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Esg, non solo etica: rendimenti tripli sulle banche tradizionali

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La finanza sostenibile presenta un report in cui mostra i risultati e chiede regole ad hoc

“Le banche etiche e sostenibili hanno reso oltre il triplo rispetto alle tradizionali, con una redditività media annua del 3,98% contro l’1,23%“. Il dato è nel rapporto che gli istituti di credito etici porteranno all’Ue per rivendicare l’importanza del loro ruolo, sia a livello sociale sia ambientale, e chiedere regole ad hoc. Così cresce la fame di investimenti puliti, anche in Italia.

Il documento a Bruxelles

In particolare il 6 febbraio 2019 sarà una data storica per il comparto. A Bruxelles verrà presentato un documento sulla finanza sostenibile che confronta le performance delle 23 banche etiche presenti in Europa e aderenti alla Global Alliance con quelle di 15 banche sistemiche dell’Eba. Un report, firmato dalla Fondazione culturale del gruppo Banca Etica e messo a disposizione del Parlamento Ue. A partire dal quale si chiede alla Commissione uno scatto normativo per riconoscere la differenza strutturale di questi istituti. La madre di tutte le richieste è una definizione universale per gli “investimenti responsabili”, che non si limiti ai criteri ambientali – come sembra volersi orientare l’Ue – ma guardi anche agli aspetti sociali.

I risultati ottenuti

I numeri sciorinati, a sostegno dell’unicità delle banche etiche, partono dall’analisi dei rendimenti offerti in termini di return on equity. “Negli ultimi dieci anni”, dice il rapporto guardando al periodo 2007-2017, “le banche etiche e sostenibili hanno reso oltre il triplo rispetto alle banche tradizionali, con una redditività media annua del 3,98% contro l’1,23%”. La Fondazione usa la metafora podistica per spiegare cos’è accaduto. “Le banche sistemiche hanno vinto i 100 metri”, avendo goduto degli effetti della speculazione finanziaria sulla moltiplicazione dei loro profitti fino al 2006/2007, “ma le banche etiche continuano a vincere la maratona”.

Non è questa l’unica stelletta che le banche etiche si appuntano al petto. Sostenibilità della crescita ed erogazioni all’economia reale sono gli altri due aspetti indagati. Sul primo punto, il rapporto nota come gli attivi di questa famiglia di istituti siano cresciuti intorno al 10% annuo nel periodo analizzato, mentre la crisi ha portato a un contraccolpo medio annuo del -1% sugli operatori sistemici. Il documento vuole mostrare il solco esistente anche per quanto riguarda la composizione del business, che è “tradizionale” nel caso delle banche etiche (raccogliere depositi e prestare a famiglie e imprese), mentre vive molto di investimenti in titoli e servizi finanziari nell’altro emisfero del credito.

La centralità dei prestiti

Infatti, nel 2017 l’erogazione di prestiti pesava per il 77% delle attività delle banche sostenibili, contro il 40,52% delle altre. “Il rapporto mette in evidenza due modelli bancari molto diversi, mostrando che le banche etiche e sostenibili si comportino meglio sia dal punto di vista sociale e ambientale, sia dal punto di vista economico”, dice il presidente della Fondazione Finanza Etica, Andrea Baranes. “L’indicatore individuato mette in relazione i volumi di prestiti erogati a famiglie e imprese (la così detta economia reale) con i volumi di risparmio raccolto: ebbene questo indicatore è quasi il doppio per le banche etiche rispetto alle “too big to fail”, e sul lungo periodo anche la redditività appare migliore”, aggiunge.

Nel documento poi si analizzano altri fenomeni che rispondono alla crescente fame di sostenibilità da parte degli investitori. Ne sono un esempio i fondi socialmente responsabili, che investono in azioni e obbligazioni di imprese quotate in borsa o in titoli di Stato, selezionandole in base una serie di criteri ambientali e sociali. In Europa, dal 2015 al 2017, i patrimoni investiti in fondi etici “best in class” (quelli che adottano i criteri più rigorosi) sono saliti in media del 9% all’anno, sfiorando i 600 miliardi di euro.

Addio a fossile, armi e vizi

Se cresce anche l’azionariato attivo, un aspetto degli investimenti responsabili che sta diventando sempre più centrale riguarda l’uscita dagli investimenti nel settore fossile, responsabile del gas serra che accelera i cambiamenti climatici. “Ormai sono oltre 1.000 a livello globale le banche, le fondazioni, gli ordini religiosi, le università, i comuni, le assicurazioni e i fondi pensione che si sono liberati, con varie modalità, dagli investimenti nel fossile, per un totale di quasi 7.200 miliardi di dollari”.

L’Italia non sfugge a questo trend d’innamoramento per gli investimenti sostenibili. Nel documento si cita ad esempio la crescita dei veicoli che escludono titoli controversi di emittenti attivi nei settori armi, tabacco e gioco d’azzardo. Erano a 1.500 miliardi di euro investiti a fine 2017: il triplo rispetto a due anni prima. Anche il Bel Paese immagina e desidera una società più pulita.

05/02/2019 | Categorie: Economia e Dintorni , Investimenti Firma: Luca Losito