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Dazi, dollaro debole e taglio dei tassi Fed: il vero impatto sulle dinamiche economiche e finanziarie globali

Dazi, dollaro e nuovi equilibri globali: un’analisi con Emilio Rossi


Dazi: realtà economica o narrazione mediatica?

Negli ultimi anni, i dazi introdotti dall’amministrazione Trump hanno occupato le prime pagine dei giornali e i dibattiti televisivi. Ma quanto è stato davvero l’impatto sull’economia reale?


Secondo Emilio Rossi, Senior Economic Consultant di Oxford Economics, l’effetto dei dazi sull’economia statunitense ed europea è stato molto più limitato rispetto alla loro copertura mediatica.

Partiamo da un dato chiave: la manifattura pesa solo per il 10% del PIL americano, e per circa il 15% del PIL europeo. Anche se colpita direttamente dai dazi, si tratta quindi di una quota contenuta.


Quanto incidono davvero i dazi sui prezzi?

Le stime di Oxford Economics indicano che, nel complesso, i dazi hanno inciso per circa il 13-14% sull’import americano, ma l’impatto effettivo sui prezzi finali si riduce al 5% circa, perché parte del costo è assorbita da importatori ed esportatori.


Risultato: un aumento percepibile, ma lontano da scenari drammatici.La vera forza dei dazi, spiega Rossi, sta dunque nella loro valenza politica e comunicativa: Trump ha scelto di concentrare l’attenzione pubblica su questo tema, distogliendo lo sguardo da questioni interne ben più delicate, come la riduzione dei fondi alla ricerca universitaria, le politiche migratorie restrittive o le tensioni con gli alleati storici degli USA.


Il vero nodo: l’indebolimento del dollaro

Ben più rilevante, osserva Rossi, è il tema del dollaro debole.Dall’inizio dell’anno la valuta statunitense si è svalutata di circa il 10%, rimanendo comunque dentro i range storici (oggi l’euro/dollaro viaggia intorno a 1,18, lontano dai massimi di 1,50-1,55 pre-Covid).


Un dollaro più debole ha conseguenze globali:

  • riduce il potere d’acquisto degli USA,

  • impatta sui flussi commerciali,

  • mette in discussione il ruolo del dollaro come asset rifugio internazionale.

Eppure, precisa Rossi, nonostante il dibattito sul possibile “declino” del dollaro come valuta di riserva, le banche centrali continuano a mantenerlo al centro delle proprie riserve. Un riequilibrio a favore di yuan o altre valute potrebbe arrivare, ma non prima di 20-30 anni.


Tassi di interesse, Fed e scenari futuri

Se i dazi hanno avuto un impatto contenuto, il vero rischio riguarda l’elasticità della domanda ai prezzi.Con dazi moderati, i mercati si adattano. Ma se fossero introdotte tariffe del 150% come avvenuto con la Cina, le catene di approvvigionamento globali collasserebbero.

Per ora, Rossi ritiene improbabile che si arrivi a tanto: colpirebbe per prima proprio l’economia americana.


Il nodo si sposta allora sulla Federal Reserve: Trump spinge per un taglio dei tassi, anche minacciando di sostituire membri del Board. L’obiettivo? Rendere più leggero il rifinanziamento di un debito pubblico enorme, con emissioni nei prossimi mesi quasi pari all’intero debito italiano.

Secondo Rossi, la Fed oggi guarda più all’occupazione che all’inflazione, e in un contesto in cui i prezzi restano sotto controllo, un allentamento monetario appare plausibile.


Conclusioni: oltre i dazi, la politica

L’intervista a Emilio Rossi evidenzia un punto centrale:

  • i dazi hanno un impatto economico minore rispetto alla narrazione politica che li circonda;

  • il dollaro debole e le scelte della Federal Reserve sono invece fattori di primaria importanza;

  • il vero rischio sta più nella geopolitica e nella strategia interna degli USA che nei numeri dei dazi stessi.


In altre parole: più che una guerra commerciale, stiamo assistendo a una partita geopolitica in cui le mosse di Trump e della Cina definiranno il nuovo equilibrio internazionale.


Guarda l'intervista completa su FinanceTV o ascolta

il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell'Economia


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