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Greenwashing, il rischio
è sempre dietro l’angolo

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Un fenomeno da conoscere per evitare di incorrere in realtà che operano al di fuori della sostenibilità

Il pericolo costante per un trend in voga

La sostenibilità è un trend molto in voga sia a livello aziendale, sia a livello finanziario. Come capita in tutti i campi, quando un fenomeno assume anche a livello mediatico sempre maggiore rilevanza si possono venire a creare dei comportamenti opportunistici o scorretti. Direttamente legato alla sostenibilità è il fenomeno del greenwashing, termine utilizzato per spiegare come imprese, organizzazioni o istituzioni politiche usino strategie finalizzate a costruire una propria immagine ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale (se invece è toccato il profilo sociale si parlerà di socialwashing).

I campanelli d’allarme del greenwashing

La mancanza di trasparenza in termini di obiettivi e risultati deve essere il primo campanello d’allarme nella valutazione della sostenibilità di un’impresa. Società che investono e che fanno della sostenibilità non solo un obiettivo da raggiungere, ma anche una vera e propria strategia aziendale, hanno infatti tutto l’interesse a comunicarlo al mercato e a rendere disponibili il maggior numero possibile di informazioni. Inoltre, l’effettiva sostenibilità di un’azienda si riconosce anche dal fatto che gli effetti positivi su ambiente, aspetti sociali, clima… delle proprie scelte sono un risultato volontario e cercato e non un effetto collaterale, seppur positivo, ma casuale delle loro scelte.

Attenzione anche agli investimenti finanziari

Questo può essere d’aiuto al consulente nella sua attività di ricerca e selezione di titoli su cui puntare. Ma il fenomeno del green/socialwashing può manifestarsi anche a livello finanziario. Un gestore può offrire soluzioni d’investimento che in realtà non lo sono, in tutto o in parte. In questo caso campanelli d’allarme sono, prima di tutto, se il gestore non comunica chiaramente come investe, su quali società punta e come quest’ultime rispettano gli obiettivi in termini di sostenibilità. Inoltre, un fondo realmente sostenibile comunica l’impatto sociale e ambientale positivo delle società su cui investe.

La differenza tra Esg medio e reale sostenibilità

Per quanto riguarda i prodotti su cui investire, vi è poi da fare attenzione ad un altro aspetto: il rapporto tra il rispetto dei criteri ESG all’interno di un portafoglio di investimento. Per esempio, un fondo potrebbe investire in società che ottengono un elevato rating in termini di sostenibilità ambientale (E), in altre società che ottengono un rating elevato per l’impatto sociale (S) e in altre con un rating elevato per la governance (G). Visto così, questo è un portafoglio ESG compliant. Non è detto però che lo sia. Potrebbe infatti avvenire che le società che hanno un rating ambientale elevato ne hanno contemporaneamente uno basso in termini di governacene e impatto sociale (e viceversa). In media, quindi, il portafoglio può ottenere un buon punteggio ESG, ma in realtà si potrebbe investire in società che hanno anche bassi punteggi ambientali, sociali e di governance: di fatto l’investimento non sarebbe sostenibile.

09/03/2021 | Categorie: Economia e Dintorni Firma: Alberto Cascione