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La banca del futuro: quali i nuovi asset per i consumatori

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BPER Banca ha ricevuto dalla Banca Centrale Europea l’autorizzazione all’acquisizione di una partecipazione di controllo diretto in Banca Carige

È di qualche giorno fa la notizia dell’ennesima operazione di acquisizione tra due grandi player bancari: Banca Carige e BPER Banca.

BPER Banca ha, infatti, ricevuto dalla Banca Centrale Europea l’autorizzazione all’acquisizione di una partecipazione di controllo diretto in Banca Carige e di controllo indiretto nelle sue controllate Banca Monte di Lucca e Banca Cesare Ponti. L’autorizzazione fa seguito alla presentazione a febbraio 2022, da parte di BPER Banca, della relativa istanza del contratto di acquisizione della partecipazione di circa l’80% del capitale sociale ordinario di Carige.

Le acquisizioni di BPER Banca e Banco BPM

L’operazione ha una forte valenza strategica ed industriale che consentirà a BPER Banca di crescere in territori attualmente poco presidiati, consolidando il proprio posizionamento competitivo, rafforzando la prospettiva di creazione di valore per i propri stakeholder e contemporaneamente valorizzando le risorse di Banca Carige.

Ma già lo scorso aprile un’altra grossa acquisizione aveva scosso l’universo bancario quando Crédit Agricole era entrata nel capitale di Banco BPM con l’acquisizione di una partecipazione pari al 9,18% (un investimento stimato in circa 350 milioni di euro). Questa operazione a sorpresa aveva fatto sì che, all’apertura della Borsa, il titolo del gruppo milanese aumentasse di circa il 15% a dimostrazione del forte apprezzamento di Crédit Agricole per Banco BPM.

Il futuro della banca: cambiano gli asset e le abitudini dei consumatori

Lato banche e consumatori la Presidente della BCE, Christine Lagarde, nel suo discorso allo scorso Forum della Supervisione bancaria, ha invitato le Banche a concentrarsi sulle sfide post-crisi. In particolare, il comparto bancario dovrà affrontare da un lato le conseguenze di lungo periodo in termini di qualità degli asset e di gestione del rischio di credito, che emergeranno solo gradualmente e dall’altro le sfide della trasformazione digitale e dei cambiamenti climatici che avranno inevitabilmente un impatto anche sulle banche.

In termini di digitalizzazione, infatti, le preferenze dei consumatori stanno cambiando rapidamente. Nuovi attori (dalle fintech alle grandi aziende tecnologiche) stanno guidando sempre più la concorrenza nel mercato dei servizi finanziari, con la creazione di nuove opportunità per le banche. Una maggiore focalizzazione sulla digitalizzazione potrebbe consentire alle banche di raggiungere i clienti senza avere una fitta rete di filiali, in modo da generare rendimenti più elevati e contribuire a migliorare l’efficienza dei costi.

La digitalizzazione dei servizi per una banca sempre più online

La spinta verso la digitalizzazione delle banche e dei servizi ad essa associati ha trovato una forte accelerazione già durante il lockdown in quanto gli istituti bancari si sono trovati nella condizione d’emergenza di dover sviluppare i propri canali digitali; ciò ha comportato, di conseguenza, il fatto che i clienti siano diventati sempre più “self-direct”, vale a dire orientati alla gestione dei propri interessi finanziari in larga (o totale) autonomia, attraverso canali digitali o interazione da remoto con il proprio provider di servizi finanziari (che non sempre era una banca). È stato, quindi, necessario evolvere l’offerta di servizi bancari comprendendo anche soluzioni interamente digitali per tutti i segmenti di clientela (non solo per i privati).

Secondo uno studio portato avanti da Deloitte già nel 2020 (Digital Banking Maturity 2020) a causa della pandemia, il 60% delle banche intervistate ha chiuso o ridotto l’orario di apertura delle filiali e il 6% ha sospeso nuove aperture di conti correnti o limitato l’accesso a prodotti bancari per i nuovi clienti. In compenso, in risposta alle restrizioni, le istituzioni finanziarie hanno implementato proattivamente misure in grado di soddisfare le nuove abitudini di consumo dell’utente (consolidatesi anche post-pandemia). Ad esempio, il 41% delle banche analizzate ha innalzato il massimale di pagamento in modalità contactless, il 34% ha messo in atto nuovi processi interamente digitali, il 25% delle banche ha introdotto nuove modalità per prenotare appuntamenti presso le filiali sul territorio e il 18% ha lanciato metodi di pagamento contactless.

Banca e chiusura di filiali e sportelli: qualche dato

Ma se da un alto la digitalizzazione dei servizi bancari e l’Home-banking sembra stia prendendo sempre più piede con meno sportelli aperti al pubblico, più banca digitale e un ricambio tra i dipendenti che vede l’uscita di semplici cassieri e l’entrata di esperti in gestione di dati e cybersecurity; ciò non toglie che proprio la riduzione della presenza degli sportelli e di conseguenza delle filiali fisiche stia provocando dei forti disagi nei servizi al pubblico (soprattutto nel sud Italia e nei piccoli centri abitati) e negli occupati del settore (con una riduzione del 14,6% dei dipendenti dal 2021 ad ora).

Secondo i dati di Manageritalia solo nel 2021 in Italia hanno chiuso in tutto 1.831 sportelli, il loro numero sul territorio nazionale è sceso a 21.650 rispetto ai 23.481 di fine 2020 e nel Paese ci sono 4.902 Comuni senza neanche uno sportello bancario nei propri confini. Soprattutto al sud Italia si conta la minore presenza pro-capite di sportelli, concentrati solo nei grandi centri: sono 23 ogni 100mila abitanti, sotto la media nazionale di 35 ogni 100mila (a sua volta in forte calo rispetto ai dati del 2015, 48 ogni 100mila).

Meno filiali e più operazioni: perché le banche chiudono gli sportelli

Ma perché le banche hanno tagliato gli sportelli bancari? Il fenomeno, in parte fisiologico, è dovuto a diverse ragioni. Al di là della forte spinta verso la digitalizzazione che ha portato gli istituti bancari a spostare online la maggior parte dei loro servizi (tra il 2004 e il 2020 la quota di persone che utilizzano servizi bancari online in Italia è aumentata da meno dell’8% al 40%); un’altra ragione è legata alle dimensioni del sistema produttivo: le banche non decidono di aprire gli sportelli in base al numero di abitanti, bensì in base all’attività economica delle imprese del luogo. Questo spiega l’alto numero di istituti di credito nel nord-est Italia e le chiusure che colpiscono per lo più il sud.

Le banche, quindi, se da un lato fungono da volano per l’economia, dall’altro lato prosperano in posti dove l’economia è rigogliosa e intraprendente. Inoltre, la spinta verso la “razionalizzazione”, le costringe a fondersi per diventare più grandi e competitive e – proprio per evitare sovrapposizioni geografiche di sportelli – a chiudere i “doppioni”. Anche questo fattore contribuisce a far diminuire le filiali.

Meno filiali e più operazioni” sembra questo lo slogan che accompagna i CEO delle banche nella ricerca della produttività, della competitività e dei conseguenti maggiori utili. Una strategia vincente? Sarà il tempo a dirlo. Per ora, lo “sfoltimento” procede.

31/05/2022 | Categorie: Economia e Dintorni , Il caso della settimana Firma: Giulia Panebianco