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JP Morgan, Nikola Tesla e il private equity al contrario

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La paura di investire nel futuro e un caso che fa scuola (su come non agire)

Il 10 luglio è la data in cui si celebra l’anniversario della nascita del genio venuto dai Balcani, Nikola Tesla. Lo scienziato fu protagonista di un sabotaggio dal suo finanziatore JP Morgan tale da rappresentare degnamente un caso quasi unico di private equity al rovescio. L’episodio incriminato riguardò la Wardenclyffe Tower, una torre avveniristica che al sorgere del XX secolo si riproponeva di distribuire energia senza fili in tutto il mondo. L’opera, quando stava per essere terminata, fu bruscamente interrotta dal taglio dei fondi imposto da Morgan.

Tesla nacque nel 1852 da famiglia serba, naturalizzato statunitense dopo il trasferimento negli Usa. Qui, a inizio ‘900 l’inventore, fisico e ingegnere elettronico visse il dramma che ne minò la carriera stroncando le ulteriori possibili innovazioni che avrebbe potuto regalare all’umanità. La sua torre, dopo l’inizio dei lavori per la costruzione, non arrivò mai al compimento. Questo perché JP Morgan, che inizialmente aveva stanziato 150mila dollari per realizzarla, non credette più nell’utilità di quell’invenzione.

Oltre un secolo dopo, con la tecnologia wireless ormai onnipresente nelle nostre vite, l’errore di valutazione del finanziatore sembra evidente. Chissà quali sarebbero oggi le dimensioni della società newyorkese se avesse avuto un po’ di coraggio in più nel credere nelle idee di Tesla. Ma a parte questa parentesi amara, lo scienziato ha comunque fornito un contributo importante. Nella sua vita ha registrato più di 300 brevetti e le sue invenzioni hanno aiutato a perfezionare la corrente alternata, i motori elettrici, le radio, le luci fluorescenti, i laser e i telecomandi.

11/07/2018 | Categorie: Economia e Dintorni , Nozioni e personaggi Firma: Luca Losito