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Manovra, l’analisi: coraggiosa al limite dell’azzardo

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Nel giorno in cui lo spread schizza oltre i 300, arriva l’analisi al DEF di Mazziero

La Nota di aggiornamento al DEF varata dal governo si presenta fortemente espansiva, con una maggiore spesa a debito di 108 miliardi nel triennio 2019-2021 rispetto all’evoluzione tendenziale. Pur non superando mai la soglia del 3%, il deficit/PIL si mantiene tra il 2,4 e l’1,8% nel triennio, con un valore ben superiore allo scenario tendenziale. Il rapporto debito/PIL conserva una curva discendente nel triennio, ma con valori più alti rispetto ai precedenti tendenziali, che comunque dovrebbero mantenersi sostenibili anche nei confronti dei mercati. Tuttavia, questo risultato è ottenuto con crescite del PIL ottimistiche, che sembrano sfidare la maturità del ciclo economico globale e il rallentamento del commercio mondiale a causa dell’introduzione dei dazi.

Il mancato raggiungimento degli obbiettivi di una crescita ben superiore all’1% annuo per l’intero triennio determinerebbe un forte aumento dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL, introducendo criticità nella stabilità dei conti pubblici, esponendo a una forte reazione dei mercati, peggiorando le condizioni di finanziamento e perpetuando la serie di previsioni non rispettate dei passati governi. Il saldo primario resta ancora contenuto, pur con una tendenza all’aumento. La spesa per interessi seppur in aumento non sembra recepire pienamente i possibili rialzi dei rendimenti nei prossimi tre anni. Elemento di pregio e discontinuità del DEF è la crescita degli investimenti, che se rivolta a infrastrutture e ammodernamenti potrebbe davvero stimolare l’occupazione e il PIL.

Le somme destinate al riguardo, seppur consistenti, appaiono ancora modeste a causa della forte riduzione degli anni scorsi. Mancano i dettagli per poter svolgere un’analisi più ampia sulla spesa pubblica, in consistente aumento nel triennio. Non si è potuto quindi valutare le somme destinate alle singole voci di spesa e verificare se vi siano dei capitoli con risorse in contrazione; a solo titolo di esempio si elencano qui la spesa sanitaria, l’assistenza sociale, l’istruzione e così via. Mancano dettagli anche sulla ripartizione delle entrate, in particolar modo quelle tributarie; non è nemmeno possibile procedere a un ricalcolo della pressione fiscale che nella dinamica tendenziale si manterrebbe abbastanza stabile, appena al di sopra del 42%.

Nel complesso la Nota di aggiornamento al DEF si può definire coraggiosa, ma molto precaria negli equilibri a causa di vari elementi che, anche al di sopra delle volontà,potrebbero trasformarla in azzardata. Il compito che attende l’esecutivo pare particolarmente difficile, anche per il concludersi di tutte le occasioni monetarie favorevoli che avrebbero reso un simile percorso più agevole. Una volta preparata la legge di stabilità, le energie del governo dovranno essere rivolte a un controllo ferreo dei conti che dovrà essere prioritario rispetto al soddisfacimento dell’elettorato ai fini del consenso; un impegno non da poco viste le elezioni europee e amministrative della prossima primavera.

08/10/2018 | Categorie: Economia e Dintorni , EconoPolitik Firma: Redazione