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Insolvenza Cipro e conseguenze su investimenti Euro

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 Gli investitori non trovano pace, almeno in campo finanziario e in tema di investimenti. Prima l’effetto Grecia, poi Spagna, Portogallo e Irlanda. E poi l’esito delle elezioni in Italia. Ora anche l’effetto-Cipro  pesa sui mercati finanziari, abbattendo il sentiment degli investitori che nuovamente si  trovano a dover fare i conti con la crisi di uno dei paesi membri della sempre più fragile area euro.

 
Tuttavia, i gestori di fondi di investimento invitano alla calma, ritenendo la crisi di Cipro solo una “scusa” per dare il via alle prese di beneficio e quindi a una riallocazione tattica di portafoglio. Secondo Federico Mobili, responsabile equity di Bnp Paribas Investment Partners, “non ci sono pericoli all’orizzonte”. L’esperto fa notare le piccole dimensioni di Cipro e del piano di aiuti. Il salvataggio costa “solo” 17 miliardi di euro, contro i 78 miliardi del Portogallo, gli 85 miliardi dell’Irlanda e i 380 miliardi della Grecia.
 
Intanto ieri si sono scontrati a distanza i ministri Wolfgang Schaeuble, titolare tedesco delle Finanze, e Corrado Passera, responsabile dello Sviluppo Economico sulla questione “Cipro è o non è un problema per gli altri Paesi europei in periferia rispetto al centro nevralgico tedesco?” I molti i pareri al riguardo e sul "rischio contagio" che potrebbe interessare Italia e Spagna – se la condizione di Nicosia non si risolvesse dopo l’intervento internazionale – sono divergenti. 
 
Schaeuble in audizione al Bundestag dopo l’approvazione del pacchetto di aiuti da 10 miliardi, ha sottolineato che "un’insolvenza di Cipro metterebbe a rischio anche Paesi come Spagna e Italia". Per questo ragione "Bce, Commissione europea e Fmi hanno ritenuto la sorte di Nicosia rilevante per l’Eurozona". Nonostante l’incertezza sui mercati finanziari sia diminuita negli ultimi mesi, per Schaeuble il contagio europeo sarebbe inevitabile in caso di bancarotta dell’isola. Il ministro ha aggiunto un altro commento: "In Italia e Spagna le persone vivono un momento molto difficile", ma questi Paesi devono fare le riforme, "non c’è strada alternativa", ha detto riferendosi all’opzione crescita-austerity.
 
L’intervento era rivolto al Parlamento, dove si è aperto il dibattito riguardo ai 10 miliardi di euro che dovrebbero essere offerti in aiuto a Nicosia: "Se non aiutiamo Cipro, la nazione sarà costretta inevitabilmente ad affrontare il fallimento". Ma il riferimento a Italia e Spagna è stato colto, sotto le Alpi, da Passera. In un intervento a Radio24, il giudizio del ministro è stato netto: "Ma no, no, diamo il senso della misura alle cose: già ci siamo fatti mettere nell’angolo da un paese che rappresenta il 2% dell’Europa e siamo riusciti a fare un casino del diavolo non avendolo affrontato nel modo giusto, adesso non rifacciamolo con un micro-problema come quello di Cipro". (Repubblica)
 
Parlando dell’Italia, in particolare, il ministro ha spiegato: "Credo che la prima condizione per assicurare la crescita è di non avere un Paese o un azienda che salta in aria e il rischio di saltare in aria a fine 2011 – checché se ne dica – c’era. Il prerequisito per la crescita, era di essere sostenibili dal punto vista dei conti, e questo è stato assicurato".
 
 

  

18/04/2013 | Categorie: Il caso della settimana Firma: Redazione