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Inverno demografico: per l’Italia, un welfare da ripensare

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ll welfare va ripensato. Il nostro paese, così come il mondo intero, sta vivendo notevoli cambiamenti. E’ necessario correre ai ripari e attrezzarsi in tempo.

Il tasso di fertilità in Italia è tra i più bassi a livello europeo e la pandemia di Covid ha inciso sull’andamento dell’ultimo biennio, peggiorando le cose. Incertezze sul futuro, crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro, politiche di sostegno alla famiglia non adeguate o poco efficaci, sono tra le principali cause.

Si parla di inverno demografico per descrivere un fenomeno che ha un forte impatto sulla sostenibilità dello Stato sociale. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, l’Italia potrebbe conoscere una riduzione della popolazione anche di 10,5 milioni di unità nel 2050. Oggi più che mai, il problema della diminuzione della popolazione attiva e di una contestuale popolazione sempre più anziana, deve essere al centro delle politiche di investimento dei governi europei e italiani.

Sistema previdenziale e Sistema Sanitario Nazionale rischiano di rimanere schiacciati dal peso di costi insopportabili. Senza popolazione attiva non è sostenibile un livello di welfare adeguato.

Tandem pubblico-privato per il sistema sanitario

La pandemia Covid-19 sembra aver fatto luce sul problema, mostrando i segni del logoramento e della inefficienza del welfare pubblico. Nel post pandemia, tra il 2021 e il 2022, la spesa sostenuta per Sanità, Politiche Sociali, Previdenza e Istruzione è aumentata sino a raggiungere i 615 miliardi di euro.

Sul lato sanitario occorre lavorare sul rapporto pubblico-privato affinché una reale sinergia tra le parti, costruita attraverso accordi di partnership, possa rappresentare una cura ai “mali” di cui soffre il sistema sanitario nazionale. I fondi europei del PNRR non saranno sufficienti a colmare il gap e assicurare la sostenibilità del sistema, e le sole risorse pubbliche non basteranno a soddisfare tutti i bisogni.

L’invecchiamento della popolazione, accompagnato dall’aumento delle malattie croniche, si traduce in un incremento dell’uso di farmaci e del ricorso a visite ed esami e ricoveri ospedalieri. Un italiano su due, se vuole curarsi, è oggi costretto a mettere mano al portafogli e sborsare soldi di tasca propria.

Il Covid-19 ha contribuito ad accendere i riflettori su un settore critico che tende, tuttavia, ad avere un ruolo ancora marginale nel dibattito pubblico: quello dei servizi per anziani, residenziali in particolare. La peculiarità di tale settore, e l’importanza altresì strategica che esso riveste dal momento che un numero crescente di anziani potrebbe aver bisogno di case di cura nel prossimo quarto di secolo, impone cambiamenti nei modelli di servizio ed investimenti sia in ambito strutturale che di rafforzamento del personale.

Per il futuro è necessario ripensare ad un sistema integrato pubblico-privato che garantisca a tutti la sostenibilità delle cure, in cui il pubblico mantiene il suo ruolo centrale ma che estenda alla sanità privata ambiti di intervento necessari a colmare lacune e disfunzioni vecchie e nuove. La direzione verso cui ci si deve muovere è quella della promozione di un sistema di fondi sanitari integrativi.

Welfare aziendale, il futuro è il wellbeing

Le aziende, dal canto loro, devono saper rispondere alle esigenze dei lavoratori sempre più attenti ai servizi di welfare aziendale, attraverso azioni e programmi fortemente orientati al soddisfacimento dei bisogni dei dipendenti.

Il welfare aziendale consiste in un insieme di attività e iniziative volte a migliorare la qualità della vita e il benessere generale dei dipendenti di un’azienda e delle loro famiglie. Così facendo si aumenta il potere d’acquisto delle famiglie mentre le società che adottano il welfare come “leva strategica” beneficiano di un ritorno in termini di produttività, soddisfazione e fidelizzazione della forza lavoro.

Il welfare è quindi uno strumento molto importante per stabilire un equilibrio tra sfera privata e lavorativa, nonché per creare un clima aziendale ottimale per aumentare la motivazione e le prestazioni dei lavoratori.  Il concetto di welfare aziendale è spesso accostato a quello di benessere psico-fisico del lavoratore, declinato nella sfera sociale, professionale ed economica. Si parla infatti di wellbeing.

Welfare aziendale come leva strategica

Oggi le aziende stanno implementando politiche e programmi volti ad affrontare il benessere generale dei dipendenti che includono un’ampia gamma di supporti. La scelta dei benefit aziendali è sempre più vasta: non solo buoni pasto, abbonamenti per i trasporti pubblici e assicurazioni sanitarie, ma anche corsi di fitness, voucher e iniziative che permettano di acquisire o migliorare competenze professionali e molto altro.

Ciò significa che ora più che mai i lavoratori possono permettersi di esaminare le offerte di lavoro anche in termini di “pacchetti vantaggi” offerti dall’azienda, e scegliere ciò che desiderano e che maggiormente soddisfa i propri bisogni. Le aziende se ne stanno accorgendo e stanno migliorando, qualitativamente e quantitativamente, la loro proposta di benefits.

Il wellbeing sta diventando una leva strategica. E probabilmente la continua evoluzione e innovazione in materia di benefici sul posto di lavoro non è destinata a rallentare. Tutto si riduce alla costruzione di una forte cultura aziendale e alla personalizzazione delle esperienze dei dipendenti. A lungo termine, oltre ad una forza lavoro molto più efficiente, questo contribuirà a costruire un’immagine aziendale di successo ed una migliore reputazione, aspetti chiave in termini competitivi.

Il futuro del Welfare

L’adeguamento del welfare ad una vita lavorativa, economica e sociale in continua evoluzione è una urgenza. Da sempre importante strumento al servizio dei cittadini, con l’obiettivo di garantire uguaglianza, equità e accessibilità, il sistema di welfare va necessariamente perfezionato. Ma in quale modo? Utilizzando quali modelli e quali risorse? Ovviamente il tema ha una forte connotazione politica. 

Un primo tema da affrontare è la necessità di rivedere e ridefinire il rapporto Pubblico-Privato. Innovazione, potenziamento e integrazione dei servizi devono rappresentare l’obiettivo verso cui tendere in modo efficace coinvolgendo tutti gli attori, compresi gli enti del Terzo settore e le imprese sociali. La collaborazione e il coinvolgimento attivo possono diventare le leve strategiche grazie alle quale innescare un importante cambiamento culturale.

28/12/2022 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione