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Cina e il nuovo ordine mondiale: il diritto allo sviluppo e il ruolo della SCO di Shanghai

Mentre l’Occidente resta spesso concentrato sulle mosse di Trump e sulle dinamiche USA, dall’altra parte del mondo prende forma un nuovo equilibrio



Introduzione

Negli ultimi decenni, la Cina e il continente asiatico hanno assunto un ruolo sempre più centrale nello scenario geopolitico ed economico globale. Oggi, mentre l’Occidente guarda soprattutto alle tensioni interne agli Stati Uniti e alle politiche protezionistiche, dall’altra parte del mondo sta emergendo un nuovo polo di sviluppo che interessa non solo l’Asia, ma l’intero equilibrio planetario.

L’occasione per riflettere su questi temi ci è offerta da un’intervista a Ivan Cardillo, presidente dell’Italy China Business Development Forum, ospite di Finance TV – Le Voci dell’Economia.


La Shanghai Cooperation Organization: un laboratorio di multipolarismo

Pochi giorni fa, a Tientsin (Cina), si è svolto l’incontro della Shanghai Cooperation Organization (SCO), una piattaforma di cooperazione che riunisce dieci Paesi, tra cui giganti come Cina, Russia e India.Questi tre soli attori rappresentano:

  • il 25% del PIL mondiale

  • circa il 20% del commercio globale


Il vertice ha prodotto un documento programmatico che spazia su temi cruciali: dall’economia all’intelligenza artificiale, dalla cooperazione sanitaria all’immigrazione, fino alla creazione di strumenti finanziari comuni.

➡️ La SCO non si pone come alternativa antagonista all’Occidente, ma come costruzione parallela di un modello di governance internazionale più plurale.


Cina: un modello di sviluppo alternativo

Il successo della Cina affascina e attrae molti Paesi emergenti. In pochi decenni, Pechino è passata da economia agricola a seconda potenza mondiale, mostrando che la crescita rapida è possibile attraverso:

  • infrastrutture imponenti,

  • apertura selettiva agli investimenti,

  • politiche industriali pianificate,

  • centralità dell’innovazione tecnologica.


Per molti Stati del Sud globale, la Cina rappresenta un’alternativa concreta rispetto al modello occidentale basato su liberalismo e deregolamentazione.


Asia e ridefinizione delle catene globali del valore

Con le politiche protezionistiche avviate dagli Stati Uniti (prima con Trump, oggi ancora con Biden), le catene globali del valore stanno cambiando.Sempre più imprese, spinte dai rischi geopolitici, diversificano i propri mercati e guardano ad Asia, Medio Oriente e Africa.


La Cina si presenta come hub naturale di questa trasformazione, fungendo da:

  • partner commerciale (per import ed export),

  • polo di innovazione (AI, telecomunicazioni, green tech),

  • leader regionale capace di attrarre intese multilaterali.


Europa: tra dipendenza e possibilità di scelta

Il nodo centrale per l’Europa è duplice:

  1. Dipendenza dagli Stati Uniti, con cui ha stretto patti su energia, difesa e politica estera.

  2. Possibilità di collaborazione con l’Asia, ancora poco esplorata ma ricca di potenzialità.


Come sottolinea Cardillo, l’Europa spesso si percepisce e si comporta in modo eurocentrico, sottovalutando ciò che avviene al di fuori dell’Occidente. Una prospettiva miope, perché il nuovo equilibrio multipolare non è più un futuro possibile, ma una realtà già in atto.


Implicazioni geopolitiche e scientifiche

Dal punto di vista accademico, il fenomeno merita attenzione perché:

  • mette in discussione l’idea di un ordine mondiale dominato da un’unica superpotenza,

  • apre al concetto di regionalismi cooperativi, già noti in passato (UE, ASEAN, Mercosur), ma oggi rafforzati dalla tecnologia,

  • ridefinisce il rapporto tra sviluppo economico e diritto allo sviluppo, con nuovi modelli che sfidano le teorie occidentali tradizionali.


Conclusione: verso un mondo plurale

La sfida non è più “Occidente contro resto del mondo”, ma la costruzione di un sistema internazionale realmente plurale, dove più poli cooperano e competono allo stesso tempo.


Per l’Europa, il bivio è chiaro: continuare a essere spettatrice di un cambiamento già in atto, oppure diventare ponte tra mondi, valorizzando i propri punti di forza – qualità della vita, innovazione sociale, sistemi educativi – in un dialogo paritario con Asia e resto del globo.


Guarda l'intervista completa su FinanceTV o ascolta

il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell'Economia

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