basata l’economia mondiale.
Il concetto emerge con forza nell’intervista di Jonathan Figoli a Renato Loiero, consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, durante una puntata speciale di Finance TV – Le voci dell’economia.
La discussione parte da una constatazione: gli Stati Uniti, storicamente patria del liberismo economico, stanno oggi adottando misure protezionistiche e interventiste senza precedenti, mentre la Cina, tradizionalmente regime autoritario, si muove verso una maggiore cooperazione internazionale.
Una dinamica che, secondo Loiero, sta ridisegnando i rapporti globali e creando un nuovo scenario di complessità politica, economica e commerciale.
Il “New Global Disorder”: i pilastri economici che non reggono più
Per decenni, il sistema economico globale si è retto su cinque pilastri fondamentali:
Le democrazie come modello politico dominante
Il capitalismo di mercato come sistema economico prevalente
Il liberismo come ideologia guida delle relazioni commerciali
Il G7 come principale forum di coordinamento internazionale
Gli Stati Uniti e il dollaro come riferimento unico per gli scambi globali
Oggi, spiega Loiero, tutti e cinque questi parametri sono in crisi. Le autocrazie sono sempre più protagoniste; il capitalismo di Stato avanza; e la frammentazione dei forum internazionali ha ridotto il peso decisionale del G7.
Accanto a esso si sono affermati nuovi blocchi come i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e la Shanghai Cooperation Organization (SCO), fondata nel 2001, che rappresentano un nuovo modello di collaborazione economica “non occidentale”.
Il ritorno del protezionismo e la fine del dogma liberale
Il protezionismo, sottolinea Loiero, non è un fenomeno nuovo, ma oggi assume una portata inedita. Gli Stati Uniti, da Trump a Biden, hanno moltiplicato le misure restrittive al commercio e introdotto dazi anche verso partner storici, come l’Unione Europea.
L’Inflation Reduction Act americano e le politiche di sostegno diretto alla popolazione durante il Covid rappresentano segnali chiari di una nuova stagione di interventismo economico. L’idea di uno Stato che entra nell’economia reale, fino ad acquistare quote di imprese strategiche, è ormai consolidata. Nel frattempo, la Cina si propone come partner cooperativo in Asia e oltre, attraverso accordi bilaterali e multilaterali volti a costruire un nuovo equilibrio economico internazionale.
Il ruolo (indebolito) delle istituzioni globali
Il disordine globale si riflette anche nella perdita di efficacia delle istituzioni di cooperazione internazionale. Secondo Loiero, ONU, WTO e Fondo Monetario Internazionale mostrano oggi limiti strutturali che impediscono loro di agire da reali garanti dell’ordine economico mondiale.
L’ONU necessita di una profonda riforma per restare un organismo di governance credibile.
Il WTO (World Trade Organization) è “messo in discussione” dalla crescente adozione di accordi bilaterali e regionali.
Il Fondo Monetario Internazionale, infine, ha una capacità di intervento “limitata”, inadeguata a gestire crisi complesse e globalizzate.
Il posizionamento dell’Italia nel nuovo scenario geopolitico
In questo contesto di instabilità, l’Italia gioca una partita strategica. Il Presidente del Consiglio, spiega Loiero, persegue con determinazione la difesa dell’interesse nazionale, che si traduce nella tutela e promozione dell’export italiano.
L’Italia oggi si posiziona al quarto posto mondiale per valore dell’export e punta a raggiungere il traguardo dei 700 miliardi di euro grazie a un piano strategico nazionale per l’export.
La linea di politica economica italiana si basa su tre direttrici:
Difesa dell’appartenenza europea e occidentale (UE, ONU, NATO)
Apertura pragmatica ai mercati globali per diversificare i rapporti commerciali
Sostegno alla competitività delle imprese italiane, vero motore dell’economia nazionale
L’Italia “sul pezzo”: una posizione di equilibrio
“L’Italia è sul pezzo”, conclude Jonathan Figoli, sintetizzando con una formula efficace il ruolo del Paese nel nuovo ordine mondiale. In un contesto dove le regole cambiano e le certezze vacillano, l’Italia mostra resilienza economica e una crescente capacità di posizionarsi come interlocutore stabile e affidabile tra le grandi potenze.
Conclusione: tra disordine globale e opportunità di crescita
Il mondo post-liberista è un campo complesso in cui le logiche economiche, politiche e geopolitiche si intrecciano come mai prima d’ora. E se da un lato il “New Global Disorder” introduce nuove tensioni e incertezze, dall’altro apre spazi di leadership e innovazione economica per quei Paesi capaci di adattarsi con visione strategica.
L’Italia, forte del suo tessuto imprenditoriale e della sua diplomazia economica, può essere tra questi.
Guarda l'intervista completa su FinanceTV o ascolta
il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell'Economia
Guarda l'intervista completa su FinanceTV o ascolta
il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell'Economia
Scopri tutti gli argomenti pensati per la tua attività






