
Dazi USA, FED, BCE e tassi d’interesse: le nuove sfide dell’economia globale
Le tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina ed Europa, le politiche monetarie delle banche centrali e le prospettive dei mercati emergenti stanno ridisegnando gli equilibri globali.
Stati Uniti: tra dazi e politica monetaria
Durante il primo semestre dell’anno, l’economia americana ha subito un rallentamento, soprattutto dopo l’annuncio dei dazi voluti da Donald Trump. Tuttavia, i dati più recenti mostrano una ripresa:
Produzione industriale in crescita.
Mercati azionari tornati sui massimi.
Mercato del lavoro ancora debole, ma atteso in recupero nei prossimi mesi.
Il vero nodo riguarda la Federal Reserve: i mercati si aspettano tagli dei tassi, ma secondo Luigi Buttiglione un eccesso di stimoli rischierebbe di gonfiare ulteriormente i prezzi delle azioni, già sostenuti da buyback aziendali. Inoltre, un abbassamento troppo marcato dei tassi potrebbe rendere più difficile rifinanziare l’enorme debito pubblico americano.
Europa: il peso dei dazi e le attese sulla BCE
Se gli Stati Uniti sembrano in recupero, l’Europa appare più fragile. I dazi americani sulle esportazioni europee, superiori alle attese (oltre il 15%), rischiano di rallentare la produzione e deprimere gli investimenti. Sul fronte monetario, la BCE potrebbe adottare più tagli dei tassi rispetto a quanto previsto dal mercato, per contrastare crescita debole e inflazione sotto le attese.
Cina: crescita rallentata e nuove alleanze
La Cina resta la “punta di diamante” dei mercati emergenti, ma non senza difficoltà. Dopo un breve impulso alla produzione, dovuto all’anticipo delle esportazioni verso gli USA, consumi e investimenti hanno subito un rallentamento. L’incontro della Shanghai Cooperation Organization (SCO) ha mostrato il tentativo di Pechino di rafforzare le alleanze con Russia e altri paesi asiatici, ma resta difficile che queste economie possano costituire un’alternativa concreta agli Stati Uniti come mercato di riferimento.
Investitori: tra oro, Bitcoin e incertezze
Un dato interessante riguarda i flussi di capitale. Sempre più banche centrali e investitori istituzionali aumentano le riserve in oro, riducendo l’esposizione ai Treasury americani. Anche Bitcoin è percepito come “bene rifugio alternativo”. Un segnale chiaro: l’America resta il mercato principale, ma la fiducia assoluta di un tempo non è più scontata.
Quali prospettive per il futuro?
Secondo Buttiglione:
USA: crescita in ripresa, Fed cauta con i tassi, mercati finanziari ancora dominanti.
Europa: vulnerabile ai dazi e con margini di manovra della BCE più ampi di quanto previsto.
Cina e BRICS: opportunità speculative, ma non ancora veri mercati alternativi agli Stati Uniti.
In sintesi, se l’America resta al centro dell’economia globale, Europa e Cina dovranno affrontare sfide complesse, mentre gli investitori guardano con prudenza a nuove forme di protezione del capitale.
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