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I fondi di fondi tornano di moda

La direttiva comunitaria sugli intermediari e i mercati finanziari, la cosidetta Mifid, miete le prime vittime : le gestioni patrimoniali in fondi (Gpf),  prodotti che fino a qualche anno fa erano di moda sia tra gli investitori con una certa consistenza patrimoniale e anche tra i risparmiatori con minor disponibilità rispetto ai primi.  Ma entrambi gli investitori avevano un comune denominatore, pensavano  di avere uno strumento altamente personalizzato che poteva contribuire a migliori performance.

Le Gpf hanno incontrato un vero e proprio boom nel periodo tra 2002 e il 2006, raddopiando quasi il loro patrimonio da 70 miliardi di euro a 114 miliardi, portandosi a gennaio 2008 con un patrimnio gestito di 84 miliardi di euro.

Le gestioni patrimoniali in fondi sono state concepite  con l’obiettivo di impiegare in maniera dinamica e personalizzata i  capitali degli investitori di alto profilo

Ma da qualche tempo l’andamento positivo in termini di raccolta ha incontrato le prime avvisaglie di un sistema obsoleto e impossibilitato ad offrire alla clientela servizi personalizzati e di qualità.  Le gestioni patrimoniali in fondi prevedevano il regime delle doppie commissioni, ossia commissioni di gestioni incassate dalle Sgr e poi retrocesse alle reti distributive.

 

Infatti il meccanismo di duplicazione delle commissioni richieste al sottoscrittore ossia  quelle che vanno al gestore del prodotto e quelle che invece vanno a remunerare i singoli fondi target in cui la gpf investe hanno determinato più volte l’intervento della Consob ma l’introduzione della Mifid ha portato ad un giusto equilibrio a favore degli investitori.

Ma la poca efficienza  “attiva” di tali prodotti rispetto ad altri strumenti del risparmio gestito , gli alti oneri commissionali , la poca trasparenza ( in molti casi il gestore indirizzava i flussi verso i fondi gestiti dalla stessa Sgr) e gli esigui risultati tangibili ottenuti,  hanno determinato una flessione nel loro modello di business.

Il colpo finale è poi stato inflitto dalla Mifid, che di fatto,  vieta le retrocessioni  delle commissioni. Ad ogni azione corrisponde una contro-mossa, le Sgr,  intravedendo minori margini provenienti dale Gpf, li  stanno smobilizzando verso altre alternative come, per esempio, i fondi di fondi, simili alle gestioni patrimoniali, più trasparenti ,con soglie più accesibili e sicuramente minori costi. Ma le Gpf che fine faranno? È presto per dirlo ma la loro rottamazione, comporterà da parte degli intermediari, un riesame dei loro modelli di business legati a tali prodotti.

Alcuni operatori sostengono che le Gpf  diventeranno strumenti per clienti “ristretti”, con soglie di ingresso elevate. Solo così, osservano gli adetti al lavoro, si può offrire al cliente, un prodotto altamente personalizzato, attivo e reddittizio per il cliente. I fondi di fondi comunque sono cun prodotto  giovane: ad oggi hanno infatti raggiunto i sette miliardi di euro di patrimonio in gestione.

 

Il patrimonio nel 2007 delle Gpf suddiviso per società

Valori in milioni di euro – fonte : Assogestioni

Gruppo intesa San Paolo  : 36.710

Unicredit  : 24.740

Generali : 2.460

UBI banca : 4.960

Mps : 3.290

Allianz  : 72,0

Banco Popolare : 3.880

Credit Agricole AM : 1.570

BNP Paribas : 3.040

Mediolanum : 208

BPM : 1.320

Credem : 3.270

Azimut : 233

Deutsche Bank :599

AAA Bank : 204

Kairos : 399

Banca Sella : 270

Leonardo : 241

Ersel : 1.690

Carige : 712

Finnat : 60

Popolare Vicenza : 767

Intermobiliare : 184

Credito Valtellinese : 1.080

Vegagest : 527

BPER : 1.240

Fonsai : 149

Meliorbanca : 11,5

Consultinvest : 17,9

16/03/2008 | Categorie: Finanza personale Firma: Redazione