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La crisi climatica tra scienza, politica e cultura: cosa ci impedisce di agire davvero?

Il clima, come la natura, è da sempre in evoluzione. Ma oggi i cambiamenti sono più rapidi, estesi e pervasivi rispetto al passato


Secondo Antonello Pasini, la temperatura è aumentata di 1°C in soli 50 anni, mentre nei periodi naturali di transizione il ritmo era di 1°C ogni 1000 anni. Un’accelerazione venti volte superiore.


Non è solo una questione di caldo localizzato, come avvenuto nell’“optimum medievale” o durante l’epoca romana: oggi il riscaldamento è globale, riguarda il 98% della superficie del pianeta e avviene contemporaneamente ovunque. Le cause? Secondo la scienza, sono chiare: le emissioni antropiche di CO₂ e gas serra, dovute in gran parte all’utilizzo di combustibili fossili.


Evitare soluzioni semplici a problemi complessi

Uno dei pericoli maggiori è l’inazione, seguita dall’adozione di soluzioni semplicistiche. Il sistema climatico è complesso, e per affrontarlo serve un approccio basato su evidenze scientifiche. Interventi di breve termine che ignorano gli effetti a lungo termine rischiano di aggravare il problema, come nel caso della corsa al gas per tamponare le crisi energetiche recenti.


A chi spetta la responsabilità del cambiamento?

Pasini è chiaro: la responsabilità è collettiva. I paesi industrializzati hanno una responsabilità storica, quelli emergenti un impatto crescente, e i cittadini — soprattutto i più ricchi — devono interrogarsi sul proprio stile di vita.

Tuttavia, spostare tutta la responsabilità sul singolo è una forma di distrazione. La produzione energetica rimane la causa principale delle emissioni. Serve quindi un’azione decisa a livello politico e globale, basata su multilateralismo e cooperazione internazionale.


Cultura scientifica e visione politica: il nodo da sciogliere

In Italia, come in altri paesi, la cultura scientifica fatica a entrare nel dibattito politico. Mancano visioni di lungo periodo, spesso sacrificate per logiche di consenso elettorale. La fragilità del territorio italiano — come dimostrano alluvioni ricorrenti — e la sua ricchezza in risorse rinnovabili (sole, vento, acqua) rendono ancora più urgente un cambio di paradigma.


Pasini propone l’istituzione di un Consiglio scientifico permanente a supporto di Parlamento e Governo, per orientare le politiche climatiche con dati oggettivi e visione a lungo termine.


Le soluzioni esistono, serve volontà

Molti esempi positivi vengono già da aziende e paesi che stanno puntando su energie rinnovabili, idrogeno verde e produzione distribuita. L’idrogeno, in particolare, può rappresentare una risposta per i settori industriali a più alta intensità energetica, come acciaierie e cementifici — purché prodotto da fonti sostenibili.


Anche i cittadini possono contribuire: mobilità sostenibile, alimentazione più consapevole (come la dieta mediterranea), e spinta dal basso per influenzare le scelte politiche sono elementi essenziali di un percorso condiviso verso la decarbonizzazione.


Conclusioni: più scienza, più consapevolezza, più azione

Il cambiamento climatico è reale, globale e accelerato. Le soluzioni ci sono, ma richiedono lungimiranza politica, consapevolezza culturale e un impegno condiviso tra scienza, politica, economia e cittadini.


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