Libra, la criptomoneta che
vuole cambiare il mondo

La valuta di Facebook temuta anche dal G7

Basterà possedere uno smartphone per fare acquisti online e inviare denaro in giro per il mondo. Questo l’obiettivo che si pone Libra, che vuole disintermediare al massimo estendendone l’uso a chiunque, anche a chi non ha un conto in banca. “Vogliamo rendere l’invio di denaro facile come l’utilizzo delle nostre applicazioni e la condivisione di messaggi e fotografie”, ha annunciato sul suo profilo Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, che sta mettendo su una manovra temuta anche dai big mondiali. Il G7 finanziario infatti l’ha appena definita pericolosa e da bloccare.

Ma la strada sembra spianata alla criptovaluta, che dal 2020 dovrebbe essere utilizzabile con Whatsapp e Messenger. Il tentativo di mettere in circolazione sia online sia offline una moneta digitale alternativa a quelle correnti è supportato da altri giganti oltre a Menlo Park. Ventisette, per essere precisi, tra cui ci sono i colossi delle telecomunicazioni Vodafone e Iliad, i portali Spotify, Booking, Ebay e Uber e le società di pagamento Mastercard, Visa e PayPal. Sono tutte cofondatrici — con lo stesso potere decisionale — dell’associazione no profit svizzera, con sede a Ginevra, Libra Association e gestiranno lo sviluppo della rete alla base di Libra — così si chiama la criptovaluta — e il suo funzionamento.

Dunque è la portata del progetto Libra che spaventa le istituzioni e con ogni probabilità anche le banche stesse. Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese e padrone di casa del G7 finanziario di Chantilly, ha sentenziato: “Non può diventare una valuta sovrana. Bisogna considerate tutti i rischi legati al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo internazionale”. L’unico vero argine è che Facebook non può diventare una banca centrale. O forse sì. I regolatori proveranno a resistere, il futuro di miliardi di persone potrebbe non essere più lo stesso.