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Idrogeno, nel 2050 coprirà un
quarto dei consumi in Europa

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La transizione energetica dovrebbe procedere spedita nel Vecchio Continente

Un giro d’affari da valutare

Un settore altamente tecnologico, con un giro d’affari di 820 miliardi di euro l’anno, capace di creare circa 5,4 milioni di nuovi posti di lavoro. Non è utopia, ma il futuro della filiera dell’idrogeno in Europa nel 2050, che potrebbe raggiungere un quarto della quota nei consumi energetici finali. Una vera e propria rivoluzione che in meno di trent’anni potrebbe cambiare la società e l’economia del Vecchio Continente: se prodotto da fonti rinnovabili, attraverso il processo di elettrolisi dell’acqua, l’idrogeno è privo di emissioni sia carboniche che inquinanti. Una soluzione chiave per favorire la decarbonizzazione del sistema energetico e raggiungere gli obiettivi climatici, come auspicato da un numero sempre maggiore di cittadini.

La previsione per il settore

A svelare la previsione è stata l’H2IT – Associazione Italiana Idrogeno e Celle a Combustibile, formulata nell’ambito del report “Strumenti di supporto al settore idrogeno. Priorità per lo sviluppo della filiera idrogeno in Italia”. L’idrogeno attualmente rappresenta una frazione modesta del mix energetico globale ed europeo. Nel nostro Paese la quota totale di energia prodotta dall’idrogeno si aggira intorno all’1% utilizzato per l’industria chimica, siderurgica e della raffinazione. Si tratta però, ancora, di idrogeno non pulito, ma prodotto da combustibili fossili, la cui produzione rilascia tra i 70 e i 100 milioni di tonnellate di CO2 in tutta l’UE. In questo contesto l’idrogeno è fondamentale per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 100% delle emissioni previsto entro il 2050, reso ancora più sfidante dal potenziale nuovo limite del 60% entro il 2030.

Il 2020 per la svolta

Il 2020 è stato l’anno della svolta per le politiche ambientali europee. Complici anche l’emergenza sanitaria e l’attenzione dell’opinione pubblica alle tematiche green, l’UE ha varato una strategia che prevede di ridurre del 100% le emissioni di CO2 entro il 2050. In questo contesto, l’idrogeno si presenta come soluzione chiave, complementare con altre tecnologie, per la decarbonizzazione del sistema energetico. L’idrogeno è un vettore energetico che non genera emissioni di CO2, inoltre se prodotto da fonti rinnovabili attraverso il processo di elettrolisi dell’acqua è privo di emissioni sia carboniche che inquinanti anche nella sua produzione. Può essere conservato per lungo tempo sia in forma gassosa che liquida e permette di utilizzare infrastrutture di trasporto e distribuzione già esistenti con costi di adeguamento sostenibili. Può essere usato in diverse tipologie di veicoli per la mobilità di merci e persone, come materia prima nelle industrie, come combustibile nei processi ad alta temperatura, può essere utilizzato nel settore industriale e residenziale in sostituzione ai combustibili fossili per la produzione di energia e calore, puro o in miscela col gas naturale, sia attraverso processi elettrochimici con celle a combustibile sia bruciandolo come un carburante tradizionale ottenendo una combustione a zero emissioni di CO2. Con un immagazzinamento che non presenta particolari problemi di sicurezza, offre quindi una soluzione per decarbonizzare i processi industriali e i settori energetici in cui la riduzione delle emissioni di carbonio è urgente e difficile da ottenere.

Gli obiettivi europei

Il percorso tracciato dalla Commissione Europea si pone, in particolare, due obiettivi principali: raggiungere entro il 2024 i 6GW di elettrolizzatori installati per produrre 1 milione di tonnellate di idrogeno verde, ed entro il 2030 40 GW per una produzione di 10 milioni di tonnellate sul territorio europeo. In altre parole, nel 2050, l’idrogeno potrà rappresentare fino al 24% dei consumi finali di energia. Obiettivi ambiziosi, analoghi a quello posto dal Ministero dello Sviluppo Economico per il nostro Paese, che prevede una penetrazione dell’idrogeno del 20% nel 2050. Pertanto è fondamentale tracciare una direzione chiara che indichi delle azioni puntuali e degli obiettivi definiti per supportare il settore e abilitare gli investimenti. Nella prima fase di sviluppo, per coprire i gap economici esistenti sarà necessario il supporto pubblico attraverso un sostegno dedicato e stabile nel lungo periodo.

11/02/2021 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Redazione