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Europa, sul clima obiettivi al ribasso

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Questo inizio d’estate ha rappresentato per il continente un periodo intenso in termini di agenda climatica e ambientale

Il 18 e 19 giugno Germania e Polonia hanno ospitato congiuntamente il summit Petersberg Climate Dialogue volto ad anticipare la prossima conferenza COP 24 che si terrà in Polonia a dicembre. Il tema principale sarà l’attuazione pratica dell’accordo di Parigi. A questo incontro è seguita la seconda riunione a livello ministeriale sui cambiamenti climatici tra l’Unione europea, la Cina e il Canada, il cui obiettivo era quello di riunire i ministri e gli alti rappresentanti delle principali economie mondiali per discutere, con un numero limitato di partecipanti, le condizioni dei negoziati volti all’attuazione dell’accordo di Parigi. In particolare, uno dei temi all’ordine del giorno era la revisione verso l’alto degli obiettivi dell’UE. Inoltre, i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea si sono riuniti il 25 giugno per discutere una possibile revisione al rialzo del proposito di riduzione delle emissioni di gas serra dal 40% al 45%.

Ben lontani dagli obiettivi quantitativi fissati

Data l’urgenza, aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra potrebbe sembrare una strategia necessaria e ambiziosa, ma oggi potrebbe non risultare molto credibile alla luce dei deludenti risultati complessivi raggiunti finora. In particolare, nella sua ultima indagine, l’associazione Climate Action Network (CAN) Europe ha classificato i paesi dell’UE in base alle loro ambizioni e ai progressi compiuti nella lotta contro i cambiamenti climatici. I risultati parlano da soli.

Fonte: Off target, Ranking of EU countries’ ambition and progress in fighting climate change, CAN Europe.

Secondo CAN, non vi è alcun paese che meriti di occupare la prima posizione nella classifica in termini di obiettivi sul cambiamento climatico e di progressi compiuti per rispettarli, e questo vale in particolare per la riduzione delle emissioni di carbonio. La Svezia, quindi, occupa la seconda posizione della classifica.

Revisione al ribasso degli obiettivi

La Francia occupa la quarta posizione e la Germania l’ottava nella classifica di Climate Action Network Europe. Eppure, questi due paesi mostrano quanto sia difficile per i leader politici optare per scelte strategiche che consentano una vera transizione energetica.

La Germania vuole dare l’esempio in materia di energia nucleare e dovrebbe abbandonare completamente questa fonte entro il 2020, ma ciò comporterà nuove miniere di lignite e nuove centrali elettriche a carbone. La Francia, d’altro canto, eliminerà gradualmente le centrali a carbone entro il 2023, ma continua a rinviare l’abbandono del nucleare. I due ministri dell’Ambiente hanno ora ridimensionato le loro ambizioni per riflettere obiettivi realistici. La Germania ha ridotto le previsioni di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020 dal 40% al 32% rispetto ai livelli del 1990. L’abbandono del carbone è attualmente allo studio e una relazione a lungo attesa in materia dovrebbe essere presentata entro la fine dell’anno. La Francia sta posticipando la riduzione del 50% della dipendenza dall’energia nucleare al 2030-2035 invece che al 2025. Gli obiettivi si ridimensionando, ma la transizione energetica resta necessaria.

13/07/2018 | Categorie: Economia e Dintorni , EconoPolitik Firma: Redazione