NEWS

Italia uguale ai PIGS ?

La situazione dell’Italia "e’ diversa da quella di altri paesi periferici per la struttura della sua economia, la solidita’ del suo sistema bancario e per le stesse prospettive della finanza pubblica".

ITALIA E PIGS. Voglio sottolineare, che – sulla base dell’andamento degli spread – "sembra, in sintesi, che il mercato giudichi l’Italia in grado di affrontare i problemi strutturali che la affliggono".  La Penisola e’ stata uno dei Paesi meno colpiti dalla prima fase della crisi, che si e’ fatta sentire sul sistema bancario, anche grazie alla vigilanza della Banca d’Italia, mentre e’ stata tra i Paesi che hanno maggiormente risentito della successiva recessione dell’attivita’ economica perche’ l’elevato debito pubblico non ha consentito di introdurre misure di stimolo e quindi ha "dovuto accettare un ritmo piu’ lento di ripresa".

Nessuna banca italiana e’ stata posta sotto controllo pubblico durante la crisi, sottolineando che "la vigilanza della Banca d’Italia ha impedito che da noi si venisse a creare un "sistema bancario ombra" e la posizione di liquidita’ delle banche e’ stata tenuta sotto controllo quotidiano". In Italia "la vigilanza non ha mai adottato la tecnica del ‘tocco leggero’ tanto predicata a Londra". I numeri del resto parlano chiaro: il sostegno finanziario dei governi alle banche in percentuale del Pil del 2009, e’ stato dell’1,3% in Italia contro il 51,9% in Gran Bretagna, il 32,2% in Spagna, il 20,6% in Germania, il 18,4% in Francia.

LE BANCHE ITALIANE hanno fatto ricorso al rifinanziamento della Bce in modo molto contenuto, anche nei momenti di acuta carenza di liquidita’ sui mercati interbancari e "nessuna banca italiana figura nella lista dei clienti abituali della Bce". Nella seconda fase della crisi, quando l’impatto e’ arrivato sull’attivita’ economica, l’Italia e’ stata invece tra i Paesi piu’ colpiti, con un calo del Pil del 5%, contro il 4,7% in Germania, il 2,5% in Francia, il 3,7% in Spagna e il 4,9% nel Regno Unito. La recessione e’ stata particolarmente sentita dalle piccole e medie imprese che sono la parte piu’ importante del settore industriale italiano, con effetti immediati sulla produzione e l’occupazione. D’altra parte, l’elevato debito pubblico non ha consentito all’Italia di introdurre misure di stimolo all’economia come in altri paesi e "da noi si e’ potuto solo accrescere il sostegno ai lavoratori disoccupati".

IL DEBITO SOVRANO. Quanto alla terza fase della crisi, quella che ha toccato il debito sovrano, lo spread dell’Italia, piu’ alto di quello della Spagna fino all’aprile 2010, si e’ poi mantenuto costantemente al di sotto dello spagnolo fino ad oggi, "testimoniando la valutazione positiva del mercato per la gestione della finanza pubblica in Italia in questa fase della crisi". In valore assoluto, i tassi dei titoli di stato italiani decennali sono rimasti stabilmente dentro una fascia compresa tra il 4% e il 5% dall’inizio dell’Unione monetaria fino a oggi, "un livello del tutto naturale per titoli a lungo termine e sostenibile nel tempo". La valutazione del mercato riflette "anche il basso livello del debito privato dell’Italia, la solidita’ del suo sistema bancario, l’alto livello della ricchezza, reale e finanziaria, delle famiglie e, infine, l’ampiezza e l’articolazione della sua industria manifatturiera", oltre al programma pluriennale di stabilizzazione finanziaria già approvato dal Parlamento.

09/02/2011 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione