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La nuova sfida italiana per aumentare la competitività.

L’economia tedesca vola, anche quella francese si risveglia ma l’Italia continua ad essere ferma al palo. Secondo la banca d’Italia, il nostro  Paese avrà nei prossimi due anni, una crescita intorno all’1% e quindi non in grado di promuovere sviluppo e creare nuova occupazione.

 LE DISCUSSIONI. Secondo la Bce, la Banca centrale europea, le tensioni sul debito sovrano non si sono manifestate solo in Grecia, Irlanda e Portogallo, ma anche in altri Paesi dell’area euro quali Spagna, Italia e Belgio. Insomma, invece di premere sull’acceleratore per stare sulla scia della Germania e della Francia, ci ritroviamo ancora una volta col pedale del freno.
Frastornati dalle storielle pecorecce che di fatto bloccano discussioni serie e scelte necessarie per evitare di stare col freno tirato
anche se la nostra economia non corre, rischiamo alla fine di ritrovarci impantanati nelle secche.

 I PROBLEMI. Due problemi devono essere ben chiari. Primo che non è pensabile poter aumentare il debito pubblico che da noi sfiora il 120%. E quindi non è pensabile finanziare in deficit gli enormi apparati pubblici e le garanzie economiche improduttive. Anzi corre prendere l’accetta e tagliare. Anche perché a partire dalla primavera, i programmi dei singoli Paesi verranno valutati in sede europea in base all’effettivo impegno nella riduzione del debito pubblico. Secondo problema. In un’economia globalizzata le imprese non possono non essere competitive.

 Da noi fanno già miracoli in quanto, secondo un rapporto di Mediobanca, le imprese italiane sono gravate da un 25% di tasse in più rispetto ai concorrenti tedeschi. Se non sono competitive, finiscono fuori dal mercato e prima o poi chiudono: se produrre un’auto in un altro paese costa un terzo che da noi, bisogna per forza di cose tenerne conto. Questo beninteso, se si vuole continuare ad avere un’industria automobilistica in Italia.

11/02/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Denise Tagnin