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La consulenza : la normativa Mifid non prevede la forma scritta

La Mifid, come si pensava, è stata un ciclone, travolgente e in alcuni casi devastante (basta pensare ai riscatti delle gestioni patrimoniali in fondi), ha apportato notevoli cambiamenti sui mercati finanziari  e  sulle norme di comportamento degli intermediari e di conseguenza, come si spera, una maggiore trasparenza nei confronti  degli  investitori . Una delle novità più importanti  della direttiva comunitaria è rappresentata dalla consulenza in materia di strumenti finanziari.  Ormai sono trascorsi diversi mesi dall’introduzione della Mifid e gli intermediari si stanno preparando  a ottemperare agli obblighi introdotti dalla direttiva comunitaria.

In primis va ricordato che , per  servizio di consulenza si intende la prestazione di raccomandazioni personalizzate a un cliente, dietro sua richiesta o per iniziativa del prestatore del servizio, riguardo a una o più operazioni relative ad un determinato strumento finanziario. Inoltre la raccomandazione deve riguardare una delle seguenti tipologie di operazioni su un determinato strumento finanziario :  comprare, vendere, scambiare, riscattare, detenere o assumere garanzie, esercitare o non esercitare un diritto conferito da un determinato strumento finanziario a comprare, vendere, scambiare o riscattare. Non è consulenza quella rivolta alla generalità del pubblico e quindi non basata sulle caratteristiche specifiche del cliente e diffusa unicamente con canali di distribuzione. Mentre una consulenza, tesa a definire   una generica asset allocation, non può considerarsi come un servizio personalizzato e non rientra, quindi,  nell’ambito di applicazione della normativa in materia di servizi di investimento 

Altresì  bisogna  aggiungere che quando , si effettua  il servizio di consulenza, l’intermediario deve ottenere le informazioni necessarie in merito alle conoscenze e esperienze del cliente o potenziale cliente, in materia di investimenti riguardo al tipo specifico di prodotto o servizio, alla situazione finanziaria e agli obiettivi di investimento per essere in grado di raccomandare i servizi di investimento e gli strumenti finanziari adatti al cliente o al potenziale cliente. La consulenza è dunque un servizio personalizzato. Per eseguirla,  l’intermediario deve raccogliere, custodire e aggiornare le informazioni riguardanti il cliente.

La consulenza in materia di strumenti finanziari è l’unico servizio di investimento per il quale, secondo l’attuale normativa, non è previsto la forma scritta. Sembra quasi un paradosso, visto la delicatezza della materia, ma la normativa non impone l’obbligo della forma scritta. Prima dell’avvento della Mifid, il servizio di consulenza era relegato a servizio accessorio ma la Consob imponeva la forma scritta quando il servizio veniva offerto da un intermediario. La Consob nel regolamento intermediari ha comunque suggerito agli operatori di precisare per iscritto se , quando e come viene prestato il servizio di consulenza. In questo modo  attraverso un contratto scritto l’intermediario rende il rapporto con il cliente chiaro in termini di modalità e termini di prestazione del servizio.

Bisogna altresì fare delle considerazioni sulla consulenza, innanzitutto la consulenza fatta da un family  office  è diversa da quella presso uno sportello bancario, o anche quella fatta da un promotore finanziario. Nel primo caso (family  office) l’operatore, che ha una visione  complessiva  e unitaria del patrimonio  del suo cliente,  non valuta solo la parte finanziaria, bensì tutti gli asset  (finanziari e non). Mentre la consulenza allo sportello si limita ad un quadro circoscritto alle sole posizioni del cliente aperte presso la  banca.

17/03/2008 | Categorie: Finanza personale Firma: Redazione