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I manager e le politiche
di earning management

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Il tema dei rendiconti è importante in un’azienda e proprio per questo porta i dirigenti a effettuare delle scelte strategiche che influenzano in direttamente i risultati finali

La tematica della contabilità aziendale rientra tra i tasselli fondamentali dell’organizzazione societaria. L’ingombrante responsabilità di monitorare i bilanci e calcolare le stime sui crediti da incassare ricade inevitabilmente sui manager.

È alla loro discrezionalità che un’azienda si affida per progettare il futuro e stilare le rendicontazioni finanziarie. Quest’ultime possono produrre risultati ben differenti a seconda delle politiche di earning management che un dirigente sceglie di attuare.

Per questo motivo analizzeremo i vari metodi di gestione degli utili e cercheremo di fornire un quadro d’insieme completo e dettagliato sul tema.

Il processo di rendicontazione finanziaria 

Il processo di rendicontazione finanziaria richiede alla direzione aziendale di effettuare stime sui benefici e sugli obblighi futuri della stessa.

Ad esempio, il management è tenuto a stimare il totale dei crediti per i quali non si verificherà un incasso in futuro, iscrivendo all’interno del bilancio l’inesigibilità di questi.

L’obbligo di effettuare stime e la possibilità di scegliere tra diversi criteri di valutazione contabile fornisce però la capacità d’influenzare i risultati della rendicontazione finanziaria.

Ad esempio, supponiamo che un rivenditore di mobili utilizzi il metodo LIFO (last-in, first-out) per tenere conto del costo degli articoli di magazzino venduti. Dal momento in cui utilizza il LIFO, le nuove unità acquistate verranno vendute per prime.

I costi d’inventario però, in genere aumentano nel tempo e le nuove unità, che sono più costose, generano un costo di vendita più elevato e un profitto inferiore.

Se il rivenditore passa al metodo del FIFO (first-in, first-out) per il riconoscimento dei costi di inventario, venderà le unità meno recenti e meno costose, creando così con questo metodo un costo di vendita più basso e un profitto più elevato, che permetterà all’azienda di registrare maggiori profitti a breve termine.

Ecco che attraverso i diversi criteri di valutazione delle poste di bilancio, la direzione aziendale, può selezionare un particolare trattamento contabile che genererà maggiori redditi oppure effettuerà stime volte a influenzare i valori contabili delle attività e delle passività.

Riuscire a reperire informazioni di buona qualità, veritiere e corrette è il presupposto fondamentale per redigere nel migliore dei modi il bilancio d’esercizio.

Inoltre il reperimento di queste informazioni, costituisce uno dei presupposti fondamentali al fine di garantire il corretto funzionamento dei mercati di capitale poiché permette di ridurre l’asimmetria informativa.

Alla base del reperimento d’informazioni di ottima qualità vi è comunque un problema di tipo soggettivo dovuto alla discrezionalità del management nel momento in cui si trova a reperire le suddette.

Politiche earnings management E.M.

Le politiche di earnings management E.M. (gestione degli utili) rappresentano delle politiche basate sulla discrezionalità dell’organo amministrativo, che in sede di redazione del bilancio deve valutare a quanto ammontano le operazioni ancora in corso al fine dell’esercizio.

Nel momento in parliamo di politiche di E.M. è matematicamente impossibile però, andare a delineare da subito qualcosa di ben definito.

Queste politiche rappresentano infatti un ventaglio di comportamenti tra di loro molto diversi, riconducibili generalmente alle strategie che vengono impiegate dai manager per andare ad alterare deliberatamente le grandezze delle poste del bilancio d’esercizio, con l’unico obiettivo di conseguire benefici specifici.

La nozione di politiche di E.M., sinteticamente appena esposta, può essere scomposta nelle sue componenti principali, delineando così le caratteristiche fondamentali di questo fenomeno anche conosciuto con il nome di “politiche di bilancio” o “manipolazioni di bilancio”.

Partiamo dalla considerazione fondamentale che i soggetti attivi delle politiche di E.M. sono i soggetti preposti alla redazione del bilancio d’esercizio, i quali possono agire su questo, con gradi di libertà più o meno ampi con il solo obiettivo di conseguire benefici economici a livello di realtà aziendale e anche seppur indirettamente personale.

In questo caso il concetto di alterazione richiama inevitabilmente alla mente una situazione modificata rispetto alla normale gestione dell’impresa, che viene ricondotta al bilancio d’esercizio in materia di rappresentazione neutrale del regolare andamento della gestione aziendale.

Nell’ambito delle politiche di E.M. qualsiasi intervento volto all’alterazione di valori del bilancio d’esercizio è sicuramente intenzionale e non di certo accidentale.

La nozione che viene proposta per andare a delineare queste politiche, è sicuramente più ampia di quella di solito utilizzata nella realtà, poiché va ben oltre la sua traduzione letterale, che considera invece solo la manipolazione del risultato economico dell’esercizio.

Ricordiamo, che nel sistema di bilancio, tutti i valori sono tra loro collegati e di conseguenza la manipolazione di un valore positivo o negativo di reddito corrisponde all’alterazione del valore assegnato alle corrispondenti attività e passività patrimoniali che si ripercuote sul capitale netto di funzionamento.

Le politiche di E.M. sono attuate da un lato per conseguire determinati benefici che caratterizzano le scelte del management, ma dall’altro invece, per la loro propensione a rimanere sostanzialmente sconosciute ai soggetti esterni alla realtà aziendale.

In grandi linee si evince sulla base di quanto esposto, che questo tipo di politiche sono uno strumento ad appannaggio dei manager per ottenere risultati desiderabili e diversamente non ottenibili, i quali a loro volta in ultima analisi, si reputano idonei a individuare il valore creato per la società o per gli amministratori della stessa.

Inoltre queste, anche se nella loro totalità sono volte a palesare i loro effetti sul bilancio d’esercizio, possono realizzarsi in differenti momenti della vita aziendale configurandosi in maniera differente.

Alla base di questa configurazione è possibile andare a distinguere le politiche di E.M. in dirette e indirette.

Politiche di earnings management dirette e indirette

Come già detto in precedenza, le politiche di E.M. si basano sulla discrezionalità dei manager all’interno della gestione dell’impresa; quest’ultimi infatti sono in grado di riuscire a modificare in tempi più o meno rapidi la struttura di una o più operazioni per giungere a specifici obiettivi, in primis di natura reddituale.

La causa che muove gli amministratori ad utilizzare politiche di E.M. dirette, risiede nella volontà di pervenire ad una rappresentazione di una determinata realtà aziendale.

Di contro le politiche di E.M. indirette, si basano sulla discrezionalità tecnica di cui il management dispone in sede di relazione del bilancio di esercizio mediante le quali riuscirà ad alterare la rappresentazione della realtà aziendale sottostante; queste potranno risultare diverse a seconda delle scelte formulate dagli amministratori con riferimento alla classificazione di uno o più valori e alla valutazione di una o più poste di bilancio.

Alla base della difformità vi è la volontà di pervenire a tali obiettivi di rappresentazione della situazione economico-finanziaria dell’azienda la maggior parte delle volte sacrificando anche l’efficacia della funzione conoscitiva del bilancio d’esercizio. In linea di massima è possibile andare a sintetizzare le due politiche di E.M. appena descritte in questo modo:

  • – politiche di real earnings management (dirette), si basano sulla discrezionalità gestionale e hanno per oggetto la distribuzione temporale di alcuni costi o ricavi che incidono direttamente sulla reale situazione economico-finanziaria dell’impresa;
  • – politiche di disclosure earnings management (indirette), si basano sulla discrezionalità tecnica in sede di redazione di bilancio e hanno per oggetto i valori di bilancio che incidono solo sulla rappresentazione della situazione economico-finanziaria che viene resa pubblica da parte dell’impresa.

Le manipolazioni che si basano sulla discrezionalità valutativa sono note come accruals earnings management, vale a dire politiche basate sugli accruals, componenti di reddito relativi a processi in corso, i quali a fronte di questa caratteristica vengono spesso definite come trasferimenti nel tempo di componenti positivi e negativi di reddito, e dunque di utili e di perdite, in modo strumentale alla rappresentazione di una situazione economico-finanziaria desiderabile.

Queste politiche permettono di generare dei trasferimenti di utili nel tempo poiché consentono di rimandarli agli esercizi futuri.

Nello specifico, una volta che gli amministratori identificato il livello di reddito che vogliono raggiungere, nel caso in cui questo alla fine del periodo risultasse superiore a quello che era stato preventivato in precedenza, questi si muoveranno in maniera tale da ridurre il reddito corrente mediante l’anticipazione dei costi o il posticipo dei ricavi, mentre, di contro, nel caso in cui il reddito prodotto è minore dell’obiettivo che i manager si sono prefissati i redditi verranno potenziati i redditi mediante il differimento dei ricavi.

Le anticipazioni e i differimenti a livello temporale suddetti hanno ad oggetto valori stimati e congetturati. Nel caso di valori stimati si farà riferimento alle c.d. politiche di “conservative accounting”, mentre, nel caso di valori congetturati il riferimento sarà alle c.d. politiche di “aggressive accounting”.

Ecco che le azioni volte all’alterazione dei redditi correnti, provocano in maniera inevitabile conseguenze sui redditi futuri, in quanto generano degli effetti di segno contrario sugli utili degli esercizi, mediante il c.d. “accruals reverse”.

Si può quindi affermare che mediante le politiche di accruals earnings management si da spazio ad una logica inversa, secondo la quale la chiusura del bilancio d’esercizio vede: la definizione di un obiettivo da raggiungere e la seguente determinazione dei valori, che consentono di raggiungerlo, aggirando i criteri di valutazione delle poste di bilancio in funzione di analisi prospettiche.

Delineati, seppur in maniera sommaria i presupposti che permettono agli amministratori di agire sui valori di bilancio con l’obiettivo di rappresentare la realtà aziendale in modo funzionale al raggiungimento di alcuni obiettivi reddituali, patrimoniali e finanziari, immediati o prospettici, si vanno a descrivere le fattispecie più comuni di accruals ernings management, in funzione degli obiettivi perseguiti e delle modalità per mezzo delle quali possono essere implementate.

A tal fine è doveroso ricordare, che dato il loro carattere di strumentalità, le politiche di bilancio non possono essere proprie e di conseguenza ogni riferimento agli obiettivi delle politiche di bilancio è da intendersi come un riflesso delle finalità che la direzione aziendale intende conseguire.

Sostanzialmente le forme di accruals earnings management sono quattro, le quali si differenziano in funzione degli scopi che la direzione aziendale intende conseguire. Inoltre dalle politiche, discendono due tipi di obiettivi: un obiettivo immediato o diretto: il risultato di bilancio che si mira a conseguire rappresenta il focus aziendale; un obiettivo mediato o indiretto: che consiste nella finalità ultima, secondo la quale, il management è spesso individuabile in uno scopo di natura privata come ad esempio, incentivi alla direzione aziendale per il perseguimento e l’attuazione di tali politiche.

Sulla base dei due obiettivi individuati è possibile confermare che le politiche di accruals earnings management agiscono sul risultato netto dell’esercizio, incrementandone o riducendone il valore.

Una classificazione più attenta di queste politiche permette di specificare che esistono una molteplicità di obiettivi sostanzialmente accomunati da due dimensioni:

I) il punto di arrivo, o target, ossia la misura del risultato d’esercizio desiderato;

II) il punto di partenza, ossia la misura del risultato dell’esercizio che risulterebbe dalla valutazione neutrale dei componenti soggettivi di reddito.

Il valore obiettivo delle politiche attuate sarà determinato in funzione di una combinazione società-periodo in relazione alle circostanze aziendali e alle intenzioni del management, anche se in letteratura, nel corso degli anni sono state individuate una serie di soglie più attraenti in condizioni di normale funzionamento aziendale.

Le soglie sono rappresentate dai seguenti valori:

  • – lo zero, la linea di demarcazione tra risultati positivi e negativi.
  • – il reddito netto conseguito nel periodo precedente, dove, l’ipotesi di base considera il fatto che le imprese non vogliano riportare le perdite e qualora il risultato non è troppo distante dallo zero, attuino politiche contabili per renderlo positivo, nella convinzione che la reazione di mercato sarà sproporzionalmente più negativa laddove, anziché un risultato positivo, l’impresa riporti un reddito seppur di poco negativo.
  • – Il risultato previsto dall’analisi finanziaria, che sottolinea come il rischio di una reazione penalizzante da parte del mercato di fronte al mancato raggiungimento delle previsioni degli analisti è particolarmente elevato per le cosidette high-growth companies, ossia per le imprese che vivono processi di forte crescita.

La letteratura concorda nel ritenere che, preso atto del valore di partenza e definito il valore soglia, gli amministratori agiscono per il raggiungimento di questo, anche se, nella maggior parte dei casi si palesano situazioni per le quali è impossibile raggiungerlo con l’ausilio di politiche di bilancio lecite, oppure agiscono nell’ottica di distanziarsi il più possibile da questo valore per distaccarsi dalla realtà.

Nell’ottica di quanto esposto verranno ora considerate le diverse forme di accruals earnings management che si distinguono in base agli scopi che la direzione aziendale si pone di perseguire.

Queste sono le politiche di Income Smoothing, Income Maximization, Income Minimization e Big Bath.

Politiche di Income Smoothing

Le politiche di Income Smoothing, anche conosciute come politiche di perequazione dei redditi, sono definite come le politiche di earnings management per antonomasia.

Queste politiche, identificano i comportamenti finalizzati a mantenere nel corso del tempo, un costante e prevedibile tasso di crescita del risultato economico.

Il valore target pertanto, nell’ottica di queste politiche, è rappresentato dal risultato conseguito nell’esercizio precedente, valore che deve migliorare da un esercizio all’altro o nella peggiore delle ipotesi, essere riconfermato.

Per sua natura però, il reddito di esercizio, non presenta caratteri di regolarità e di conseguenza è alquanto improbabile che la perequazione dei redditi possa manifestarsi con regolarità.

L’obiettivo invece potrebbe essere perseguito mediante l’adozione d’interventi volti a ridurre o ad accrescere il reddito netto dell’esercizio a seconda delle circostanze.

Se il valore di partenza è inferiore rispetto al valore target, la direzione aziendale cercherà d’imputare in bilancio al momento della chiusura, alcuni componenti positivi o a rinviare al futuro esercizio dei componenti negativi.

In relazione alle modalità d’attuazione, le politiche di perequazione dei redditi possono essere perseguite attraverso opportune valutazioni delle rimanenze di magazzino, capitalizzazione dei costi sostenuti per la realizzazione di costruzioni in economia, modifiche dei piani di ammortamento, riduzione del valore delle attività esposte in bilancio, stime degli accantonamenti ai fondi per rischi ed oneri futuri.

L’utilità del procedere in questo modo, risiede in due ragioni:

  • la direzione aziendale, gode dell’andamento di utili costanti in presenza di remunerazione variabile;
  • il mercato tende a premiare le società che presentano situazioni di crescita anche quantitativamente contenute, purché durature nel tempo.

Inoltre, tali società, a parità di altre condizioni presentano un minor livello di rischiosità che permette loro di aggiudicarsi uno stock price più elevato.

Politiche di Income Maximization

Le politiche di Income Maximization, sono volte alla massimizzazione del risultato economico dell’esercizio.

Vengono poste in essere in virtù della necessità, espressa dalle imprese, di non violare le clausole contenute nei contratti di debt covenant, oppure più semplicemente per la convenienza del management a gonfiare l’utile netto per ottenere una maggiore remunerazione variabile.

L’obiettivo di queste politiche può essere conseguito mediante la rilevazione del maggior numero di pericoli, o alternativamente, sospendendo e rinviando al futuro quanti più costi possibili.

Sta di fatto che queste politiche danno origine ad una considerevole effetto: l’annacquamento progressivo del capitale netto, in quanto questo tipo di manipolazioni porta ad un incremento fittizio del patrimonio a scapito degli stakeholder.

Politiche di Income Minimization

Le politiche di Income Minimization, si pongono in prima battuta un obiettivo da raggiugere, in relazione alle molteplici vicissitudini aziendali.
Una volta delineato l’obiettivo tendono a ridurre l’attuale reddito netto dell’azienda per raggiungerlo. Queste possono essere praticate in diversi casi.

In primo luogo, nel caso in cui l’azienda presenti risultati ottimistici, in quanto gli stakeholder esterni potrebbero aspettarsi troppo in un secondo momento dall’azienda, che invece potrebbe non riuscire a soddisfare tali aspettative. In una situazione del genere, all’impresa giova diminuire gli utili ad un livello più basso ma considerato comunque soddisfacente.

La diminuzione è possibile mediante le c.d. “cookie jar reserve”. Le “cookie jar reserve” sono delle riserve invisibili di utili da utilizzare nel caso di future performance meno profittevoli.

Le politiche di Income Minimization sono utilizzate anche a fronte della concessione di stock option e per il riacquisto di azioni proprie da parte dell’azienda o dei vertici aziendali, per far diminuire il prezzo delle azioni. Infine, possono essere utilizzate per ridurre gli oneri fiscali.

Politiche di Big Bath

Il termine Big Bath in contabilità, fa riferimento a una strategia del management di manipolare il conto economico di un’azienda per rendere i risultati negativi attuali ancora peggiori, con l’obiettivo di migliorare i risultati futuri.

La maggior parte delle volte questo tipo di politica di accruals earnings management viene implementata alla fine di un esercizio chiuso in perdita, in modo tale che un’azienda possa migliorare i guadagni dell’esercizio futuro anche in modo artificiale.

Queste politiche sono chiamate in questo modo, per il semplice motivo che è come cancellare (ripulire attraverso un grande bagno) una lavagna da un risultato negativo.

Nelle aziende i nuovi amministratori utilizzano queste politiche per incolpare i vecchi amministratori delle scarse perfomance dell’impresa e prendersi il merito del miglioramento futuro.

Delineato l’oggetto delle politiche di E.M. e le diverse forme di accruals earnings management, in conclusione facciamo presente, che in letteratura sono molteplici gli studi in materia di earnigns management, che si sono mossi a verificare l’esistenza di queste politiche, che sottolineano come la maggior parte delle volte, è difficile individuare le alterazioni presenti nelle voci di bilancio.

Si deduce inoltre, che le politiche di E.M. sfruttano la discrezionalità tecnica dei manager, con l’obiettivo di manipolare i valori che derivano da operazioni ancora in corso alla fine dell’esercizio e che la stima dei valori comporta delle valutazioni soggettive che non sempre sono idonee a rappresentare in maniera veritiera e corretta gli accadimenti aziendali.

Di conseguenza risulta difficile per uno stakeholder esterno individuare le valutazioni discrezionali funzionali a una rappresentazione fedele delle performance e quelle invece manipolate con dolo per raggiungere determinati obiettivi.

21/04/2020 | Categorie: Consulenza Finanziaria , Consulenza Patrimoniale , Mondo consulenti Firma: Elia Palombi