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Italia: una nuova crisi finanziaria all’orizzonte?

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L’Italia è a rischio di una nuova crisi finanziaria? La prospettiva di un’escalation della guerra in Ucraina, l’inflazione da record con numeri a doppia cifra, il caro elettricità che rischia di portare le aziende ad uno stop della produzione (come sta accadendo in Germania), le imminenti elezioni di settembre e l’ultimo allarme legato al latte, con il prezzo per i consumatori che potrebbe superare la soglia dei 2 euro al litro, sono tra i fattori chiave dell’attuale scenario di crisi in Italia.

La volatilità sta già aumentando sui mercati valutari e obbligazionari e potrebbe presto interessare anche il mercato azionario. Le variabili da tenere d’occhio sono i rendimenti dei titoli di Stato italiani (oltre a quelli di altri stati periferici come il Portogallo), i credit default spread sulle banche europee e i future sull’energia elettrica (che stanno acquisendo la stessa rilevanza che avevano gli spread subprime circa quattordici anni fa).

Speculazione contro l’Italia: scommesse record degli hedge fund

Mentre l’economia italiana è in gravi difficoltà a causa dei crescenti venti contrari globali e ad un clima politico interno parecchio teso, gli hedge fund hanno iniziato a piazzare scommesse record contro i titoli di stato italiani. Gli investitori hanno preso in prestito oltre 39 miliardi di euro scommettendo sul calo dei prezzi ed il valore totale scommesso è salito ai livelli visti l’ultima volta durante la crisi finanziaria globale nel 2008.

L’aumento dei livelli di inflazione, l’impennata del prezzo del gas naturale europeo a seguito dei tagli alle forniture della Russia e le imminenti elezioni in programma a settembre dopo le brusche dimissioni di Mario Draghi, hanno evidentemente giocato un ruolo importante in termini di stabilità e credibilità a livello politico, impattando sull’economia nazionale e facendo entrare l’Italia nel mirino degli speculatori.

Scommettere sull’Italia è altamente redditizio

Storicamente, scommettere contro il debito italiano è sempre stato un investimento altamente redditizio per gli hedge fund, principalmente per due fattori: il clima di instabilità politica in cui versa, quasi senza soluzione di continuità, il Paese e la preoccupazione per i 2,3 trilioni di euro di titoli di Stato in circolazione.

Nel 2018, gli hedge fund trassero enormi profitti dalle scommesse contro il debito finanziario dell’Italia, salite ai livelli più alti dalla crisi finanziaria proprio a causa delle preoccupazioni dei mercati sulle politiche adottate dal governo di coalizione in termini di gestione del debito e rapporti con l’UE.

Le recenti scommesse degli hedge fund hanno superato i livelli del 2018 in termini assoluti e come percentuale di emissione complessiva di obbligazioni. La “scommessa” degli hedge fund prevede un forte ribasso del valore dei btp in futuro, e un conseguente aumento esponenziale del loro rendimento.

Italia tallone d’Achille della zona euro?

A seguito della reazione degli investitori alla crescente imprevedibilità, le obbligazioni italiane hanno recentemente iniziato a diminuire. Il rendimento del debito a 10 anni dell’Italia è ora del 3,5%, con un incremento dello spread (differenza Btp/Bund) a 2,3 punti percentuali. Il valore attuale è in aumento rispetto a 1,37 punti percentuali registrati all’inizio del 2022.

Di conseguenza, gli investitori ritengono che l’Italia sia una delle nazioni più esposte e vulnerabili al piano della Banca Centrale Europea (BCE) di smantellamento dei programmi di stimolo. L’autorità di regolamentazione finanziaria ha recentemente innalzato i tassi di interesse per la prima volta in 11 anni ed è probabile che li aumenterà ancora nei prossimi mesi, ed ha contestualmente deciso “di porre fine agli acquisti netti di titoli attraverso il programma App dal 1 luglio 2022”. 

Da un’economia vivace negli anni ’70 e ’80, l’Italia ha raggiunto il punto di indebitamento massimo nel 2010, registrando costantemente una crescita negativa negli ultimi dieci anni senza alcun segnale di ripresa della crescita ed alcuna prospettiva di inversione della tendenza.

Con il suo imponente debito pubblico e la sua vita politica instabile, l’Italia potrebbe diventare l’anello debole della zona euro (così come già viene dipinta da certa stampa estera) ed il tallone d’Achille dell’Ue anche contro la Russia?

Il dilemma della popolazione

La popolazione attiva che costituisce forza lavoro di un paese, è necessaria per un’economia. Persone che lavorano attivamente, consumano più beni e servizi, spendono più soldi e generano entrate che possono essere tassate per pagare i debiti di un paese. Sfortunatamente, l’Italia ha una popolazione in calo all’interno di questa fascia di età.

La sua economia semplicemente non può funzionare. In due o tre anni, le proiezioni prevedono che supererà il Giappone come paese con la peggiore demografia del mondo sviluppato.

Lo spettro della crisi greca del 2012

I problemi in Italia e lo scenario in tutta l’Unione Europea, ricordano la crisi greca del 2012 e i dieci anni di austerity e di assistenza finanziaria internazionale che ne conseguirono. La situazione oggi presenta molte delle stesse caratteristiche di quella crisi: un cocktail tossico di debito eccessivo, dati demografici poveri e instabilità politica.

La governance economica globale sta affrontando molteplici sfide in mezzo a molteplici crisi. Potrebbe ripetersi uno tsunami finanziario su scala mondiale come quello del 2008? L’Italia è in grado di far fronte alla crisi che molti economisti prevedono?

Gli scenari globali: la crescita economica rallenta

Mentre il dollaro USA si rafforza e la crescita globale rallenta, molti governi dei paesi poveri che sono già gravemente sovraccaricati dalle conseguenze della pandemia di COVID-19 e dalle crisi alimentari ed energetiche innescate dalla guerra russa in Ucraina, devono ora fare i conti con il deprezzamento delle valute e l’aumento dei costi dei prestiti.

E il sostegno della Cina sta diminuendo poiché le nuove priorità politiche del paese, le politiche zero-COVID, il mercato immobiliare in difficoltà, le pressioni demografiche e le riforme strutturali, fanno crescere la sua economia al ritmo più lento in quattro decenni.

Aggiungendo benzina sul fuoco, gli investitori stranieri stanno ritirando fondi dai mercati emergenti a un ritmo record. Di conseguenza, molti di questi paesi stanno bruciando le riserve valutarie che avevano accumulato con cura dopo le precedenti crisi.

Sovranismo e protezionismo

Il mondo di oggi è entrato in un periodo pericoloso e altamente instabile. Oltre alle crisi economiche e commerciali, l’umanità sta affrontando anche crisi in termini di salute pubblica, approvvigionamento alimentare, energia, cambiamento climatico, immigrazione e di fronte a queste turbolenze e minacce globali, nessun paese, grande o piccolo, può rimanere immune e inalterato, e nessun paese può far fronte alle crisi da solo.

Quali politiche economiche adotteranno i singoli paesi? Si aprirà una nuova età del protezionismo? Dopo decenni di aperture nel segno della globalizzazione, si moltiplicano le restrizioni negli scambi internazionali e si assiste ad un mix di nazionalismo e desiderio di protezione in cui istanze sovraniste che affiorano nelle economie avanzate, in una certa misura, sembrano essere proprio una risposta agli effetti che la globalizzazione ha prodotto.

04/09/2022 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione