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Emergenti, alla ricerca di investimenti remunerativi

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I mercati emergenti stanno tornando a raccogliere il favore degli investitori, in fuga dai mercati finanziari maturi. Ecco le opportunità sui mercati

A differenza di molti investitori privati che ancora devono capire le opportunità offerte dai mercati emergenti, gli investitori professionali si rivolgono sempre più spesso a questi mercati potenzialmente in grado di generare livelli di rendimento non più possibili nelle economie sviluppate, in particolare negli Stati Uniti e in parti dell’Europa.

Le obbligazioni emergenti in particolare hanno acquistato slancio negli ultimi mesi: nel 2016 il JP Morgan EMBI Global Core Index, un indice di riferimento di titoli di Stato emergenti denominati in dollari Usa, ha conseguito un rendimento totale del 10,2%. La prospettiva di rendimenti superiori su alcune obbligazioni emergenti, rispetto a quelle tradizionali meno remunerative, ha alimentato la domanda degli investitori e attirato potenziali emittenti sul mercato; nel 2016 si registra il ritorno sul mercato obbligazionario di diversi mercati emergenti, come il Brasile e la Turchia, a proporre nuove emissioni.

“Negli ultimi mesi siamo piuttosto positivi sui mercati emergenti come classe di attivi”, afferma Chris Iggo, chief investment officer per il reddito fisso globale di Axa Investment Managers, che poi aggiunge: “Da un punto di vista tattico, questo dipende da una serie di elementi: il ciclo macroeconomico, valutazioni attraenti e le opportunità di diversificazione”.

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Ciclo macroeconomico

Per il 2017 Axa IM prevede un rafforzamento nella crescita del Pil dei mercati emergenti, sostenuto dalla ripresa continua di alcuni dei maggiori paesi colpiti dalla recessione negli ultimi anni. Fa seguito a una difficile fase economica per i Paesi emergenti, dopo che la Federal Reserve statunitense annunciò nel maggio 2013 il graduale ridimensionamento del programma di stimoli monetari con il quale aveva immesso sui mercati finanziari 70 miliardi di dollari attraverso l’acquisto di obbligazioni e MBS.

Gli attivi più rischiosi, in particolare i mercati emergenti, avevano risentito maggiormente delle notizie negative. “La fibrillazione causata dal tapering ha creato volatilità nei mercati emergenti, spingendo al rialzo i rendimenti obbligazionari e alimentando deflussi dei capitali –  aggiunge Iggo – Il crollo dei prezzi delle materie prime nel 2014/15 ha amplificato la flessione, ma lo scorso anno è iniziato un recupero trainato dai Paesi produttori di commodity come Brasile, Russia, Argentina e Indonesia”.

 

Valutazioni

Storicamente, le condizioni del mercato creditizio sono un buon indicatore della situazione economica. Il loro deterioramento, evidenziato dall’ampliamento degli spread, si è in genere accompagnato a una frenata della crescita, mentre la riduzione degli spread tende a coincidere con una sua accelerazione. Ultimamente la contrazione degli spread ha offerto un valido contributo alla performance del mercato obbligazionario emergente, benché le valutazioni rimangano interessanti. “Rendimenti e spread sono superiori a quelli raggiungibili nei mercati sviluppati, quindi ci consentono di creare portafogli con rendimenti potenziali molto maggiori”, prosegue Iggo.

 

Diversificazione

La diversificazione del rischio è una delle ragioni fondamentali per investire nei mercati obbligazionari globali, anche se i rendimenti rimangono modesti, soprattutto nelle economie occidentali. I mercati emergenti comprendono un numero elevato di paesi e settori, che emettono volumi ingenti di obbligazioni. Il mercato del debito ha un valore stimato di 1.700 miliardi di dollari – un quinto dell’intero mercato mondiale del reddito fisso denominato in dollari1. “È grande, è liquido ed è molto diversificato in termini di Paesi emittenti, settori e singole società”, commenta Iggo. “Esistono ampi margini per individuare crediti di qualità apprezzabile.”

Per esempio, il rendimento sul credito emergente investment grade si attesta attualmente al 4,24%, mentre il rendimento dell’investment grade Usa ed europeo segna rispettivamente il 3,18% e lo 0,88%2. La diversificazione offerta dai mercati obbligazionari li rende interessanti per le strategie di rendimento totale. Considerando un ampio universo di sottoclassi di attivi nel reddito fisso, i total return dall’inizio di quest’anno3 risultano compresi tra il -1,5% delle obbligazioni europee indicizzate all’inflazione e il 5,9% del debito emergente in valuta forte.

 

Rischi e rendimenti

Nonostante questo clima positivo, i mercati emergenti possono anche presentare tanti rischi. Molto dipende dal quadro macroeconomico e politico.

A maggio, dopo meno di un anno dall’incriminazione per corruzione dell’ex presidente Dilma Rousseff, il Brasile è stato travolto da un altro scandalo di corruzione, questa volta a carico dell’attuale presidente Michel Temer, in passato vicepresidente di Rousseff. “Corruzione e sospetti legami tra i governi e le grandi imprese affliggono molti Paesi emergenti e non vanno trascurati”, precisa Iggo.

Un altro rischio rilevante riguarda la volatilità dei prezzi delle materie prime. Ultimamente il prezzo del petrolio è tornato a registrare instabilità, arretrando fin sotto i 50 $ al barile. La debolezza delle quotazioni petrolifere mette sotto pressione i mercati emergenti che sono grandi produttori di greggio: Brasile, Sudafrica e Indonesia. “Normalmente ne consegue un indebolimento delle valute di questi Paesi nei confronti del dollaro Usa, a danno della politica economica interna”, afferma Iggo.

I rendimenti potenziali, tuttavia, sono competitivi in rapporto ai rischi. Per i mercati emergenti, contano dei buoni fondamentali macroeconomici, e interventi risoluti per consolidare le politiche macroeconomiche e ridurre le vulnerabilità aiutano ad attenuare le reazioni del mercato agli shock esterni. “Malgrado le gravi recessioni patite da alcune di queste economie, non abbiamo registrato un aumento importante delle insolvenze; se gli investitori avessero conservato le loro posizioni negli ultimi anni, avrebbero maturato nel tempo un rendimento apprezzabile – continua Iggo – I livelli di indebitamento sono notevolmente inferiori a quelli delle economie occidentali e il rapporto fra debito pubblico e Pil è molto più contenuto, il che aiuta la stabilità finanziaria”.

 

Meriti rispettivi

Valutare i meriti rispettivi dei diversi attivi e delle diverse regioni dei mercati emergenti è d’obbligo. Una robusta analisi delle prospettive macroeconomiche costituisce un fattore importante nelle scelte d’investimento.

“Cerchiamo paesi gestiti in modo efficiente e con minori rischi politici – dichiara Iggo – Probabilmente quindi eviteremo il Venezuela, ma potremmo investire in Colombia”. In Paraguay è ipotizzabile un investimento nei titoli di Stato, ma non nel debito corporate, alla luce del quadro politico stabile del paese e della scarsità di emittenti di qualità.

In Brasile, invece, è vero il contrario. “Il rischio sovrano è eccessivo a causa degli scandali politici, ma la corporate governance è valida e molte società trainate dalle esportazioni beneficiano della debolezza dei cambi”, conclude Iggo.

06/10/2017 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione